Alla vigilia del voto il Paese è stato colpito da due attentati contro obiettivi politici. La violenza ha segnato tutta la campagna elettorale. Stefano Vecchia, esperto di Asia: terra instabile dove pesa ancora il potere dei militari
Marco Guerra – Città del Vaticano
È di almeno 26 morti il bilancio di una duplice esplosione avvenuta nella regione del Baluchistan, nel sudovest del Pakistan, alla vigilia delle elezioni nazionali e provinciali. Sono stati colpiti gli uffici di due candidati alle elezioni. Domani, giovedì 8 febbraio, i cittadini del Pakistan si recheranno alle urne per eleggere il governo e l’Assemblea Nazionale in un clima di tensione e instabilità politica. La prima esplosione si è verificata a Pishin, nel Baluchistan, vicino all’ufficio del candidato indipendente Asfand Yar Khan Kakar e ha causato la morte di 14 persone e il ferimento di altre trenta. La seconda deflagrazione si è invece verificata a Qilla Saifullah, città vicina al confine con l’Afghanistan, nei pressi di un ufficio del partito religioso Jamiat Ulema Islam (Jui), uccidendo 12 persone. Gli attacchi non sono stati rivendicati.
L’aumento delle violenze
Un aumento della violenza era già stato osservato prima del voto. Almeno due candidati sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco durante la campagna elettorale, che si è conclusa ufficialmente martedì 6 febbraio a mezzanotte, e decine di altri sono stati attaccati in tutto il Paese. Tutto questo accade nonostante più di mezzo milione di membri delle forze di sicurezza sono stati dispiegati per garantire la sicurezza delle elezioni. Nel 2007 la candidata alle elezioni e già primo ministro Benazir Bhutto fu uccisa da un attacco suicida al termine di un affollato comizio elettorale.
La situzione politica
La campagna elettorale è stata tesa anche perché l’ex primo ministro Imran Khan si trova in prigione per corruzione e al suo partito, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), è stato impedito di partecipare come coalizione, questo avvantaggia la Lega musulmana pakistana-Nawaz (PML-N) che punta a ottenere i seggi necessari per dare il quarto mandato da premier al suo fondatore, Nawaz Sharif, al momento in esilio a Londra. In sua assenza la leadership della Lega musulmana è passata nelle mani del fratello, Shehbaz Sharif.
Vecchia (giornalista inviato in Asia): Paese instabile non si prevedono cambimenti
“Il Pakistan si presenta alle elezioni con sfide ampie quando la sua popolazione che conta 240 milioni di cittadini”, spiega Stefano Vecchia, giornalista esperto di Asia che fotografa per Vatican News la situazione alla vigilia del voto: “Ka tornata elettorale rispecchia questa complessità e queste problematiche derivano da un’instabilità politica che travalica nelle tematiche religiose e nel controllo dell’apparto militare, difficilmente i risultati del voto potranno portare cambiamenti”. Secondo Vecchia, il Pakistan continua fare i conti con l’estremismo religioso, le inimicizie storiche tra sunniti e sciiti e le spinte autonomiste di alcune provincie. “Il Pakistan potrebbe essere un protagonista della diplomazia essendo il secondo Paese musulmano al mondo per popolazione – conclude Vecchia – dovrebbe però superare la sua instabilità”.