Paglia: per la cura del pianeta e dei popoli serve una nuova “civiltà” della terra

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La Pontificia Accademia per la Vita ha promosso questa mattina un seminario di studio sul tema “Dalla Laudato si’ a Fratelli tutti: Non c’è giustizia sociale senza giustizia climatica” in collaborazione con Greenaccord, Greenpeace e Ucsi. Il presidente della Pav: il Papa nelle sue encicliche ci invita a far crescere “una spiritualità della solidarietà globale” e da qui “una globalizzazione dell’umanesimo”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Tutto è collegato”, viviamo “in una sola casa, il pianeta, di cui prenderci cura” e facciamo parte di “una sola famiglia, quella dei popoli, di cui essere responsabili”. E questa visione, presente nelle due encicliche di Papa Francesco, la Laudato sì e la Fratelli tutti, “ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale” e da qui “una globalizzazione dell’umanesimo”, per costruire una “civiltà” della Terra che superi il semplice dato di fatto dell’interdipendenza planetaria. Con queste parole, tratte e ispirate dal magistero di Francesco, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, apre il seminario di studio “Dalla Laudato si’ a Fratelli tutti: Non c’è giustizia sociale senza giustizia climatica” che si tiene questa mattina nella sala convegni della Pav, a Palazzo san Calisto.

Il panorama di guerre e cambiamento climatico

Nel suo intervento, Paglia sottolinea che le due encicliche del Papa si iscrivono in un panorama di guerre “da quella in Ucraina, a quella di Gaza, a quella del Sud Sudan e alle altre 56 attive anche se ignorate dai più”. Il futuro è buio, commenta, “Siamo senza visioni, senza sogni” e il sogno “che tutti avemmo nell’89: ‘finalmente un mondo unito e universale’, è miseramente crollato”. Il “cambiamento d’epoca”, di cui parla Papa Francesco, ricorda il presidente della Pav “significa che l’uomo, per la prima volta nella storia umana, può distruggere se stesso e il creato” con le armi nucleari, anche se “tattiche”, e poi con il cambiamento climatico. Si aggiunge, per l’arcivescovo, una terza frontiera, “quella delle tecnologie emergenti e convergenti con cui possiamo manipolare radicalmente l’umano (sentiamo parlare di trans-umano, post-umano, umano-aumentato)”. 

Dal “Cantico di frate sole” una nuova visione dell’umano

La visione delle due encicliche, secondo Paglia, è legata alla testimonianza di san Francesco d’Assisi, che nell’estate del 1225, “malato e quasi cieco, compose il ‘Cantico di frate sole’” chiamando “fratelli e sorelle le creature e il creato, chiamò sorella anche la morte”. E’ “la visione di una nuova vita per un nuovo mondo: tutti fratelli e tutte sorelle, sia le persone che le creature”. Per l’arcivescovo le due encicliche “richiedono un superamento del vecchio antropocentrismo e spingono verso una nuova visione dell’umano”. Perché se è valida la conquista di un umanesimo “che ha esaltato il valore e la dignità di ogni essere umano, chiunque egli sia, da ovunque egli giunga”, va perseguita “una globalizzazione di questo umanesimo: l’umanesimo dei diritti umani, dei diritti delle donne, della libertà-eguaglianza-fraternità, della democrazia, della solidarietà globale”.

Per un nuovo umanesimo planetario

E’ il nuovo umanesimo per il terzo millennio, sottolinea il presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Se “l’antico umanesimo aveva prodotto un universalismo astratto, ideale, di fatto segnato da un sostanziale etnocentrismo e da un antropocentrismo deviato”, il nuovo umanesimo planetario “nasce dalla coscienza di dover ripensare allo stesso tempo le relazioni umane e la relazione degli uomini con la natura”. È una sfida, conclude Paglia, che, “per essere raccolta, richiede coraggio e forza di rinnovamento mentale e spirituale, per una nuova opera di edificazione umana e di fratellanza, consapevoli che l’umanità è stata sempre esaltata dalla speranza della fraternità”.

Tutti gli interventi del seminario

Il seminario, introdotto dal presidente di Greenaccord Alfonso Cauteruccio e moderato dal giornalista Vincenzo Varagona, presidente Ucsi, prosegue con l’analisi degli aspetti giuridici, sociali ed economici della giustizia climatica, a cura di Enrico Giovannini, economista, statistico e Direttore Scientifico di ASviS. Seguono gli interventi di Louise Fournier, dell’ufficio legale di Greenpeace International e di Antonello Pasini, fisico del clima CNR, su “La crisi climatica e gli eventi estremi: una questione di equità”. In programma quindi le relazioni di Paola Michelozzi, epidemiologa ambientale del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, su “Clima, salute e diseguaglianze sociali” e quella sulla giustizia climatica e l’impatto sulla salute: la solastalgia e l’ecoansia, di Rita Erica Fioravanzo, presidente Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management. Infine il seminario di studio si chiude con la tavola rotonda sul tema “Non c’è giustizia sociale senza giustizia climatica” alla quale partecipano Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, Simona Abbate, campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, Antonio Tricarico, campaigner finanza pubblica e multinazionali ReCommon, Domenico Giani, presidente Misericordie, e don Mattia Ferrari, Mediterranea.