Sabato 29 luglio verrà presentato a Roma “Il mio testamento”, il volume con prefazione di Papa Francesco in cui il religioso gesuita commenta la Regola della comunità monastica di Deir Mar Musa, da lui fondata. L’evento si concluderà con la celebrazione della Messa presieduta dal segretario di Stato
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Nel giorno del decimo anniversario dal rapimento in Siria di padre Paolo Dall’Oglio, fondatore della Comunità monastica di Deir Mar Musa, si terrà un importante evento di presentazione del libro “Il mio testamento”. Il volume, con prefazione di Papa Francesco, pubblicato da ITL Libri con il marchio Centro Ambrosiano, racchiude le conferenze inedite tenute da padre Paolo nei mesi precedenti la sua espulsione dalla Siria ed è disponibile in tutte le librerie fisiche e digitali. L’evento si svolgerà sabato 29 luglio 2023 presso la Chiesa di Sant’Ignazio, a Roma.
L’evento
La presentazione del libro avrà inizio alle 17 e si concluderà con la Santa Messa delle 19 presieduta dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, presente per onorare la memoria del religioso e per rinnovare il suo impegno verso la pace e il dialogo. Durante la presentazione del volume interverranno numerosi relatori che hanno conosciuto personalmente padre Dall’Oglio. Tra loro padre Jihad Youssef, Superiore della Comunità monastica Deir Mar Musa; Adib al-Khoury, direttore casa editrice Comunità Deir Mar Musa; Elena Bolognesi, redattrice e traduttrice del testo e Giovanni Dall’Oglio, fratello di padre Paolo, che interverrà a nome della famiglia. La conduzione dell’evento è affidata a Luigi Maffezzoli, giornalista e curatore del volume.
Il Papa: Dall’Oglio non avrebbe rinunciato al dialogo
“Il mio testamento” rappresenta un’opera di grande importanza e significato, che svela una visione aperta a nuovi orizzonti di ecumenismo, fraternità tra uomini e donne e dialogo con l’Islam. Questi temi, cari al magistero del Papa, che firma la prefazione del volume, trovano una particolare risonanza nelle riflessioni di padre Dall’Oglio. Nella prefazione Francesco afferma come “non abbiamo parole per esprimere questo dolore e non siamo in grado di dare un nome e un perché all’odio dei suoi possibili persecutori. Sappiamo però ciò che lui non avrebbe desiderato: incolpare della sua misteriosa e drammatica scomparsa l’Islam in quanto tale; rinunciare a quel dialogo appassionato in cui lui ha sempre creduto con lo scopo di “riscattare l’Islam e i musulmani”, come afferma uno dei dettami della sua Regola. Su questo punto – sottolinea il Papa – padre Paolo era molto chiaro. Non ignorava i problemi, ascoltava i racconti di sofferenza dei fratelli arabi cristiani, dei copti, dei caldei, dei maroniti, degli assiri… Ma sentiva come vocazione specifica dell’agire suo e della sua comunità monastica la via della fraternità”.
Il rapimento nel 2013
Nato nel 1954, gesuita dal 1975, nel 1982 scopre le rovine di un antico monastero nel deserto siriano: Deir Mar Musa al Habashi (Monastero di San Mosè l’Abissino). Due anni dopo viene ordinato sacerdote nella Chiesa siro-cattolica, che ha giurisdizione sul monastero. Nel 1991 comincia una nuova esperienza monastica, aperta all’ospitalità, all’ecumenismo, all’inculturazione nel contesto arabo-islamico e al dialogo con l’Islam. Dal 2011, sull’onda delle manifestazioni della “primavera araba”, che interessano anche la Siria, si impegna a favore della pace e di un graduale processo di democratizzazione. Per le sue posizioni, gli viene revocato il permesso di residenza e nel giugno 2012 è costretto a lasciare la Siria. Nel luglio 2013 riesce a raggiungere Raqqa, nel nord del Paese controllato dall’opposizione al regime. Il 29 luglio viene rapito e da quel momento non si hanno più sue notizie.