Pace in Ucraina, Parolin: la preghiera non è mai inutile, può cambiare cuori e menti

Vatican News

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Nella Messa per la pace in Ucraina presieduta nella Basilica di San Pietro dal segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, con la partecipazione di ambasciatori e membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, risuonano le parole di Gesù nel Discorso della Montagna: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Nell’omelia, il cardinale Parolin sottolinea che la pace “è una caratteristica di Dio stesso”. “Siamo qui questa sera – afferma – per implorare da Dio il dono della pace in Ucraina e per chiederGli di aiutare ogni uomo e ogni donna di buona volontà ad essere artigiano di pace”. Citando le parole pronunciate lo scorso 6 marzo da Papa Francesco all’Angelus, il segretario di Stato vaticano, riferendosi al dramma in Ucraina, ricorda che “non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria”. Un conflitto, aggiunge, che può essere realmente vinto solo con la preghiera e la pace:

Se noi siamo qui a pregare per la pace è perché siamo convinti che la preghiera non è mai inutile, che la preghiera può incidere anche sulle situazioni più umanamente disperate, che, soprattutto, può cambiare cuori e menti, secondo la promessa del Signore riferita nel libro del profeta Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (36,26). 

Dalla croce alla luce

L’esortazione è quella di lasciarsi “illuminare dalla Parola ” riconoscendo che la gloria di Dio “passa attraverso la croce” mentre quella degli uomini “è ricerca di successo mondano e di potere”. Su questo duplice concetto di gloria, spiega il cardinale Parolin, “si gioca la storia del mondo intero”: “Una è la gloria che, nonostante le apparenze contrarie, porta alla morte, al vuoto, al nulla; l’altra è la gloria che sembra sconfitta e perdente, ma che porta alla risurrezione e alla vita”. Per crucem ad lucem: “per mezzo della croce si giunge alla luce, alla gloria”.

La pace che Dio ci insegna

Nell’omelia il cardinale Segretario di Stato pone poi domande che interpellano ogni cuore, soprattutto quelli induriti dalla guerra: “Non pensate, fratelli e sorelle, che se mettessimo davvero in pratica le parole di Gesù, tutti i conflitti della terra poco a poco scomparirebbero?”. “Non pensate che se dessimo un pò più ascolto all’invito di Nostro Signore tacerebbero le armi, anzi non si dovrebbero nemmeno costruire?”. La grandezza di Dio “è essenzialmente servizio”: “la pace che Dio ci insegna, infatti, è strutturata da relazioni dove, invece di schiavizzarsi e di combattersi a vicenda, ci si serve e si è utili a vicenda, ci si libera e si cresce insieme, in modo che ognuno fa esistere l’altro”.

 

Le condizioni per costruire la pace

La gloria di Dio, sottolinea il cardinale, “non è opprimere, ma esattamente il contrario”. Ed è quella gloria “che davvero riempie il mondo di bellezza, di bontà, che dà la vita e costruisce la pace”.  Nell’omelia il segretario di Stato ricorda inoltre che San Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris, indica le quattro condizioni fondamentali per costruire la pace: “il rispetto della verità, la tensione verso la giustizia, l’amore fraterno che rifugge dai mezzi violenti, la libertà che esclude ogni soffocante imposizione”.

“Vi lascio la pace”

La pace, afferma il cardinale Parolin, è l’eredità del Signore. Nell’ultima cena, “prima di andare a offrire la sua vita sulla croce per riconciliare ogni uomo con il Creatore”, il Signore Gesù ha detto agli apostoli e a tutti noi: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.

La pace è perciò la Sua eredità, per questo il discepolo di Gesù non perde mai la speranza… Chi ama sul serio la pace di Cristo, chi tra mille ostacoli e mille opposizioni le rende testimonianza, chi nella preghiera chiede ogni giorno al Signore che la vera pace regni, costui efficacemente contribuisce, almeno un poco, a rendere la terra più misericordiosa e più umana.

Gesù aiutaci a costruire la pace

Il cardinale Parolin esorta infine a rivolgersi a Dio “con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina”, ripetendo con Papa Francesco: “Tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza”. Ed eleva infine una supplica che abbraccia il mondo intero: “Signore Gesù, Principe della Pace guarda i tuoi figli che innalzano a te il loro grido: Aiutaci a costruire la pace, preserva la nostra lingua dal male e le nostre labbra dalla menzogna”.

Preghiere in russo e in ucraino

Dopo l’omelia, anche il momento della preghiera dei fedeli è stato scandito da suppliche in più lingue per la promozione della pace e per la protezione di quanti stanno patendo le conseguenze della guerra . In russo si è pregato “per i governanti delle nazioni perché il Signore della storia li sostenga nell’impegno per l’edificazione del bene comune e li renda coraggiosi nella ricerca della concordia e della pace”. In lingua ucraina la preghiera è stata per quanti “sono provati dalla guerra, in particolare per le vittime e per i feriti, per coloro che hanno perso la propria casa, per gli sfollati, per i bambini, per gli anziani e le persone sole perché il Signore doni loro speranza e consolazione”. In lingua polacca si è poi pregato “per tutte le persone di buona volontà impegnate nella promozione di opere di pace e di convivenza fraterna, specialmente per quanti si stanno adoperando a fornire aiuto e conforto ai profughi”.