Parolin: il viaggio del Papa in Iraq per incoraggiare i cristiani

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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Lo sforzo della Chiesa “è quello di rendersi capace oggi di annunciare il Vangelo alla gente del nostro tempo”. “La Chiesa in uscita è una Chiesa capace veramente di portare l’acqua fresca del Vangelo agli uomini di oggi che hanno sete di questa acqua, anche se magari pensano di non averne bisogno”. È quanto ha affermato il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, durante l’intervista trasmessa ieri pomeriggio dal canale televisivo cattolico francese Kto.

Riforma della curia

Rispondendo ad una domanda sulla riforma della Curia, il porporato ha sottolineato che “sono stati fatti notevoli passi in avanti”. “Di fatto – ha spiegato – la riforma è stata già realizzata” soprattutto per quanto riguarda la parte economica. Il segretario di Stato ha ricordato che sono stati creati tre nuovi organismi: il Consiglio per l’Economia, la Segreteria per l’Economia, l’Ufficio del Revisore generale. C’è stata anche la grande riforma del settore della comunicazione con la costituzione del Dicastero per la Comunicazione. E poi ci sono stati alcuni accorpamenti: nel Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha ricordato, sono confluiti quattro precedenti Pontifici Consigli. Gran parte del lavoro è stato fatto, “adesso ci sono altri passi da fare”. Ma passi “minori rispetto a quello che già è stato compiuto”.

Al servizio del Vangelo

Riferendosi ancora alla riforma, il porporato ha affermato che si tratta ora di dare “una omogeneità” a tutti i passi fatti attraverso la nuova Costituzione apostolica il cui titolo provvisorio è “Predicate il Vangelo” e che dovrebbe essere pubblicata entro quest’anno. Il titolo della bozza provvisoria – ha detto il segretario di Stato – “già indica l’ottica nella quale si è lavorato per la riforma della Curia affidata ad un Consiglio di Cardinali”. Si inserisce nella linea di quello che il Papa dice nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium: tutto nella Chiesa deve essere rivisto e orientato verso l’annuncio del Vangelo. Quindi anche la Curia romana, “come struttura che aiuta il Papa nell’esercizio della sua missione di Successore di Pietro, deve avere questo orientamento”. Il cardinale Parolin ha anche sottolineato che “il Santo Padre ha voluto affrontare direttamente problemi che si sono manifestati proprio per rendere la Curia romana il più trasparente possibile”.

Viaggio del Papa in Iraq

Il segretario di Stato si è soffermato poi sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente e sul prossimo viaggio di Papa Francesco, previsto dal 5 all’8 marzo in Iraq. Nonostante le difficoltà che questo viaggio può comportare, il Papa vuole andare nel Paese del Golfo “soprattutto per incoraggiare i cristiani”. In diversi Stati della regione si è registrata “una emorragia di cristiani” a causa di conflitti, violenze. In queste terre “la comunità cristiana si è ridotta ai minimi termini”: il Papa sente proprio “il bisogno di andare e di dare coraggio a questi cristiani, di invitarli a continuare a dare la loro testimonianza nonostante le difficoltà”. Un altro tema del viaggio è poi legato al dialogo interreligioso. Quindi ha sottolineato che il viaggio del Papa in Iraq è anche l’occasione per incoraggiare le riforme politiche e la stabilità del Paese. 

Fratellanza umana

Un altro tema al centro dell’intervista ha riguardato il Documento sulla fratellanza umana, firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar il 4 febbraio del 2019 ad Abu Dhabi. È questo, ha detto, “un grande progresso nei rapporti tra cristiani e musulmani”. In questo documento “si condividono alcuni principi che sono fondamentali: il fatto che siamo tutti creature di Dio ci deve far sentire fratelli”. Ma si riconosce anche “il fatto che non si può giustificare nessuna violenza in nome di Dio”. E poi si ricorda “il contributo che le religioni possono portare alla costruzione di un mondo più giusto, più solidale”. Nel Documento sulla fratellanza umana “è messo nero su bianco che c’è questa volontà”. Da questo testo sono nate e stanno nascendo tante iniziative, soprattutto a livello educativo.

Illuminare le coscienze

La Chiesa – ha poi spiegato – non ha un ruolo politico. Su grandi temi che impegnano la comunità internazionale, come la questione migratoria e i cambiamenti climatici, il suo compito, ha detto, è quello di “illuminare le coscienze”. La missione della Chiesa “può entrare talvolta in collisione anche con il pensiero dominante”. La Santa Sede nel contesto internazionale, “cerca di far riflettere sulle conseguenze di certe scelte”. L’obiettivo è “di far capire all’interlocutore che la finalità della Chiesa è quella di salvare la dignità della persona”.

Accordo con la Cina

Rispondendo ad una domanda sull’Accordo provvisorio della Santa Sede con la Cina, il segretario di Stato ha detto che è stata scelta “la strada dei piccoli passi”. “Questo accordo – ha osservato – non poteva risolvere tutti i problemi che si trova ad affrontare la Chiesa in Cina, ma è solo un piccolo passo da cui partire per cercare di migliorare la situazione”. L’accordo non ha dunque la pretesa di essere “la parola conclusiva”. È “un piccolo seme che si mette sulla terra”. La speranza è che possa crescere e portare frutto: “Ci vuole tanta pazienza”.

Cultura della cura reciproca

L’invito che viene dalla Chiesa per affrontare e risolvere l’attuale situazione di pandemia è quello di porre attenzione ad “una cultura della cura reciproca”. Non si deve perdere la speranza, altrimenti tutti gli orizzonti si chiudono: “Siamo tutti sulla stessa barca e abbiamo un destino comune”. Oltre alla speranza, ha detto il cardinale Parolin, è importante percorrere la via della solidarietà: “Non chiudersi in sé stessi ma prenderci cura gli uni degli altri”. Dobbiamo avere fiducia sul fatto, ha ricordato infine il porporato, che il vaccino ci aiuterà ad uscire da questa crisi.