Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che comprende 45 Paesi, sposta d San Gallo in Svizzera a Via della Pigna nell’Urbe i locali dell’istituzione. Il cardinale segretario di Stato: la vicinanza dei vescovi europei al Papa e ai dicasteri della Santa Sede potrà dare un nuovo impulso pastorale e uno slancio ecumenico, in particolare nell’anno giubilare e durante il cammino sinodale
Michele Raviart – Città del Vaticano
Dopo oltre 50 anni il CCEE, Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che ha come fine la promozione e la custodia del bene della Chiesa ed è composto da 39 membri, tra cui 33 conferenze episcopali nazionali che rappresentano 45 Paesi del vecchio continente, ha spostato la sede del suo segretariato dalla Svizzera a Roma. I nuovi locali di Palazzo Maffei, a via della Pigna, sono stati inaugurati dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, che ha sottolineato sia gli aspetti tecnici di questa scelta, cioè la vicinanza al Papa e ai dicasteri della Santa Sede sia quelli simbolici “di ricordare che la comunione ecclesiale ha necessariamente una valenza universale e si realizza pienamente ‘Cum Petro e sub Petro”.
Una ragione storica
La decisione, presa dai presidenti delle conferenze episcopali nazionali lo scorso novembre a Malta e poi approvata dopo una consultazione con il Papa, la Segreteria di Stato e il Dicastero per i vescovi, prende atto, ha ricordato il presidente della CCEE, monsignor Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius, del mutamento delle condizioni storiche vigenti. Quando la CCEE è stata fondata, infatti, l’Europa era divisa in due tra est e ovest e i vescovi di tutto il continente cercavano un luogo neutrale per potersi riunire. Gli uffici del segretariato furono istituiti prima a Coira, nel 1971 e poi a San Gallo, nel 1997.
Un centro di riferimento per i vescovi europei
Questo trasferimento, ha spiegato ai media vaticani il cardinale Parolin, ”risponde prima di tutto a delle esigenze molto tecniche. Questa sede è più comoda e risponde meglio alle necessità, ma poi risponde anche a un significato più profondo e simbolico che è proprio quello di porre al centro dell’attività delle conferenze episcopali europee questa profonda unione con il Santo Padre e con la Sede di Pietro”. L’obiettivo è di fare di questo luogo “un centro di riferimento anche per i vescovi europei, che quando verranno a Roma potranno trovare sempre qui un’accoglienza per riunioni, incontri e contatti con gli uffici. E questo naturalmente aumenterà con il Giubileo”.
Evangelizzazione e testimonianza della carità
Nel suo discorso inaugurale il cardinale segretario di Stato ha ricordato che l’indole della CCEE – cioè “incrementare la collaborazione tra gli episcopati europei alla luce dell’esperienza vissuta dal Concilio Vaticano” – è chiamata oggi “ad assumere il volto della sinodalità, quello di una Chiesa che a partire dalla parola di verità del Vangelo va incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo. Illuminata e sostenuta dalla presenza stessa di Cristo”. In particolare attraverso un “impegno ad evangelizzare a cui non deve mai mancare la testimonianza della verità, specialmente nel nostro tempo che non sembra più comprendere l’oggettività trascendente del vero, riducendolo a mero consenso sociale e sentimento del momento”. Allo stesso modo non possono mancare comunione fraterna e testimonianza della carità “verso quanti soffrono, i deboli e gli emarginati”, vittime di una cultura dello scarto, dove “tutto è superfluo, anche quello che non lo è come lo stesso dono della vita umana, specialmente quella fragile e indifesa”.
Uno slancio ecumenico per la pace
L’impegno della CCEE, ha ribadito il porporato, va verso le grandi direttrici della comunione ecclesiale, dell’aiuto pastorale e dello slancio ecumenico per affrontare le grandi sfide di oggi: “Pensiamo al tema della secolarizzazione e dell’evangelizzazione che in Europa si presenta in maniera preoccupante. Ma poi anche per la pace. Riuscire a instillare uno spirito di pace in questa Europa che si ritrova così divisa”.