Chiesa Cattolica – Italiana

Padre Patton, dalla Grotta del Latte il messaggio di Natale ai cristiani

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Per il secondo anno consecutivo, le famiglie di Betlemme, soffrono le gravi conseguenze economiche della pandemia, a loro si rivolge il consueto messaggio di Natale del Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton ofm. “Sono famiglie – scrive il Custode – nelle quali i genitori, proprio come san Giuseppe e Maria sua sposa, cercano di fare il possibile per prendersi cura dei loro figli in un momento storico di grave difficoltà”. Il pensiero di Patton si rivolge a tutte le famiglie che sono in difficoltà nel mondo, a quelle che sono “costrette a scappare dalla propria casa, dal proprio Paese e dalla propria patria perché perseguitate da regimi politici che reincarnano la mentalità di Erode o perché disastri economici e ambientali sempre più frequenti costringono a lasciare tutto ed emigrare”. L’ambientazione del messaggio di quest’anno è la Grotta del Latte, un luogo, conclude il testo, da dove “viene da affidare tutte queste famiglie alla Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria ma viene anche da chiedere che le altre famiglie, quelle che stanno bene, quelle che non devono scappare, sappiano avere il cuore aperto”:

Padre, perché quest’anno ha scelto la Grotta del Latte?

L’augurio del messaggio di quest’anno ha un’ambientazione molto molto sui generis, perché ho voluto ambientarlo nella Grotta del Latte, santuario distante un centinaio di metri dalla Grotta della Natività. Questo luogo, secondo la tradizione, è il luogo in cui la Santa Famiglia, in fuga verso l’Egitto, fa la prima sosta e lì Maria si ferma anche per allattare il Bambino Gesù. Di conseguenza il messaggio è il messaggio legato al fatto che facendosi uno di noi, il figlio di Dio ha assunto il dramma della nostra storia, non i risvolti facili, ma i risvolti, oserei dire, estremi. Ha assunto anche la fatica e il rischio che è la vita umana. Il messaggio è poi un messaggio di Natale, ma con uno sguardo già verso la Pasqua perché, di fatto, la fuga in Egitto è motivata dal fatto che Erode desidera eliminare quel bambino pensando che sia un concorrente al regno e, quindi, di fatto, questo episodio e questo luogo ci fanno intuire come il figlio di Dio, fin da bambino, debba confrontarsi con un mondo ostile e, al tempo stesso, il Figlio di Dio, fin da bambino, è uno che è venuto per dare la vita per la nostra salvezza.

Comunque il Natale per i cristiani, padre, è un momento di gioia e di felicità per la nascita di Gesù bambino …

Sicuramente, sicuramente! È un momento di speranza, perché se il figlio di Dio incarnandosi arriva a tanto per me, allora io davvero ho speranza che il mondo possa essere migliore, che il mondo possa cambiare, che un amore così grande che si manifesta fin dal momento della nascita, possa anche trasformare un mondo nel quale, ahimé, purtroppo, l’amore si vede in maniera molto ridotta. Il messaggio del Natale è un messaggio di speranza, non perché offre una consolazione facile, ma è un messaggio di speranza perché offre come dono lo stesso Figlio di Dio. 

Questa speranza fortemente contenuta nel messaggio natalizio, purtroppo nei luoghi di Gesù, della Terra Santa, si è da tempo affievolita, per non dire perduta. La situazione dei cristiani quale è oggi?

Soprattutto nella zona di Betlemme è una situazione difficile, perché la mancanza di pellegrini da due anni, ovviamente, fa soffrire ancora di più, perché i cristiani di Betlemme vivono soprattutto dell’indotto dei pellegrinaggi, lavorando negli alberghi, facendo le guide ai pellegrini, fabbricando quegli oggetti di legno d’olivo e di madreperla che poi i pellegrini acquistano anche nei vari negozietti quindi, due anni senza pellegrini, vuol dire anche due anni senza reddito. Questo, chiaramente, è una dura prova per le famiglie che, per poter vivere con dignità, hanno bisogno di un reddito un po’ certo, un po’ sicuro, perché i problemi sono quelli della vita di tutti i giorni. Ecco, direi che le difficoltà sono di questo tipo, soprattutto nella zona di Betlemme sono molto concrete. In parte è lo stesso anche nella città vecchia, che soffre la stessa assenza di pellegrini. Abbiamo visto due Pasque a Gerusalemme senza pellegrini, adesso vedremo il secondo Natale a Betlemme allo stesso modo senza pellegrini.

La cerimonia di accensione dell’albero di Natale, nella piazza della Mangiatoia a Betlemme, si è svolta il 4 dicembre ed è stata una cerimonia molto bella, molto partecipata, con una grande presenza. Padre, come si prospettano i giorni che stanno per arrivare e il Santo Natale…

Si prospettano comunque come giorni di festa per la popolazione locale, perché la gente di Betlemme, i cristiani di Betlemme sanno benissimo che Betlemme è la Città del Natale, sanno che è la città dove il figlio di Dio si è fatto bambino, e lo sanno tutti i cristiani di Terra Santa quindi, la partecipazione che si è vista anche all’accensione dell’albero di Natale, è dovuta anche al fatto che i cristiani che vivono in Galilea o lungo la costa, anche sul lato israeliano della Terra Santa, possono muoversi all’interno del territorio, supplendo così, in qualche misura, alla mancanza di pellegrini provenienti dai vari Paesi del mondo. Io ho sentito diversi parroci che, per aiutare i cristiani di Betlemme, hanno organizzato pullman di pellegrini dalle varie parrocchie di Nazareth, di Giaffa, di altre località, proprio per portare a Betlemme gruppi di pellegrini interni e dare un po’ di respiro. Ripeto, i cristiani di Betlemme fanno festa a Natale. Giorni fa ero a celebrare per i bambini della Casa del Fanciullo. Ho chiesto loro: “Sapete perché è importante Betlemme?” Loro mi hanno risposto: “Perché è nato Gesù, perché è nato qui il figlio di Dio”. Ho poi chiesto loro: “Sapete perché voi siete fortunati?”, e loro hanno risposto: “Sì, qui noi siamo concittadini di Gesù, siamo nati anche noi dove è nato Gesù” e poi ho fatto capire loro che non hanno bisogno di costruire una grotta, perché hanno la Grotta originale, che non hanno bisogno di immaginarsi una mangiatoia, perché la possono andare a vedere tutti i giorni. Quindi, i cristiani di Betlemme sanno cosa vuol dire essere cittadini di Betlemme ed essere concittadini di Gesù Bambino, se mi è permessa l’espressione.

Padre, che augurio vorrebbe rivolgere ai cristiani che si apprestano a celebrare il Santo Natale?

Penso che da Betlemme, dalla Terra Santa, sia importante che arrivi una parola di speranza, che arrivi l’augurio di un santo Natale a tutte le famiglie, a tutte le persone. La Liturgia ci fa cantare, nei giorni prima del Natale, delle antifone molto antiche e molto belle e, nel giorno più breve dell’anno, il 21 dicembre, ci fa cantare un’antifona che saluta la nascita di Gesù come la nascita del Sole, che viene a illuminare l’oscurità e le tenebre del mondo. Quindi, anche nella notte più buia, dobbiamo comunque ricordare che Gesù, che è la luce vera, venuta nel mondo per illuminare ogni uomo, illumina anche noi, illumina anche le difficoltà che stiamo vivendo, illumina le nostre famiglie, illumina la nostra personale esistenza. L’augurio è di saper attingere anche a quella piccola fiammella che brilla a Betlemme, per sentirsi anche un po’ più consolati dentro il cuore. Buon Natale!

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