Andrea De Angelis – Città del Vaticano
La preghiera per “la cara Ucraina”, perché questo Natale “porti la pace” e tacciano finalmente le armi. Lo scorso 12 dicembre, al termine della preghiera mariana dell’Angelus, Papa Francesco ha rivolto il suo pensiero ad un Paese che quest’anno ha vissuto importanti tensioni geopolitiche, destando grande preoccupazione nella comunità internazionale. Al recente G7 dei ministri degli Esteri a Liverpool, in Inghilterra, si è parlato di “conseguenze enormi” nel caso di una minaccia militare della Russia, con Mosca che da settimane sta concentrando le attività delle sue truppe ai confini con Kiev.
Speranza mista a timore per un futuro incerto
Sono 42 milioni gli abitanti dell’Ucraina, il secondo Stato europeo più grande per estensione territoriale. Punto di incontro tra etnie e culture differenti, presenta un panorama religioso molto composito, sebbene oltre due cittadini su tre siano cristiani ortodossi. Il secondo gruppo religioso è quello dei cattolici, in maggioranza di rito orientale. Il Natale di quest’anno è un momento di festa particolare, nel quale la speranza è mista a trepidazione per un futuro incerto, considerando anche l’aumento dei casi di Covid-19 nel Paese e, più in generale, nel vecchio continente.
“Importanti per noi le parole del Papa. Desideriamo l’unità”
“C’è grande bisogno di unità nel Paese”, afferma il segretario generale di Caritas-Spes Ucraina, padre Vyacheslav Grynevych. Nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News, il sacerdote racconta come “le parole del Papa siano di grande importanza per tutti noi, perché pongono all’attenzione del mondo quanto accade in Ucraina”. Grynevych illustra le numerose attività che la Caritas porta avanti in questi giorni di festa, cercando di “favorire il dialogo tra le generazioni” e stando accanto alle persone più bisognose.
Tante le preoccupazioni per un Paese che ha vissuto un anno ricco di tensioni. Che Natale è per l’Ucraina?
Sì, le preoccupazioni sono tante, le notizie che sentiamo destano timori. Penso che ciò di cui più necessitiamo è l’unità nella società ucraina. C’è un dibattito in corso anche sulle celebrazioni del Natale, perché noi lo festeggiamo il 25 dicembre, mentre la Chiesa orientale, i protestanti festeggiano il 7 gennaio. Quest’anno il capo della Chiesa ortodossa ucraina si è espresso a favore delle celebrazioni del 25 dicembre e questo è un passo importante. Davvero è una bella notizia, ritrovarsi alla stessa tavola è fondamentale. Voglio aggiungere che qui Papa Francesco ha un alto livello di fiducia nella popolazione, questo ci permette di compiere con più efficacia la nostra missione, quella di condurre il popolo a Cristo. Siamo anche molto grati al Papa che, con i suoi appelli, richiama l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sull’Ucraina. Spero, credo che questo favorirà la pace che noi aspettiamo. Compresa la pace nei nostri cuori.
Anche questo mese il Papa ha pregato per la pace in Ucraina, condannando la presenza di troppe armi. Nel Paese si respira un clima di tensione per il numero eccessivo di armi?
Sì, sì, certamente. Ripeto, le parole del Papa sono davvero importanti per noi. Noi, come i poveri, aspettiamo la pace e questo deve essere visto e compreso dal mondo. Se guarderanno, comprenderanno la nostra situazione e sarà davvero importante. So che Dio guarda noi, spero che il Natale porterà la pace che aspettiamo, grazie anche alle preghiere della Chiesa mondiale.
In che modo Caritas Spes manifesta la solidarietà, come siete accanto alle persone che hanno bisogno di aiuto?
In questi giorni la nostra missione consiste anche nel non fare sentire le persone sole. Penso ai bambini negli orfanotrofi, agli anziani, ma anche alle mamme con i figli, talvolta vittime di violenza domestica. Come Caritas cerchiamo di favorire il dialogo, l’incontro tra le generazioni: i bambini scrivono delle lettere agli anziani, ad esempio. I volontari poi organizzano tanti eventi, portano dei regali a chi non ha una casa. La nostra missione è coltivare l’amore misericordioso nelle cose che facciamo. Non sono solo cene di beneficenza, pasti caldi o cartoline. Vogliamo davvero mostrare l’amore per il prossimo, come fanno tutte le Caritas nel mondo. Qui in Ucraina abbiamo due Caritas, una delle quali è Caritas Spes, della Chiesa cattolica latina.
A causa della pandemia sono aumentate le persone in stato di indigenza? Ci sono problemi economici e sociali, legati ad esempio al lavoro o alle rimesse?
Sì, veramente è un problema difficile questo. Anche le nostre persone migranti che lavorano in altri Paesi hanno avuto delle difficoltà, le persone non possono tornare o, viceversa, andare a lavoro. Speriamo che l’esperienza di questi due anni servirà in futuro, in senso positivo. I nostri problemi credo che siano simili a quelli del resto del mondo. Credo che il Bambino Gesù, in questo Santo Natale, porterà la speranza a tutti coloro che oggi hanno la paura nel cuore.