Papua Nuova Guinea, il Papa: sviluppo sostenibile ed equo, stop alle violenze tribali

Vatican News

A Port Moresby, nel primo dei discorsi ufficiali del suo viaggio nel Paese dell’Oceania, Francesco ha ricordato alle autorità la responsabilità che deriva dalla straordinaria ricchezza culturale e ambientale dell’arcipelago, da utilizzare per promuovere “il benessere di tutti, nessuno escluso”. Vincere la sfida dell’armonia delle differenze può dare al mondo “un segno di fraternità”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

L’ “armonia delle differenze”, in un Paese che è un arcipelago con centinaia di isole, più di ottocento lingue, altrettanti gruppi etnici, e quindi ha “una straordinaria ricchezza culturale” che si unisce a quella di risorse naturali, è la sfida per i “valori dello spirito” in Papua Nuova Guinea. E le sue tante popolazioni possono dare “al mondo un segno di fraternità” se, consapevoli della “grande responsabilità” che deriva da questa ricchezza, si impegnano a “dar vita a uno sviluppo sostenibile ed equo, che promuova il benessere di tutti, nessuno escluso”, e a fermare “le violenze tribali”, che oltre a causare molte vittime, “non permettono di vivere in pace e ostacolano lo sviluppo”.

Il messaggio del Papa alle autorità del Paese

E’ il messaggio che Papa Francesco consegna alle autorità della Papua Nuova Guinea nel suo discorso nel Leaders Foyer dell’Apec House, il più grande centro congressi di Port Moresby, davanti a circa 300 tra leader politici, religiosi, ambasciatori, imprenditori, rappresentanti della società civile e della cultura. Sono le sue prime parole in pubblico nel Paese, ma la sua giornata era iniziata con una Messa in privato celebrata in nunziatura e il successivo trasferimento al palazzo presidenziale per la visita di cortesia al governatore generale della Papua Nuova Guinea, Bob Bofend Dadae.

La firma del Libro d’Onore

La visita di cortesia al governatore generale

Alle 9.48 ora locale, (le 1.48 in Italia) il Papa viene accolto dal governatore all’ingresso principale della Government House, edificio ottocentesco che i colonizzatori britannici hanno realizzato sullo stile delle fattorie del Queensland australiano, dove subito firma il Libro d’Onore. “Lieto di poter incontrare il popolo di Papua Nuova Guinea – scrive nel libro – auspico che esso trovi sempre nella preghiera luce e forza per camminare unito sulla via della giustizia e della pace.” Insieme raggiungono la Ceremony Hall per la foto ufficiale, l’incontro privato, e al termine, lo scambio dei doni. Francesco dona al governatore la medaglia del viaggio, che sul rovescio riproduce al centro la Madonna in piedi col Bambino, circondata dai simboli dei Paesi visitati, per la Papua Nuova Guinea l’uccello del paradiso. E riceve dal suo ospite una riproduzione su tela dello stesso uccello del paradiso, il simbolo del Paese, che compare anche sulla bandiera nazionale. Il governatore, eletto nel febbraio 2017, presenta al Pontefice la moglie Hanna e i quattro figli.

La danza di accoglienza della tribù Motu Koitabu

Dopo il trasferimento all’Apec House, è sempre il governatore generale ad accogliere Papa Francesco all’ingresso principale dell’edificio creato per ospitare il vertice dei leader dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) nel novembre 2018. Il tetto riproduce la tradizionale vela motuana “lagatoi”, a forma di chela di granchio, tipica delle imbarcazioni a doppio scafo usate nel commercio tra le isole del Pacifico. Prima di entrare nel centro conferenze il Papa riceve in dono una riproduzione in legno di questa imbarcazione, e con il governatore assiste ad una danza tradizionale di accoglienza, nei coloratissimi e piumati costumi locali, offerta dai membri della tribù Motu Koitabu, della provincia di Port Moresby.

Il dono dell’imbarcazione

Il discorso del governatore Dadae

Accompagnati dai tamburi dei danzatori, insieme si spostano poi nel Leaders Foyer, dove prende la parola il governatore generale Bob Bofend Dadae, e ricorda che la Chiesa cattolica è nel Paese da 179 anni, e i primi missionari sono stati i Maristi. Parla delle due visite di san Giovanni Paolo II e definisce la Chiesa “uno dei principali partner di sviluppo del Governo nel fornire servizi nel Paese”. Governo che sostiene anche finanziariamente l’impegno della Chiesa per i bambini e le comunità attraverso l’educazione e l’assistenza sanitaria e spirituale. E riconosce il valore delle sue cure agli emarginati, come la lotta a violenza e violazione dei diritti umani.

I drammatici effetti del cambiamento climatico

Il Governatore sottolinea di apprezzare l’impegno del Papa e della Santa Sede sui temi umanitari universali come la pace, i diritti umani, le questioni di genere, il cambiamento climatico, la salute e l’educazione. E si sofferma sul rispetto dei diritti di donne, bambini, anziani e vulnerabili, prima di concludere con la richiesta di proseguire l’impegno per la lotta contro le cause del cambiamento climatico, perché “l’innalzamento del livello del mare sta incidendo sul sostentamento della nostra gente nelle isole remote della Papua Nuova Guinea e nel Pacifico”.

Il discorso del governatore generale

Il Papa: i frutti delle ricchezze arrivino a tutti i papuani

Papa Francesco apre il suo discorso ricordando la straordinaria ricchezza culturale e ambientale della Papua Nuova Guinea, e sottolinea che le grandi risorse della terra e delle acque, “sono destinati da Dio all’intera collettività”. Per cui, anche se per il loro sfruttamento “è necessario coinvolgere più vaste competenze e grandi imprese internazionali”, è giusto che “nella distribuzione dei proventi e nell’impiego della mano d’opera” si guardi alle “esigenze delle popolazioni locali, in modo da produrre un effettivo miglioramento delle loro condizioni di vita.

Questa ricchezza ambientale e culturale rappresenta al tempo stesso una grande responsabilità, perché impegna tutti, i governanti insieme ai cittadini, a favorire ogni iniziativa necessaria a valorizzare le risorse naturali e umane, in modo tale da dar vita a uno sviluppo sostenibile ed equo, che promuova il benessere di tutti, nessuno escluso, attraverso programmi concretamente eseguibili e mediante la cooperazione internazionale, nel mutuo rispetto e con accordi vantaggiosi per tutti i contraenti.

Riferendosi al discorso del governatore e al suo riferimento al ruolo delle donne, ha aggiunto “a braccio”: “Non dimentichiamo che sono loro a portare avanti un Paese. Le donne hanno la capacità di dare vita, sono al primo posto dello sviluppo umano”.

Cessino le violenze tribali, che causano molte vittime

Per ottenere risultati duraturi è però necessaria, per il Papa, “la stabilità delle istituzioni” e il consenso “sulle scelte fondamentali”, requisito indispensabile “per uno sviluppo integrale e solidale”. Ma questo richiede “una visione di lungo periodo e un clima di collaborazione tra tutti”.

Auspico, in particolare, che cessino le violenze tribali, che causano purtroppo molte vittime, non permettono di vivere in pace e ostacolano lo sviluppo. Faccio pertanto appello al senso di responsabilità di tutti, affinché si interrompa la spirale di violenza e si imbocchi invece risolutamente la via che conduce a una fruttuosa collaborazione, a vantaggio dell’intero popolo del Paese.

Il discorso di Papa Francesco

Risolvere la questione dello status dell’isola di Bougainville

Solo così potrà essere risolta, chiarisce il Pontefice, “la questione dello status dell’isola di Bougainville, evitando il riaccendersi di antiche tensioni”. L’isola infatti è stata teatro, a partire dal 1989, di una sanguinosa guerriglia secessionista, conclusa solo nel 1998 con la concessione di un’ampia autonomia. Con questa concordia “sui fondamenti della società civile”, prosegue Papa Francesco, si potrà lavorare uniti per “migliorare le infrastrutture, affrontare i bisogni sanitari ed educativi della popolazione e accrescere le opportunità di lavoro dignitoso”.

Guidati da una “grande speranza nel cuore”

Quindi il Papa dedica la seconda parte del suo intervento alla “grande speranza nel cuore” che è necessaria all’essere umano per vivere, come non meno dei beni materiali.

L’abbondanza dei beni materiali, senza questo respiro dell’anima, non basta a dar vita a una società vitale e serena, laboriosa e gioiosa, anzi, la fa ripiegare su sé stessa. L’aridità del cuore le fa perdere l’orientamento e dimenticare la giusta scala dei valori.

I valori dello spirito per la città terrena

In alcune società opulente, spiega Francesco, questa aridità toglie slancio alla società, che smarrisce la speranza nell’avvenire “e non trova più ragioni per trasmettere la vita”. Per questo è necessario “orientare lo spirito verso realtà più grandi” e che i comportamenti “siano sostenuti da una forza interiore”. Tutto questo viene dai valori dello spirito, che influenzano davvero “la costruzione della città terrena e di tutte le realtà temporali”, infondono un’anima e “ispirano e irrobustiscono ogni progetto”. Come ricorda anche il motto della visita del Pontefice in Papua Nuova Guinea: “Pray” “Pregare”. Infatti, chiarisce, “un popolo che prega ha un futuro, attingendo forza e speranza dall’alto”. E l’emblema dell’uccello del paradiso, nel logo del viaggio, è simbolo “di quella libertà che niente e nessuno può soffocare perché è interiore, ed è custodita da Dio che è amore e vuole che i suoi figli siano liberi”.

Un indigeno nella sala dell’Apec House

La fede possa farsi cultura vissuta

Per questo Papa Francesco auspica che per tutti i cristiani della Papua Nuova Guinea, che sono il 95% degli abitanti, “la fede non si riduca mai all’osservanza di riti e di precetti, ma che consista nell’amare Gesù Cristo e seguirlo”

E che possa farsi cultura vissuta, ispirando le menti e le azioni e diventando un faro di luce che illumina la rotta. In questo modo, la fede potrà aiutare anche la società nel suo insieme a crescere e a individuare buone ed efficaci soluzioni alle sue grandi sfide.

Collaborazione con tutti per le opere di carità

Avviandosi alla conclusione, il Papa ricorda si essere venuto per “incoraggiare i fedeli cattolici a proseguire il loro cammino” e confermarli nella fede. Ma anche a gioire con loro “per i progressi che vanno facendo e a condividere le loro difficoltà”.

Mi congratulo con le comunità cristiane per le opere di carità che svolgono nel Paese, e le esorto a cercare sempre la collaborazione con le istituzioni pubbliche e con tutte le persone di buona volontà, a partire dai fratelli appartenenti ad altre confessioni cristiane e ad altre religioni, a favore del bene comune di tutti i cittadini della Papua Nuova Guinea.

L’incontro con i rappresentanti dei popoli nativi della Papua Nuova Guinea

La testimonianza dei beati della Papua Nuova Guinea

Infine il Pontefice chiede ai cattolici di seguire gli esempi del beato Pietro To Rot, testimone del servizio gratuito agli altri, del beato Giovanni Mazzucconi, del Pime, e “di tutti i missionari che hanno annunciato il Vangelo in questa vostra terra”. Ringrazia per l’accoglienza nel “vostro bel Paese, così lontano da Roma eppure così vicino al cuore della Chiesa cattolica”. Il Vangelo di Cristo, il cui amore è nel cuore della Chiesa “è per tutti i popoli, non è legato a nessun potere terreno, ma è libero per fecondare ogni cultura e far crescere nel mondo il Regno di Dio. Il Vangelo si incultura, aggiunge, e le culture vanno evangelizzate.

Possa questo Regno di Dio trovare piena accoglienza in questa terra, così che tutte le popolazioni della Papua Nuova Guinea, con la varietà delle loro tradizioni, vivano insieme in armonia e diano al mondo un segno di fraternità

Il saluto ai nativi e ai capi di Governo

Al termine, alle 11 ora locale (le 3 del mattino in Italia) il Papa si ferma a salutare alcuni bambini e rappresentanti dei popoli nativi, in costume tradizionale, presenti in sala, e anche tutti i membri dell’orchestra, regalando caramelle ai più piccoli. Poi si reca nella Bi Lateral Room 1 per salutare i capi di Governo di diversi Paesi del Pacifico. Infine, il governatore generale e il Papa si trasferiscono all’ingresso principale dell’Apec House per il congedo.