Padre Chlouk ad ACS: sono migliaia i cristiani in fuga dal Libano

Vatican News

Anna Poce – Città del Vaticano 

Il parroco della cattedrale maronita di San Giorgio a Beirut, padre Jad Chloukin un’intervista rilasciata ad Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito, ha raccontato come centinaia di migliaia di cristiani stiano cercando di lasciare il Libano dopo l’esplosione nell’area portuale della capitale dello scorso 4 agosto, suscitando timori per il futuro della Chiesa.

Cristiani estranei nel loro Paese

I media libanesi hanno riferito, infatti, che dopo l’esplosione, sono state presentate migliaia di domande all’ufficio immigrazione. “Le statistiche mostrano che più di 380.000 richieste di immigrazione sono state presentate alle ambasciate dell’UE e dei Paesi del Nord America – ha affermato Padre Chlouk -, e che la maggior parte di esse provenivano da cristiani, che purtroppo ora si sentono come estranei nel loro Paese d’origine”.

“Di conseguenza, il numero dei cristiani nel Paese – ha continuato il sacerdote – sta diminuendo di giorno in giorno, e questo sta influenzando negativamente la situazione e causando ancor più pressione in quelli che rimangono, in una condizione in cui potrebbero presto soffrire perché perseguitati”.

Il Medio Oriente si sta svuotando

Padre Chlouk ha sottolineato come in tutto il Medio Oriente il numero dei cristiani sia crollato. L’Iraq aveva 1,5 milioni e mezzo di cristiani prima del 2003, e ora potrebbero essere meno di 150 mila. La Siria, a metà del 2017, ne contava meno di 500.000, – in calo rispetto a 1,25 milioni prima dell’inizio della guerra civile nel 2011.”Questa non è una teoria cospirativa – ha precisato il sacerdote – è la realtà di cui siamo stati testimoni con i nostri vicini più prossimi, tra cui Siria, Iraq, Palestina e Giordania”.

Il sacerdote ha, infine, concluso con una nota di ottimismo. “Nonostante tutto – ha affermato -, guardiamo al futuro con speranza, perché sappiamo che nostro Signore Gesù Cristo è il padrone della storia, e che nelle sue mani giace tutta la nostra storia e la nostra vita”.