Parolin: c’è sempre spazio per il negoziato

Vatican News

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

“Di fronte alla tragedia in corso in Ucraina non cessa l’impegno della Chiesa nel portare speranza alle molte persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case, come anche per i tentativi di incoraggiare il dialogo e di aprire vie di riconciliazione tra le parti in conflitto”, così il cardinale segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin intervenuto nel pomeriggio a Roma alla Conferenza degli ambasciatori dei Paesi membri dell’Unione Africana e dell’Unione Europea accreditati presso la Santa Sede.

Apertura e disponibilità al dialogo

Interpellato dall’agenzia Ansa a proposito della telefonata intercorsa ieri tra Papa Francesco e il presidente ucraino Zelensky, il cardinale Parolin ha aggiunto che una forte preoccupazione condivisa tra il Papa e il leader di Kiev è stata quella della sicurezza dei corridoi umanitari. Questo argomento è stato approfondito, ha precisato, escludendo che al momento ci siano novità rispetto all’offerta di mediazione portata avanti dalla Santa Sede.

Stop alle ostilità, spazio al negoziato

“Resta preziosa l’opera di apertura e disponibilità al dialogo alla quale siamo spesso chiamati da Papa Francesco”, ha aggiunto il porporato parlando del ruolo della Santa Sede in un momento in cui in Europa “venti di guerra, che speravamo di non vedere più, si sono di nuovo manifestati”. “Inizialmente sembrava dovesse trattarsi di un blitz, ora le cose cambiano. Quello che noi chiediamo continuamente è che si cessino i combattimenti, le ostilità, e che poi si vada a un tavolo: c’è sempre uno spazio per il negoziato”.

Atto di consacrazione è invocazione di pace

Sulla preghiera che dopodomani il Papa pronuncerà per consacrare e affidare l’umanità e specialmente la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, il cardinale Parolin ha precisato: “è una invocazione della pace alla Madonna, perché converta i cuori soprattutto, è un atto religioso, eminentemente religioso per cui ci si affida a Lei, Madre di misericordia e Regina della pace, perché venga in aiuto laddove tante volte le capacità umane o la volontà umana non arrivano. È un rito più nella tradizione cattolica, non credo in quella ortodossa, ma non dovrebbe creare alcun problema sul piano ecumenico. Ci sono anche molti precedenti, ci sono state anche consacrazioni nazionali o locali a Gesù, non solo alla Madonna. È chiedere l’aiuto della Madonna in una situazione così grave come quella che ci troviamo a vivere e che sembra non avere soluzione, almeno immediata”.

Vicinanza ai profughi di ogni parte del mondo

L’impegno per i profughi ucraini, ha sottolineato Parolin, è lo stesso profuso per assistere i migranti che arrivano dall’Africa. “Oggi le più scarse offerte che giungono dalle chiese che tradizionalmente sostengono i cosiddetti territori di missione creano molti problemi”, quindi si rende necessario trovare nuove forme di sostegno, ad esempio attraverso forme di collaborazione con lo Stato, senza dimenticare la ricerca di benefattori esterni. Alla Conferenza degli ambasciatori dei Paesi membri dell’Unione Africana e dell’Unione Europea accreditati presso la Santa Sede, presieduta dal segretario di Stato Vaticano, ha partecipato anche il segretario generale di Caritas Internationalis Aloysius John.

I lavori della Conferenza

Nel corso dei lavori Martin Pacal Tine, ambasciatore, presso la Santa Sede, del Senegal cui spetta la presidenza di turno dell’Unione Africana, ha suggerito una riflessione su una serie di programmi che includano il rilancio dell’economia nel contesto del post pandemia di covid e puntino al miglioramento dello stato generale della sanità attraverso il potenziamento dei sistemi alimentari, la promozione della donna, la promozione del dialogo e quella dell’istruzione dei minori. Da parte di alcuni diplomatici è stato criticato duramente invece il trattamento riservato ad alcuni migranti arrivati in Europa.