Paglia: i ritardi nella vaccinazione compromettono anche Covax

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Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Fare luce sull’attenzione che un piccolo comune del Mezzogiorno riserva agli anziani, principali vittime del coronavirus. La presenza di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, a Oliveto Citra è servita anche a rilanciare una buona pratica che qui si sta diffondendo. Si tratta di “case intelligenti” che, grazie alla tecnologia, aiuta anziani e soggetti fragili a casa loro, preservando i luoghi, gli affetti, la vita di ogni giorno. Una nuova prospettiva che rilancia il senso di comunità, che coinvolge nell’aiuto “per uscire dalla crisi – sottolinea monsignor Paglia – rinnovati, più forti, più solidali”, contrastando la cultura dello scarto. “Le nostre società debbono guardare al futuro – aggiunge –  concentrando la loro attenzione anche nel prendersi cura degli anziani”.

E’ il tempo della solidarietà

In Italia soprattutto si è molto discusso della campagna vaccinale degli anziani, dei disservizi che si sono creati. In una recente nota della Pontificia Accademia per la Vita si denunciava la possibilità di creare disuguaglianze e anche competizioni nella distribuzione dei vaccini.

Ascolta l’intervista a monsignor Vincenzo Paglia

R. – Fortunatamente c’è ormai la consapevolezza della necessità del vaccino. Il Papa è stato molto chiaro. In questo tempo siamo preoccupati ed è necessario sollecitare ancor più, non solo la produzione dei vaccini, ma anche la distribuzione perché tutti siano vaccinati, nessuno escluso. In questo senso c’è anche il problema dei brevetti. Io inviterei le case farmaceutiche ad uno scatto umanistico, togliendo i brevetti in questo tempo, perché i vaccini siano prodotti e distribuiti in larghissima scala. Mi auguro che anche il progetto del G20, con il vertice mondiale della salute, il 21 maggio, possa sollecitare i governi a percorrere questa strada, sconfiggendo ogni nazionalismo vaccinale.

Per quanto riguarda il Covax, il piano per distribuire i vaccini nei Paesi poveri, al momento sembra veramente fermo. Si erano fissate alcune scadenze come quella del 10 aprile per iniziare una campagna vaccinale contro il coronavirus in 220 paesi del mondo ma questo obiettivo non è stato raggiunto. Così come non è stato raggiunto quello di distribuire 100 milioni di dosi…

R. – Resto sorpreso da questi ritardi, dalle inadempienze, dalle false promesse in un momento drammatico della storia del pianeta. Io sostengo apertamente che le istituzioni internazionali facciano sentire in maniera ancor più forte la loro voce perché in ogni modo si possa vaccinare l’intera popolazione. Non sono un tecnico, non sono uno scienziato, però deve certamente far riflettere che il ritardo nella vaccinazione, con il sopraggiungere delle varianti, rischia di rendere meno efficace tutta l’operazione che si sta ponendo in essere. Ecco perché penso che sia indispensabile uno sguardo planetario per affrontare il tempo della pandemia e quindi anche dei vaccini.