Eugenio Bonanata e Daniele D’Elia – Città del Vaticano
San Francesco d’Assisi resta dove c’è chiusura, fatica, lontananza ed è capace di accoglienza sempre e comunque. Questo il concetto chiave che padre Francesco Piloni, ministro provinciale dei Frati Minori di Umbria e Sardegna, esprime nell’ultima meditazione del ciclo ‘Signora Santa Povertà’ diffusa attraverso la Web TV della Porziuncola. Alla vigilia dell’incontro del Papa con i poveri all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli, il religioso rievoca il famoso episodio della ‘vera letizia’, una delle più belle lezioni che ci ha lasciato il Santo.
Fonti alla mano, padre Piloni ribadisce che il Serafico resta imperturbabile anche dinnanzi al frate che gli dice “vattene” e “torna da dove sei partito”, cioè dai lebbrosi, in una notte fredda mentre chiedeva invano ospitalità in un convento di ritorno da Perugia. Si tratta di una vicenda estrema e dolorosa, che non ha scalfito San Francesco il quale, infatti, continua a credere in quella fraternità così come l’aveva pensata, sebbene la realtà dei fatti sia ben diversa.
La vera beatitudine – ricorda padre Piloni – consiste nel non conturbarsi quando le porte si chiudono dinanzi a noi, nella povertà d’orgoglio, nell’abbandonare ogni pretesa di fama e di successo, nella rinuncia alla considerazione altrui. E nonostante il rifiuto degli altri, soprattutto dei fratelli, continuare a considerare questi ultimi come tali. “Per questo – afferma il francescano, prefigurando l’incontro di domani alla Porziuncola – i poveri e ogni povertà l’avremo sempre con noi: per renderci consapevoli e leali per vivere la nostra libertà fino in fondo, fino alla fraternità che resta il sogno di Dio”.
Per il Santo di Assisi il fatto di riporre ogni fiducia nel Signore rappresenta un punto d’arrivo: una meta che ha saputo guadagnarsi dopo una serie di privazioni, nell’ambito di un cammino di abnegazione. Sono tre i momenti che segnano il suo itinerario di conversione. Dopo l’incontro con il lebbroso abbiamo, simultaneamente, una spogliazione dai “beni”, dagli “affetti” e dal “proprio io”.
Un percorso che parte dalla piazza di Foligno, dove si disfa di alcune stoffe e incassa qualche denaro con la vendita del suo cavallo. Poi si rifugia a San Damiano e con il poco denaro a disposizione si dedica al restauro della cappella. Infine, ad Assisi, “depone tutti i vestiti e li restituisce al padre” e rinnegandolo dichiara di riporre ogni tesoro “in Dio” e che la vera paternità è quella Celeste. (FF, 1043).
Francesco nella prima parte dell’insegnamento ha dettato ciò che non è da considerare vera letizia. E cioè “non è la cultura o il possedere molto” che ci rendono graditi a Dio. Padre Piloni commenta che non lo è neppure il “potere politico ed ecclesiastico” o l’essere considerati “grandi” nella società. Addirittura – spiega – non serve neanche vivere il Vangelo integralmente, saper convertire alla fede o fare prodigi: nulla di tutto questo ci può procurare quella gioia ineffabile di cui stiamo parlando.