Chiesa Cattolica – Italiana

Padre Dall’Oglio: 100 mesi fa il rapimento del gesuita

Anna Poce – Città del Vaticano

Il 26 luglio 2015, nel corso dell’Angelus in Piazza San Pietro, Papa Francesco, a due anni dalla scomparsa di Padre Dall’Oglio, lanciava un appello per la sua liberazione, non dimenticando anche i vescovi ortodossi rapiti in Siria e tutte le altre persone sequestrate nelle zone di conflitto. “Auspico – sottolineava il Pontefice –  il rinnovato impegno delle competenti autorità locali e internazionali, affinché a questi nostri fratelli venga presto restituita la libertà”.

L’appello della sorella Francesca

Da allora si sono moltiplicati gli appelli di famigliari e amici per il rilascio del religioso. L’ultimo, quello lanciato dalla sorella Francesca, il 29 luglio scorso, in cui aveva sottolineato di guardare con fiducia all’impegno del governo italiano. “Sono passati otto anni e da allora non c’è nessuna notizia confermata, un’esigenza di verità che si fa sempre più stringente” aveva detto Francesca Dall’Oglio, sottolineando anche come il suo appello sia rivolto anche alla comunità internazionale, perché “si affronti il problema delle migliaia di scomparsi, di sequestrati e delle fosse comuni a Raqqa”. 

Paolo Dall’Oglio

Padre Dall’Oglio nasce a Roma nel 1954 ed entra nella Compagnia di Gesù nel 1975. Si laurea in Lingue e Civiltà orientali all’Istituto Orientale di Napoli e ottiene un Dottorato in Dialogo con l’Islam alla Gregoriana di Roma, completando gli studi a Beirut, in Libano. Nel 1982 scopre il monastero cattolico siriaco Mar Musa (XI sec.), nel deserto a nord di Damasco, e nel 1992 vi fonda una comunità spirituale ecumenica mista, dedita al dialogo interreligioso. Nel 2012 il gesuita viene espulso dal governo di Bashar al-Assad per aver criticato la repressione del governo con appelli, incontri, conferenze, attraverso una rubrica sulla rivista “Popoli”, con un blog sull’Huffington Post Italia e utilizzando i social network. Non rinuncia tuttavia al suo impegno e lancia un appello a Papa Francesco affinché promuova “personalmente un’iniziativa diplomatica urgente e inclusiva per la Siria, che assicuri la fine del regime torturatore e massacratore, salvaguardi l’unità nella molteplicità del paese e consenta, per mezzo dell’autodeterminazione democratica assistita internazionalmente, l’uscita dalla guerra tra estremismi armati”.  Il 28 luglio 2013, al suo rientro in Siria per una nuova missione finalizzata al rilascio di alcuni attivisti siriani fatti prigionieri, si perdono le sue tracce e si sospetta di un rapimento da parte di gruppi jihadisti a Raqqa, nel nord del Paese.

Associazione “Giornalisti amici di padre Dall’Oglio”

A chiedere “Verità per padre Paolo Dall’Oglio” in questi anni anche Riccardo Cristiano, giornalista, vaticanista e fondatore dell’associazione “Giornalisti amici di padre Dall’Oglio”, costituita il 22 luglio 2015 per realizzare iniziative giornalistiche, sociali e culturali tese a tenere viva la figura del gesuita e per proseguire il suo impegno per il dialogo. Cristiano è anche autore del volume “Dall’Oglio: il sequestro che non deve finire”, pubblicato da Castelvecchi, che ricostruisce la vicenda del religioso e sollecita indagini e interregatori nei confronti delle ultime persone che a Raqqa sono state viste con il gesuita. Il giornalista sottolinea nel libro come l’Isis e il regime di Assad abbiano agito in questo modo, insieme o separatamente, perché avevano paura di lui e della forza del suo messaggio di fratellanza, al punto tale da negargli la forza dei vivi e quella dei martiri, chiudendolo in un limbo sospeso. Ma quel messaggio, tanto temuto, conclude Cristiano, non potranno mai sequestrarlo.

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