Rigivan Ganeshamoorthy, atleta paralimpico romano di origine srilankese, ha stupito ai Giochi di Parigi nel lancio del disco con tre record mondiali consecutivi. “Rigi”, com’è chiamato familiarmente, si racconta ai media vaticani tra sport, disabilità, inclusione e razzismo
di Rigivan Ganeshamoorthy
Mi sono preso qualche giorno per cercare di realizzare cosa è successo alle Paralimpiadi di Parigi — oro nel lancio del disco con 3 record mondiali — ma ancora faccio fatica a capire che non è un sogno. Ho provato a damme du pizze in faccia eh, ma non funziona uguale…
Scherzi a parte. Vorrei ringraziare la mia famiglia, i miei amici e tutti gli assistenti, tecnici, preparatori che mi sono stati accanto e che hanno contribuito a questa vittoria: siete stati fondamentali. Vorrei ringraziare la mia società, la Anthropos, per aver creduto in me e nelle mie potenzialità. Poi vorrei ringraziare tutte le persone che hanno speso un po’ del loro tempo per mandarmi un messaggio o complimentarsi. Purtroppo non riesco a rispondere a tutti, ma sento il calore e per me vale moltissimo, grazie.
Infine vorrei cogliere l’occasione per dire una cosa. In questi giorni molte persone mi hanno dato del “supereroe”. Ecco, io non mi sento affatto un “supereroe”. Sono solo un ragazzo di 25 anni che ha preso in mano la sua “nuova vita” e ha deciso di cogliere tutte le opportunità. Tra queste lo sport, piuttosto che chiudersi in casa per non avere addosso lo sguardo di compassione delle altre persone. Ovviamente tutto questo non è stato immediato, ma ha richiesto tempo e le persone giuste al mio fianco.
Più che un “supereroe”, quindi, penso di essere una persona forte e fortunata perché ho avuto accanto persone che mi hanno aiutato moltissimo, supportato e fatto forza. Senza di loro non ce l’avrei mai fatta!
Questa medaglia d’oro alle Paralimpiadi la dedico a tutta l’Italia e a tutti gli italiani. La dedico a tutte le persone disabili che si sono fatte forza e hanno ripreso in mano la loro vita, ma soprattutto a tutti coloro che sono chiusi in casa e si sentono “limitati” dalle loro condizioni. Se c’è una cosa che mi ha insegnato la disabilità è che dietro a ogni limite si nasconde l’opportunità di trovare una soluzione e che i limiti esistono per essere superati. Ve voglio bene. Firmato Rigi (er negretto).