Il missionario, presente oggi all’udienza generale, ha portato al Pontefice il libro sul rapimento subito in Niger nel 2018 per mano di fondamentalisti islamici e il sequestro di due anni nel deserto del Sahel, in Mali. In Piazza San Pietro anche la delegazione di Walk Free, gruppo internazionale impegnato nella lotta a ogni forma di schiavitù, e i campioni di padel degli Usa venuti a Roma per il progetto “Sports Diplomacy” che insegna a giocare a persone con fragilità
di Fabrizio Peloni
«Nel momento in cui stavo per diventare libero, ho detto a uno dei miei carcerieri: “Che Dio ci faccia capire un giorno che siamo tutti fratelli”». Così padre Pier Luigi Maccalli, missionario della Società missioni africane, presente stamane all’udienza generale, racconta gli ultimi momenti del suo rapimento avvenuto nel 2018 per mano di fondamentalisti islamici in Niger.
Al Papa «ho portato il mio racconto — contenuto nel libro Catene di libertà — su quanto ho vissuto per due anni, tenuto in sequestro nel deserto del Sahel, in Mali», dice il missionario. «Adesso sono libero per liberare il perdono e spegnere sul nascere ogni inizio di violenza» c’è scritto in quello che, fa presente, «non è un “diario di prigionia” ma una storia di perdono, di travaglio interiore, di grande silenzio, di purificazione, di ritorno alle origini, all’essenziale e al tempo stesso di cammino. Sì, un processo in cui le catene dell’odio alla fine si spezzano».
Padre Maccalli parla della sua esperienza di sentirsi «missionario libero anche in catene, in piena sintonia con Papa Francesco, con lo stile delle periferie». E al Pontefice ha anche presentato alcuni suoi pensieri, scritti di recente, proprio «sull’importanza della fraternità tra gli uomini, sulla pace che va perseguita in ogni modo, non alimentando ulteriore odio in questo tempo di guerra».
Storie di schiavitù
La parola “libertà” stamani è riecheggiata in piazza San Pietro anche in altre storie di schiavitù moderne, contenute in particolare nel Global Slavery Index 2023. Sono state presentate al Papa durante l’udienza generale da una delegazione di Walk Free, gruppo internazionale impegnato nella lotta a tutte le forme di schiavitù, attraverso la proposta di un cambiamento dei sistemi in collaborazione con governi, imprese, leader religiosi e con organizzazioni in prima linea nel sostegno delle vittime.
I membri della delegazione si sono riuniti ieri, presso la Casina Pio IV in Vaticano, per un incontro promosso dalla Pontificia accademia delle scienze e dall’ambasciata di Australia presso la Santa Sede. Di Walk Free fa parte anche Global Freedom Network, rete globale nata nel 2014 e promotrice della Dichiarazione congiunta firmata lo stesso anno in Vaticano dai leader religiosi contro la schiavitù moderna.
Per combattere la agromafie
Tra i membri della delegazione, con alcune vittime provenienti da Kenya e Nepal, anche Marco Omizzolo, docente di sociopolitologia delle migrazioni che denuncia: «Solo nel settore agricolo in tutta Italia, da nord a sud senza eccezioni, abbiamo 230 mila persone — 80% migranti e 20% italiani — che vivono in condizioni paraschiavistiche, per un business annuo di 25,4 miliardi, né più né meno l’importo dell’ultima manovra economica del governo». Aggiungendo che per combattere le “agromafie” «non sono sufficienti i sistemi penalistici, che pur ci sono, ma serve un’azione più profonda, culturale, e una politica migratoria sicuramente più efficace».
Padel inclusivo
“Libertà”, attraverso l’esperienza sportiva del padel, è anche la parola-chiave che racconta l’iniziativa inclusiva incoraggiata stamani dal Papa e che ieri pomeriggio ha visto insieme, in campo con le racchette tra le mani, giovani con autismo, con sindrome di Down, atleti con disabilità fisica e intellettivo-relazionale, studenti non udenti dell’Istituto “Magarotto”, ospiti della Caritas di Roma, ragazzi che vivono nella periferia romana di Tor Bella Monaca insieme a diplomatici presso la Santa Sede e a due campioni statunitensi venuti appositamente: Andrea Samson e Anderson Good.
L’iniziativa è stata promossa al “Villa Pamphili Padel club” proprio dall’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede e da Athletica Vaticana per rilanciare, con i fatti, la visione fraterna sportiva di Papa Francesco.
Nell’ambito del progetto di “Sports Diplomacy” del Dipartimento di Stato statunitense, i due campioni sono venuti a Roma proprio per giocare e insegnare a giocare a persone con fragilità per sostenere una inclusione sociale attraverso anche la pratica sportiva. «Nel campo di padel – spiegano i due campioni – non si riconosceva l’ambasciatore e la persona accolta dalla Caritas: questa è la grande testimonianza che arriva dallo sport “per tutti”, vissuto con stile di apertura e non di chiusura in se stessi».
Note di tango
All’inizio dell’udienza l’orchestra filarmonica di San Pedro Sula, in Honduras, ha salutato il Papa — al suo ingresso in piazza a bordo della papamobile — con le note del famoso tango di Carlos Gardel Por una cabeza.