Papa, Angelus: la gioia di liberarsi da egocentrismo e durezze

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Fausta Speranza – Città del Vaticano

“L’egoismo gonfia e poi lascia il vuoto nel cuore”: così Papa Francesco alla preghiera mariana dell’Angelus invita a seguire la logica delle Beatitudini che – dice – definiscono l’identità del discepolo di Gesù:

Il Signore liberandoci dalla schiavitù dell’egocentrismo, scardina le nostre chiusure, scioglie la nostra durezza, e ci dischiude la felicità vera, che spesso si trova dove noi non pensiamo.

Al centro del Vangelo della Liturgia di questa Domenica ci sono proprio le Beatitudini che – sottolinea  Papa Francesco – “possono suonare strane, quasi incomprensibili a chi non è discepolo; mentre, se ci chiediamo come è un discepolo di Gesù, la risposta sono proprio le Beatitudini”.  

Nella logica di Dio

A partire dalla prima delle Beatitudini: “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio”. Francesco ne spiega il senso parlando della logica di Dio:

Nel senso che il discepolo di Gesù non trova la sua gioia nel denaro o in altri beni materiali, ma nei doni che riceve ogni giorno da Dio: la vita, il creato, i fratelli e le sorelle, e così via. Anche i beni che possiede, è contento di condividerli, perché vive nella logica di Dio che è la gratuità.

“Il discepolo ha imparato a vivere nella gratuità”, aggiunge Francesco.

Non solo denaro o beni

Una raccomandazione: non fermarsi alle ricchezze materiali ma considerare il senso della vita.

Questa povertà è anche un atteggiamento verso il senso della vita: il discepolo di Gesù non pensa di possederlo, di sapere già tutto, ma sa di dover imparare ogni giorno. Perciò è una persona umile, aperta, aliena da pregiudizi e rigidità.

Una scoperta: chi non va oltre se stesso è triste. 

Chi è troppo attaccato alle proprie idee e alle proprie sicurezze, difficilmente segue davvero Gesù. Magari lo ascolta, ma non lo segue. E così cade nella tristezza.

Se seguiamo Dio quando siamo d’accordo

Una riflessione: gli schemi mentali allontanano dalla ricerca di Dio e “i conti non tornano”. Chi “magari ascolta Gesù ma non lo segue, o forse – aggiunge il Papa – lo segue quando è d’accordo: “Lo segue un po’, soltanto nelle cose che ‘io sono d’accordo e Lui è d’accordo con me’, ma poi altri non va”. E dunque sottolinea: “questo non è un discepolo” e infatti – aggiunge – “cade nella tristezza”:

La realtà sfugge ai suoi schemi mentali e si trova insoddisfatto. Il discepolo, invece, sa mettersi in discussione, sa cercare Dio umilmente ogni giorno, e questo gli permette di addentrarsi nella realtà, cogliendone la ricchezza e la complessità.

Un pensiero al Vangelo di domenica scorsa in cui – ricorda Francesco – Simon Pietro, esperto pescatore, accoglie l’invito di Gesù a gettare le reti in un’ora insolita; e poi, pieno di stupore per la pesca prodigiosa, lascia la barca e tutti i suoi beni per seguire il Signore. E il Papa aggiunge:

Pietro si dimostra docile lasciando tutto, e così diventa discepolo.

Il discepolo, in altre parole, accetta il paradosso delle Beatitudini che – sottolinea il Papa – “dichiarano che è beato, cioè felice, chi è povero, chi manca di tante cose e lo riconosce”. Non è una logica umana avverte il Papa:

Umanamente, siamo portati a pensare in un altro modo: è felice chi è ricco, chi è sazio di beni, chi riceve applausi ed è invidiato da molti, chi ha tutte le sicurezze: e questo è un pensiero mondano, non è pensiero delle Beatitudini. Gesù, al contrario, dichiara fallimentare il successo mondano, in quanto si regge su un egoismo che gonfia e poi lascia il vuoto nel cuore.

Oltre il perimetro delle idee

Il Papa invita ad un vero e proprio salto mentale: afferma che “davanti al paradosso delle Beatitudini il discepolo si lascia mettere in crisi, consapevole che non è Dio a dover entrare nelle nostre logiche, ma noi nelle sue”. Il punto è che “richiede un cammino, a volte faticoso, ma sempre accompagnato dalla gioia” che – ribadisce – è “il sinonimo dell’essere discepoli di Gesù” perché – aggiunge –  “il discepolo di Gesù è gioioso con la gioia che gli viene da Gesù.”

Dunque l’invito del Papa  a porsi alcuni precisi interrogativi:  

Possiamo allora chiederci: io ho la disponibilità del discepolo? O mi comporto con la rigidità di chi si sente a posto, per bene, arrivato? Mi lascio “scardinare dentro” dal paradosso delle Beatitudini, o rimango nel perimetro delle mie idee? E poi, al di là delle fatiche e delle difficoltà, sento la gioia di seguire Gesù? Questo è il tratto saliente del discepolo: la gioia del cuore.

La preghiera è che la Madonna, che il Papa definisce “prima discepola del Signore”, ci aiuti a vivere come discepoli aperti e gioiosi.