Il 4 e 5 luglio il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Peña Parra, comparirà in aula come testimone del procedimento giudiziario, iniziato il 24 giugno nella capitale britannica, sulla compravendita dell’immobile di Sloane Avenue. Il procedimento è stato avviato dopo una denuncia civile presentata nel 2020 dal finanziere Raffaele Mincione, condannato in primo grado dal Tribunale vaticano per riciclaggio, appropriazione indebita e corruzione. Dai legali della SdS memoria difensiva
Salvatore Cernuzio – Londra
A più di otto mesi dalla chiusura del processo nel Tribunale vaticano per la compravendita del palazzo di Londra, che ha visto la condanna in primo grado di dieci imputati per reati che vanno, tra gli altri, dalla truffa alla corruzione, la vicenda dell’immobile di Sloane Avenue torna al centro di un altro procedimento giudiziario presso l’Alta Corte di Giustizia del Regno Unito.
Si tratta di un processo avviato lo scorso 24 giugno a seguito di una denuncia civile presentata nel 2020 in Inghilterra da Raffaele Mincione, il finanziere tra i dieci imputati del processo vaticano, condannato a 5 anni e 6 mesi, più 8 mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici, per riciclaggio, appropriazione indebita e corruzione. Una vicenda sulla quale si era espresso pure il Tribunale federale dei reclami in Svizzera, confermando nel 2021-22 il sequestro di quasi 100 milioni di euro ad alcuni imputati, tra cui Mincione.
Obiettivi
Mincione ha intrapreso questo procedimento civile con l’obiettivo di ottenere dall’Alta Corte circa una trentina di dichiarazioni che affermino, in sostanza, che nelle operazioni con la Santa Sede per acquisto e vendita del palazzo londinese, egli ha “agito in buona fede”. Laddove invece la Segreteria di Stato ha sempre contestato il prezzo gonfiato dell’immobile e i poteri speciali che Mincione ha acquisito nelle varie operazioni, al di là dei contratti.
La vicenda
Come si ricorderà, Mincione era stato introdotto in Vaticano da Enrico Crasso, per anni consulente finanziario della SdS (anche lui condannato nel processo vaticano), per svolgere una due diligence su un investimento proposto inizialmente dal cardinale Angelo Becciu, allora sostituto, per dei pozzi di petrolio in Angola. Investimento presto naufragato, anche a motivo del parere negativo presentato da Mincione. Il finanziere aveva paventato infatti – dopo più di un anno – una operazione rischiosa, proponendo invece l’acquisto di un palazzo, ex sede dei magazzini Harrod’s, in una via prestigiosa della capitale britannica.
Immobile dal prezzo “sovrastimato” tra i 56 e i 101 milioni di sterline; cosa che ha provocato “danni” per l’istituzione (la Santa Sede) che ne possedeva il 45%, aveva affermato nell’arringa dello scorso settembre la legale di parte civile della SdS, Paola Severino. Tutte le operazioni avvenute in seguito, come l’oneroso Credit Lombard e l’acquisto di una quota tramite l’Athena Capital Fund facente capo allo stesso Mincione, erano finalizzate “a soddisfare gli interessi dei gestori piuttosto che del sottoscrittore, gravati da consistenti perdite”, evidenziava sempre Severino.
Monsignor Edgar Peña Parra comparirà come testimone
La Santa Sede, citata in giudizio, sarà rappresentata in aula dal sostituto monsignor Edgar Peña Parra che comparirà come testimone. Proprio l’arcivescovo venezuelano arrivato a Roma nel 2018 e subito chiamato a far fronte, nel periodo tra la fine di quell’anno e l’inizio del 2019, ad una operazione finanziaria che si è andata a configurare in quella che lo stesso sostituto, nel memoriale del 2 giugno 2020 depositato agli atti del Tribunale vaticano, ha definito una vera e propria “truffa” a danno della Santa Sede. Mentre nel suo doppio interrogatorio nell’aula dei Musei Vaticani del marzo 2023, parlava di una “via crucis”. Ora ne darà conto ai giudici inglesi in tre interrogatori fissati nei giorni 4, 5 e 8 luglio.
Il sostituto interverrà quindi a processo in corso, unico a nome della Santa Sede dal momento che tutti gli altri attori della Segreteria di Stato coinvolti nella vicenda (il cardinale Angelo Becciu, il già citato Crasso e l’ex funzionario dell’Ufficio Amministrativo, Fabrizio Tirabassi) sono stati condannati, in primo grado, dal Tribunale vaticano. Ciò rende, di fatto, impossibile il loro ascolto come testimoni.
La memoria difensiva degli avvocati della Segreteria di Stato
Intanto gli avvocati della Segreteria di Stato, Charles Hollander, Samar Abbas Kazmi, James Bradford e Jagoda Klimowicz, hanno predisposto una memoria difensiva di oltre 80 pagine. Nel documento fanno notare anzitutto la tempistica della denuncia di Mincione, presentata il 16 giugno 2020, quando il finanziere “era indagato dall’autorità giudiziaria dello Stato della Città del Vaticano, l’Ufficio del Promotore di Giustizia per una serie di gravi reati finanziari di cui la SdS era stata vittima”. Le indagini del Promotore, si legge, “hanno portato, tra l’altro, al congelamento in Svizzera di alcuni beni di Mincione e all’incriminazione di Mincione e di altre persone con l’accusa di frode, autoriciclaggio e appropriazione indebita di fondi. Tra i suoi co-accusati figurano dipendenti e agenti della SdS, tra cui alcuni direttamente coinvolti nelle operazioni relative alla proprietà” (il palazzo di Sloane Avenue).
Gli avvocati rilevano inoltre che la denuncia è giunta un paio di giorni dopo l’arresto in Vaticano di Torzi (13-14 giugno 2020), il quale, secondo la tesi della Segreteria di Stato, “pur sostenendo di agire come agente della SdS nelle operazioni relative alla proprietà che sono al centro del presente procedimento, era parte di un’associazione a delinquere con mezzi illeciti (insieme al sig. Mincione e altri) per frodare la SdS”.
Il processo nel Tribunale vaticano
Nella memoria si sottolinea inoltre come il processo nel Tribunale vaticano ha avuto il “vantaggio” di basarsi su un ampio contraddittorio con un “enorme numero” di persone ascoltate da “tutte le parti interessate (55 testimoni oltre all’imputato)”, giungendo a “conclusioni che abbracciavano un lungo periodo”. Da questo processo, iniziato nel luglio 2022 e terminato nell’ottobre 2023, “è emersa una triste storia di corruzione e abuso d’ufficio da parte di funzionari infedeli e di speculazione da parte di attori esterni”, durante “tutto il periodo che va dall’ingresso di Mincione nella SdS nel 2012 fino a dopo l’acquisizione dell’immobile da parte di Gutt”. “Gli eventi di cui si è occupata la corte vaticana riguardano corruzione, frode e appropriazione indebita profondamente radicate da anni”, si legge nel documento. Si riconosce come “molte delle questioni oggetto” del procedimento penale in Vaticano “non sono ammissibili” nel processo civile di Londra, ma si invita comunque a tenerne conto.
La questione del prezzo dell’immobile
Circa la formulazione delle dichiarazioni richieste, viene sottolineato che “la questione chiave sollevata (prezzo di mercato dell’immobile e se la SdS ha pagato troppo) non figura nelle dichiarazioni richieste” da Mincione, “che sembrano deliberatamente eludere questo tema”: “Il più vicino a cui arrivano è una serie di dichiarazioni sul fatto che i ricorrenti abbiano agito in buona fede”. Infine si sottolinea che monsignor Peña Parra è stato investito di tutta la vicenda quando essa stava già per concludersi e quindi ha conoscenze “molto limitate” rispetto al pregresso: “Pertanto, la tesi della SdS in questo processo si basa su una combinazione di prove documentali e questioni che dovranno essere sottoposte a Mincione e ad altri nel controinterrogatorio”.