Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Con una lettera datata 25 novembre, che sarebbe dovuta rimanere riservata fino a risposta del Papa, monsignor Michel Aupetit, dal 2017 arcivescovo di Parigi, ha deciso di rimettere il proprio incarico “nelle mani del Santo Padre”. Una decisione presa a seguito di diverse inchieste giornalistiche, che da giorni circolano tra siti, blog e social, che criticano la governance dell’arcidiocesi da parte dell’arcivescovo; in particolare un articolo del settimanale Le Point gli attribuisce una presunta relazione sentimentale con una donna nel 2012, ai tempi in cui ricopriva l’incarico di vicario generale.
Non creare divisioni
Aupetit, 70 anni, un passato da medico prima della vocazione al sacerdozio, nega ma decide di rinunciare “per salvaguardare la diocesi”. Interpellato dal quotidiano cattolico La Croix, il presule chiarisce infatti che non si tratta di una decisione legata a “quello che avrei fatto o meno in passato – altrimenti sarei andato via per molto tempo – ma per evitare divisioni, che fossi cioè io fonte di divisioni”, mentre “come vescovo devo essere al servizio dell’unità”.
Il sostegno dei fedeli
Sempre a La Croix, monsignor Aupetit sottolinea che le sue non sono dimissioni: “La parola ‘dimissione’ non è quella che ho usato io. Dimissioni significherebbero rinunciare alla mia carica. In realtà la rimetto nelle mani del Santo Padre perché è stato lui a darmela”. Aupetit spiega pure di aver consultato prima il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi e il nunzio a Parigi, monsignor Celestino Migliore. E dice di sentirsi confortato dai tanti messaggi di sostegno – come “resisti”, “sono con te”, “tieni duro” – ricevuti nei giorni scorsi, da parte di sacerdoti e fedeli, che hanno dimostrato che tanta gente non voleva che l’arcivescovo andasse via. “Mi sono sempre abbandonato alla grazia del Signore e continuo a farlo”, dice Aupetit.
Un tempo di prova
Parole riprese anche in una breve dichiarazione rilasciata a Radio Notre-Dame, la radio della diocesi di Parigi di cui è stato direttore dal 2014 al 2017. All’emittente, il presule esprime il profondo dispiacere per le diverse questioni che stanno turbando i fedeli francesi, i quali attraversano “un tempo di prova” a partire dall’incendio della cattedrale di Notre Dame, e finendo con il rapporto del Ciase sugli abusi del clero sui minori. In particolare, sull’inchiesta che lo riguarda il presule dice di essere rimasto “scioccato” quando l’ha letta: “Mi sono chiesto se c’erano davvero così tante persone che volevano che me ne andassi…”. Scioccato è rimasto anche per le “accuse di negligenza” per le questioni di governo, anche se – afferma – “è normale che le decisioni da prendere quando si è responsabili generano frustrazione e amarezza”. Aupetit assicura di aver trovato “rifugio nella preghiera, senza la quale non so fare nulla” e conforto nel “sostegno di tantissime persone da Parigi, tra sacerdoti, amici, fedeli”: “Ringrazio coloro che mi hanno aiutato a tenere la testa fuori dall’acqua in questi ultimi giorni…”.
Nessuna doppia vita
“L’altro fatto molto inquietante sarebbe una rivelazione su una relazione intima che avrei avuto come prete”, prosegue Aupetit alla radio cattolica: “Chi mi conosce e condivide la mia quotidianità potrebbe sicuramente assicurare che non ho avuto una doppia vita come suggerito dall’articolo. Lo ammetto come ho detto prima che ho gestito male la situazione con una persona che si è fatta avanti molte volte”. In ogni caso, conclude l’arcivescovo, “ho affidato questo errore alla mia guida spirituale l’autorità ecclesiastica è stata informata oggi come ogni giorno. Ripongo la mia vita nelle mani del Signore come ho fatto il giorno della mia ordinazione”.