Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
Sono parole di accoglienza nel luogo di nascita di Abramo, padre di molti nella fede, quelle espresse da una trentina di organizzazioni religiose che operano in Iraq, in occasione del 33esimo viaggio apostolico del Pontefice in progamma dal 5 all’8 marzo prossimi.
Nel loro testo l’immagine dell’Iraq, culla di civiltà e bellissimo mosaico di diversità culturali e religiose, che ha sofferto a lungo guerra, insicurezza e instabilità e, più recentemente, l’ascesa dell’ISIS che ha comportato una profonda tensione nelle relazioni danneggiando il tessuto sociale. Dunque oggi sono tante le sfide che vanno affrontate, prima fra tutte la presenza di milioni di sfollati che hanno un disperato bisogno di aiuto. Nel frattempo, la crisi economica esacerbata dalla pandemia sta causando tanta povertà e sta sottraendo risorse per rispondere ai bisogni.
Quale dunque in questo contesto il ruolo delle religioni? Le organizzazioni ribadiscono quanto il Papa afferma nell’enciclica Fratelli tutti, ponendosi al servizio della fraternità, in armonia con la salvaguardia del creato e dei più fragili. “Abbracciamo pienamente questo messaggio di fraternità e di dialogo che Papa Francesco porta in Iraq”, questo è il modo per sanare – dicono – le ferite del passato e costruire un futuro.
Massima disponibilità è ribadita dalle organizzazioni alla collaborazione con le autorità nazionali e locali per aiutare le comunità a riconciliarsi, a ricostruire la pace e a rivendicare diritti alla sicurezza, ai servizi e ai mezzi di sussistenza. Ispirati dall’insegnamento di Papa Francesco sulla fraternità umana, le organizzaioni dichiarano infine l’impegno su diversi fronti: non discrimanre e servire tutti quanti hanno bisogno di assistenza; rispettare culture e religioni senza settarismi e proselitismo,; rafforzare approcci inclusivi che favoriscano la coesione sociale; intensificare la collaborazione in una chiamata che è comune.
Alla comunità internazionale l’ultimo appello significativo a restare salda nel sostegno al popolo iracheno per superare le sfide attuali, in un vero spirito di fraternità e solidarietà umana.