Pandemia, Save The Chidren: milioni di bambini non torneranno a scuola

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Un numero di individui pari almeno all’intera popolazione del Belgio non tornerà questo mese sui banchi di scuola. Si stima che la cifra sarà compresa tra i dieci e i sedici milioni. Bambine e bambini che, a causa soprattutto della pandemia di Covid-19, vedranno stravolte le loro vite nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo. La dispersione scolastica, il mancato accesso all’istruzione causano infatti un aumento dell’analfabetismo e un drastico calo dell’accesso al mondo del lavoro. Meno istruzione, meno futuro dunque. 

Decine di Paesi ad alto rischio 

Già prima della pandemia 258 milioni di minori in tutto il mondo, un sesto della popolazione totale in età scolare, non avevano accesso all’istruzione ed oggi il numero è purtroppo destinato ad aumentare. Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’organizzazione internazionale che da oltre un secolo lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Crisi climatica, carenza di vaccini per il Covid-19, sfollamenti, attacchi alle scuole e mancanza di connessione digitale stanno mettendo a rischio l’accesso all’istruzione. In 48 Paesi nel mondo, in particolare, l’educazione è ad altissimo rischio. Secondo le analisi di Save the Children, contenute anche nel nuovo rapporto “Build Forward Better”, sono milioni i bambini ancora impossibilitati ad andare a scuola a causa delle misure di sicurezza per il Covid-19, dell’impatto economico della pandemia e dei continui attacchi all’istruzione. Gli Stati con sistemi educativi a “rischio estremo” – secondo l’indice redatto da Save the Children – sono Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Somalia, Afghanistan, Sud Sudan, Sudan, Mali e Libia, seguiti da Siria e Yemen in “alto rischio”. Difficoltà si registrano anche nelle nazioni più ricche, come l’Italia dove, dopo un anno e mezzo di DAD, si registra una importante perdita di apprendimento, con una “dispersione implicita” che sale di 2,5 punti nella media nazionale, con importanti disparità territoriali ed una drammatica ricaduta in particolare nel Mezzogiorno. 

Lo spettro dell’analfabetismo 

Considerato l’alto numero di bambini che non ha accesso a un’istruzione di buona qualità si prevede che a livello globale, nel 2030, il 20% dei giovani tra 14 e 24 anni ed il 30% degli adulti non saranno in grado di leggere. Inoltre, più della metà dei 720 milioni di studenti delle scuole elementari, hanno un livello d’istruzione molto basso, non vanno a scuola o sono al di sotto del livello minimo di competenza nella lettura. Le bambine e le ragazze sono ancora più penalizzate rispetto ai loro coetanei. Sono, infatti, 9 milioni le studentesse che dovrebbero frequentare la scuola primaria, ma che probabilmente non vi accederanno mai, rispetto ai 3 milioni di coetanei. Oltre ad aumentare povertà e disuguaglianze all’interno di Paesi e comunità, il Covid-19 ha esacerbato le disuguaglianze a livello globale: stime recenti mostrano che la chiusura delle scuole potrebbe portare a una riduzione della crescita economica globale equivalente a un tasso annuo dello 0,8%, con perdite maggiori nei Paesi a basso e medio reddito. Una recente ricerca di Save the Children ha infatti rilevato che in media, durante la pandemia, i minori dei Paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono in realtà più agiate. 

I cambiamenti climatici 

“Sono i bambini più poveri a soffrire maggiormente a causa della chiusura delle scuole per la pandemia. Il Covid-19, però, è solo uno dei fattori che sta mettendo a rischio l’istruzione e la vita dei bambini di oggi e di domani”. Lo afferma Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia. “Circa la metà dei 75 milioni di minori la cui istruzione viene interrotta ogni anno lo fa a causa di minacce climatiche e ambientali come cicloni, inondazioni e siccità. Gli eventi legati al clima hanno già contribuito a costringere oltre 50 milioni di bambini a lasciare le loro case, ma non possiamo dimenticare i conflitti, gli odiosi attacchi alle scuole in Paesi come Nigeria e Yemen, la situazione in Siria e infine quella dell’Afghanistan dove – prosegue – già prima dell’escalation di violenze, bambini e soprattutto bambine faticavano a poter frequentare la scuola e che ora rischiano di non rivedere più i banchi”.