Antonella Palermo – Città del Vaticano
Presieduta dal Segretario di Stato Pietro Parolin, la cerimonia della quinta edizione del concorso internazionale “Economia e società” – che si è svolta nel pomeriggio di oggi al Palazzo della Cancelleria, a Roma – ha proclamato vincitrici le opere Recovering Common Goods, di Patrick Riordan (Dublin, Veritas 2017) e Ecología integral. La recepción católica del reto de la sostenibilidad. 1891 (Rerum Novarum) – 2015 (Laudato Sì), di Jaime Tatay (Madrid, Bibioteca de Autores Cristianos, BAC 2018). Si tratta di testi di due gesuiti, selezionati tra 30 opere da 13 Paesi di 4 continenti. Il Premio, corrispondente ad un importo complessivo di 20mila euro, viene promosso dalla Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice e viene conferito ogni due anni ad opere che si contraddistinguono per un contributo originale all’approfondimento e all’applicazione della Dottrina sociale della Chiesa.
Parolin: educare i giovani a scegliere, liberi dalla schiavitù del consumo
A suggello della cerimonia, il Cardinale Pietro Parolin consegna – soprattutto alle nuove generazioni, sottoposte sempre di più a compiere scelte continue – una lezione di Etica, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. “Nessun progresso tecnologico può servire come criterio di valore”, scandisce. Quando bisogna scegliere tra diversi mezzi per un determinato fine – spiega – la ragione assistita dalla tecnica è in grado di sbrogliare la situazione. Ma ci sono situazioni in cui bisogna scegliere tra fini diversi e in quei casi nessun mezzo tecnologico potrà fornire un criterio di valore sulla cui base scegliere. Ecco l’insidia messa in luce dal Segretario di Stato Vaticano: far credere che l’avanzamento delle conoscenze tecnico-scientifiche sia sufficiente a risolvere ogni problema di scelta. Da qui nasce il pericolo che tutto diventi indifferente. Parolin non si stupisce dunque che molti giovani si buttino in droghe o nell’alcol che “procurano un disinteresse su tutto ciò che concerne il mondo e su un discorso di valori, la ricerca di uno stordimento emotivo, di una pura distrazione, di un momentaneo sollievo”. E’ su questa dimensione – insiste – che si rivela importante il contributo dell’Insegnamento Sociale della Chiesa.
L’etica del bene comune è una dimora, prendersi cura dell’essere umano
Parolin si sofferma, poi, sul modello dell’homo oeconomicus’ entrato in tutte le sfere della nostra vita: la famiglia, la politica, la scuola, anche in ambiti non costitutivamente attrezzati a reggere questa mentalità. “La logica di mercato tende a ricomprendere ogni bisogno dell’essere umano all’interno di una unica forma di pensiero: quella delle relazioni di scambio tra equivalenti”, osserva. Ne deriva che il consumo incide sempre più sulle scelte di vita. “Quasi mai si pensa di educare i giovani a come rimanere liberi dalle insidie del denaro, quando il denaro da servo diventa padrone. Una logica, questa, che anziché portare i giovani a decidere, li porta a sbalordirsi”, spiega. Infine, Parolin afferma che “la Dottrina Sociale della Chiesa può costituire la via per favorire una convergenza tra i tanti approcci alla questione etica in ambito sia economico che socio-politico. In quanto è un ‘prendersi cura’, uno ‘stare con’, prima ancora che l’attivazione ed enunciazione di regole; è una dimora, una casa”. Ne precisa “il fine: l’ordine sociale, non solamente giusto ma anche fraterno”. “Per bene comune si intende allora quello che si realizza assieme al bene degli altri, non già contro, né a prescindere dall’interesse degli altri”. E così si oppone a ‘proprio’, come ‘pubblico’ si oppone a ‘privato’. La conclusione del discorso è incentrata sul ribadire l’importanza del principio di reciprocità: ti do liberamente qualcosa affinché tu mi possa dare secondo le tue possibilità. Non è la logica dello scambio: ti do qualcosa a condizione che tu mi dia in cambio qualcosa di equivalente. “L’accoglimento a livello politico di questo principio – conclude – è la garanzia di una convivenza armoniosa e capace di futuro”.
I premiati
Patrick Riordan SJ – che non ha potuto partecipare di persona alla cerimonia – insegna Filosofia politica all’Università di Oxford. In Recovering Common Goods, esplora come l’insegnamento sociale cattolico e il principio del bene comune possono essere applicati con successo nella sfera pubblica, sia in relazione all’istruzione, all’economia, alla democrazia che ai diritti civili. “Dai conflitti globali, alle politiche nazionali e alle controversie industriali, siamo bombardati da notizie sulle divisioni tra le persone – si legge nella sinossi del testo – le questioni che le separano e la violenza del loro linguaggio e delle loro azioni l’una verso l’altra. Tuttavia, lavorando insieme per sostenere il bene comune, aiutiamo sia noi stessi che il nostro prossimo a realizzare gli obiettivi e, a nostra volta, a prosperare sia come persone sia come comunità. Jaime Tatay Nieto è docente all’Universidad Pontificia Comillas, dove insegna Ecologia, Etica e Dottrina Sociale della Chiesa. Tiene il corso Cristianesimo ed Etica Sociale (laurea in Ingegneria) presso l’ICAI e il corso Ambiente e Sostenibilità presso la Facoltà di Scienze Umane e Sociali. L’autore analizza il processo di ricezione e formulazione dei problemi ambientali nella Chiesa cattolica, dalla Rerum novarum (1891) alla Laudato si’ (2015) e permette di comprendere la ricchezza della proposta cattolica di fronte all’attuale crisi ecologica.
Il bene comune non discrimina. La questione ecologica chiama al dialogo
Come ha precisato il Cardinale Reinhard Marx – Arcivescovo di Monaco e Frisinga, Presidente della Giuria – secondo Riordan “il bene, perché sia comune, non può escludere nessuno dal farne parte: un bene comune non ammette discriminazioni. Inoltre, per essere veramente un bene, non può escludere o denigrare sistematicamente nessuna dimensione autentica dell’umanità”. Riordan dedica il suo ultimo capitolo alla Comunità Europea e al fenomeno della Brexit. Di fronte alla crescita dei movimenti nazionalisti, la lettura di Riordan viene raccomandata per comprendere che valori e interessi possono essere perseguiti in parallelo dalle comunità, non si escludono. Riguardo all’altro autore premiato, Tatay, il presidente elogia il carattere enciclopedico della sua opera. Il libro di Tatay, con la sua panoramica storica, mette in luce in modo del tutto singolare la capacità del magistero sociale cattolico di dialogare con attori extraecclesiali. “Secondo Tatay – afferma Marx – integrare il problema ecologico nella Dottrina Sociale Cattolica non è solo un’estensione tematica, ma anche metodologica: implica il dialogo tra molti attori dentro e fuori la Chiesa”.
Tomasi: rompere gli schemi che proteggono i privilegi
Il Cardinale Silvano Maria Tomasi, Delegato Speciale del Sovrano Ordine di Malta è intervenuto con un ampio discorso di apertura osservando che, nella cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”, mentre le società di consulenza parlano di ‘capitalismo più inclusivo’, non si fa mai menzione della necessaria conversione morale. Tomasi indica nella “marginalizzazione dell’etica” e nella “privatizzazione della morale” fenomeni da non ripetersi; soprattutto mette in guardia sul rischio della “disumanizzazione dei modelli precedenti”. Considerando che la pandemia ha aumentato la disuguaglianza all’interno dei Paesi e sconvolto i bilanci di molte aree in via di sviluppo, non sarà sufficiente – dichiara Tomasi – attuare l’iniziativa del G20 e del Club di Parigi di sospendere i pagamenti bilaterali del debito per un numero selezionato di Paesi vulnerabili. Da qui l’auspicio per un’azione multilaterale molto più ambiziosa sulla ristrutturazione e la riduzione del debito, necessaria per generare la stabilità politica ed economica per uno sviluppo veramente integrale.
Inoltre, il porporato torna sul ‘virus’ dell’individualismo spinto che isola e distrugge la persona, e segnala l’Insegnamento Sociale Cattolico come “antidoto alla malattia del profitto senza coscienza”. Tomasi invita dunque a promuovere dignità, solidarietà, sussidiarietà, cura della famiglia e della creazione di Dio, bene comune e opzione preferenziale per i poveri. E, alla fine, ricorda la figura di San Giuseppe che con il suo coraggio ha saputo trasformare le proprie convinzioni. Guardare a questo modello, ricordandoci di tutelare i diritti dei lavoratori. “Abbiamo bisogno di una nuova etica del bene comune come base per le decisioni politiche”, ha detto il porporato sottolinendo la necessità di rompere gli schemi che proteggono il privilegio e il potere. E ha chiosato riferendosi all’economia attuale che “opera con un’idolatria che sembra cercare di annullare la Trinità”. Ha esortato pertanto ciascuno nella Fondazione ad essere il “segno della croce” nel mondo per modellare “un’economia di coscienza e compassione”.
Le borse di studio alle italiane Erminia Florio e Sofia Horsfall
In questa edizione del Premio, la Fondazione ha istituito e concesso per la prima volta due Borse per lo studio e l’applicazione di nuovi modelli di sviluppo socio-economico che, in linea con i principi della Dottrina Sociale della Chiesa, devono essere inclusivi, solidali e sostenibili. Tra le candidature provenienti da 5 Paesi, la Giuria ha selezionato il lavoro di due studiose italiane: Erminia Florio e Sofia Horsfall. Florio studia alla HED di Montréal, dove sta completando una ricerca dal titolo “The effect of information campaigns on student’s intention to migrate. Prove dal Senegal”. Fa parte della Cooperazione Sophia che, in collaborazione con la Fondazione Migrantes, lavora allo sviluppo di programmi di sensibilizzazione sul tema della migrazione. Dal 2020 la Cooperazione Sophia realizza un programma nelle scuole superiori senegalesi che informa gli studenti sui pericoli della migrazione irregolare e illustra le opportunità adeguate per migrare. Sofia Horsfall studia alla Sapienza di Roma. Il titolo del suo progetto è “Il ruolo delle istituzioni finanziarie nel promuovere l’integrazione ESG verso una valutazione olistica dell’impatto”. Approfondirà la connessione tra gli aspetti ambientali, sociali e aziendali nella vita economica.