Anna Poce – Città del Vaticano
Nel corso di una cerimonia, avvenuta il 27 ottobre – riporta l’agenzia UCA News – Caritas Karachi ha distribuito i suoi aiuti alle 60 famiglie cristiane costrette ad abbandonare le proprie case costruite lungo i canali di scolo delle acque piovane della città. La magistratura ha ordinato di rimuovere tutti gli sconfinamenti lungo i canali (detti nullah) di Gujjar e Orangi, e ben 100.000 persone sono rimaste senza casa. Molte di loro non hanno avuto altra scelta che vivere a cielo aperto.
All’evento anche l’arcivescovo metropolita di Karachi
Presenti alla cerimonia organizzata dalla Caritas, i volontari dell’organizzazione cattolica le famiglie beneficiarie, l’arcivescovo metropolita di Karachi, monsignor Benny Mario Travas, e i parroci locali. Le famiglie, appartenenti alle parrocchie di St. Jude, St. Philip e St. Michael, nell’arcidiocesi della città, grazie al sostegno dell’organismo, saranno ora in grado di affittare nuovi locali, dopo essere state costrette a lasciare le loro abitazioni.
L’aiuto dei volontari della Caritas
Nel discorso di benvenuto, Mansha Noor, segretario esecutivo di Caritas Karachi, ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro dei volontari – spina dorsale della Caritas – che individuano e raggiungono le famiglie in difficoltà; e ha voluto esprimere il suo apprezzamento per la guida, l’incoraggiamento e il sostegno di monsignor Travas e dei parroci della zona, che hanno reso possibile raggiungere le famiglie sfollate, offrirgli un alloggio, cibo, kit per l’igiene, set da cucina, e una somma in denaro per pagare l’affitto. Amir Robin, coordinatore della commissione di monitoraggio e valutazione per la regione Sud di Caritas, ha spiegato come tutto lo staff e i volontari siano stati addestrati “a raccogliere i dati delle famiglie colpite, ad identificare gli sfollati più bisognosi e vulnerabili attraverso Google”.
Il sostegno dei benefattori
Nel suo intervento, monsignor Travas ha ringraziato i benefattori di Missio Austria, Caritas Giappone, Caritas Italiana e Caritas Pakistan, per il contributo e il sostegno finanziario a queste famiglie, nonché, anche lui, tutti i membri di Caritas Karachi e i suoi volontari per il loro impegno e il duro lavoro. L’arcivescovo ha ricordato ai presenti che “Dio ama tutti, specialmente i poveri e coloro che vivono nelle loro difficili condizioni”. La Caritas ha precisato che continuerà a sostenere le famiglie in difficoltà, fornendo loro mezzi di sussistenza, occupandosi della formazione dei giovani e delle donne, dando un supporto psicosociale ed educativo ai bambini, e promuovendo le piccole imprese.
La richiesta dell’ONU
Lo scorso giugno, gli esperti delle Nazioni Unite hanno chiesto al Pakistan di fermare lo sfratto di massa di quasi 100.000 persone che vivono lungo gli stretti corsi d’acqua di Karachi. Secondo quanto dichiarato dall’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, questa azione da parte delle autorità cittadine sarebbe stata condotta “senza consultarsi in maniera adeguata con i residenti colpiti, senza un piano di rilocalizzazione e con un risarcimento non equo e insufficiente agli sfollati”.