Iniziano nel capoluogo abruzzese le celebrazioni per la 729.ma Perdonanza celestiniana. Il 28 agosto l’apertura della Porta Santa da parte del cardinale Semeraro. Il sindaco Biondi: una celebrazione che sulle orme di Celestino V ci spinge a rafforzare lo spirito di unità di una comunità ancora ferita
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Tra poche ora si apriranno all’Aquila le celebrazioni per la 729.ma Perdonanza istituita da Papa Celestino V nel 1294. Con questa edizione si chiude l’anno giubilare proclamato da Francesco nella precedente edizione che vide la presenza del Pontefice nel capoluogo abruzzese. Il 28 agosto sarà all’Aquila il cardinale Marcello Semeraro. Il prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, in rappresentanza del Pontefice, officerà il rito dell’apertura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Fino al giorno successivo sarà possibile lucrare l’indulgenza plenaria. A margine delle celebrazioni religiose, si svolgeranno nel capoluogo abruzzese spettacoli e tante altre iniziative artistiche e culturali.
Patrimonio dell’Unesco
La Perdonanza celestiniana è un tradizionale momento di fede profonda caro agli abruzzesi e non solo che in questi giorni si fanno pellegrini per assistere alla celebrazione religiosa che nel 2019 è stata proclamata manifestazione storica, Patrimonio Immateriale Culturale dell’Umanità Unesco.
Fede e cultura
Da 729 anni la Perdonanza celestiniana celebra il rito solenne che permette di varcare la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila, per ricevere l’indulgenza plenaria in un atto intimo e coinvolgente così come voluto da Papa Celestino V; riconciliazione profonda di una comunità che in questi ultimi anni, anche a causa dei recenti eventi sismici, ha dovuto ritrovare in se stessa la necessaria forza per illuminare con rinnovata luce i propri luoghi. L’Aquila torna, dunque, palcoscenico internazionale della cultura. Dal 23 al 30 agosto, si vivranno giorni ricchi di appuntamenti irrinunciabili tra riflessione storica e spirituale, concerti, spettacoli e rievocazioni storiche.
Il fuoco della fede
C’è attesa all’Aquila per l’arrivo davanti alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio del fuoco portato all’Aquila dal Monte Morrone. Lì, in un eremo ancor oggi esistente, un corteo guidato da re Carlo II d’Angiò portò all’anacoreta, Pietro Angelerio, la notizia dell’elezione al soglio petrino. Lo stesso corteo reale di notte, illuminato dalle fiaccole, portò il religioso all’Aquila dove, nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, venne incoronato con il nome di Celestino V alla presenza dello stesso re Carlo e del figlio, suo successore, Carlo Martello. E l’arrivo del fuoco all’Aquila vuole proprio rievocare quell’episodio.
Un messaggio di riconciliazione al mondo intero
Tra i primi atti di Papa Celestino, l’emissione della cosiddetta Bolla del Perdono, documento che elargisce l’indulgenza plenaria a tutti coloro che, confessati e pentiti dei propri peccati, si rechino nella Basilica di Collemaggio, dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. Fu così istituita la Perdonanza. Ancor oggi questa storia ha un significato profondo per i fedeli e viene rinnovata, secondo il sindaco della città, Pierluigi Biondi, all’insegna della conversione, della riconciliazione e della pace: un messaggio che dall’Aquila, città che ancora porta evidenti i segni del terremoto del 2009, vuole essere rivolto a tutto il mondo.
Che cosa rappresenta per l’Aquila la Perdonanza celestiniana?
Questa è la nostra celebrazione più importante, in pratica la rievocazione del primo Giubileo della storia. E la figura straordinaria di Papa Celestino V ci guida ogni giorno e ci accompagna alla lettura di nuovo della Bolla del Perdono. Riscoprirne il significato ci riempie di grande afflato e di grande spirito di comunità.
In questa edizione, in particolare, il programma mostra che la cultura laica e il mondo della fede camminano insieme, verso quale obiettivo comune, secondo lei?
Il legame tra l’aspetto laico e quello spirituale delle feste dedicate ai santi è ancestrale. Noi abbiamo cercato di riproporla in chiave moderna, in maniera sobria, valorizzando sia la Perdonanza, sia la Basilica attraverso, ad esempio, il Teatro del Perdono, dove ci sarà la grande apertura con artisti di fama internazionale, spettacoli teatrali, danza, eventi di qualsiasi genere che mettano in luce anche la vivacità culturale di una città che si sta pezzo dopo pezzo riappropriando del proprio presente e sta costruendo le basi del proprio futuro.
L’Aquila, ma anche il suo circondario, la sua provincia, portano ancora le ferite degli eventi sismici degli anni scorsi. È iniziato concretamente un percorso di vera rinascita?
La ricostruzione ha un po’ stentato in passato, ma oggi da questo punto di vista stiamo facendo dei passi in avanti importanti. Io credo che però sia proprio iniziato un processo più ampio, che è quello di ricollegare i fili dei legami comunitari che il terremoto aveva sfilacciato. In alcuni casi questi rapporti erano stati addirittura recisi con la diaspora degli aquilani, quindi l’allontanamento dalla propria terra di origine. E che questo sia un percorso avviato, lo dimostra il fatto che cresce il numero dei turisti, il numero delle attività commerciali che tornano ad aprire o aprono ex novo, i ragazzi che sono tornati ad affollare l’università, il vicino Gran Sasso, il conservatorio. Tutto sommato questa grande vivacità dà il senso di un cammino intrapreso dall’Aquila. Diciamo che abbiamo superato la montagna, adesso ci siamo incamminati lungo la discesa.
Papa Francesco ha sempre espresso vicinanza alla celebrazione della Perdonanza, lo scorso anno con la sua presenza e l’indizione di un anno giubilare del perdono. Forse è un modo anche per fare della misericordia una maniera per pacificare tutta la società?
Il Papa l’anno scorso, con questo grande dono della sua presenza e dell’apertura della Porta Santa e anche dell’Angelus dal sagrato di Collemaggio, non soltanto ci ha conferito l’appellativo di Città della pace, della tolleranza, della misericordia e della riconciliazione, ma ci ha anche dato un monito sul tema della misericordia. L’Aquila è una città che ha sofferto, ha sofferto un dolore ingiusto, così come soffrono un dolore ingiusto le popolazioni della guerra in Ucraina o le popolazioni dei conflitti che sono in giro per il mondo, così come soffrono un dolore ingiusto le minoranze che sono perseguitate. La presenza del Papa all’Aquila è stato un grande messaggio di tolleranza, di pace tra i popoli e, credo, un messaggio quanto mai attuale che dimostra la modernità di Celestino V anche a distanza di oltre sette secoli.
Quest’anno, quindi, in modo particolare dall’Aquila parte un auspicio di pace rivolto a tutto il mondo?
Assolutamente sì. Non a caso dall’anno scorso abbiamo istituito anche il Premio del Perdono che abbiamo conferito l’anno scorso a Papa Francesco. Quest’anno parleremo di nuovo di riconciliazione tra i popoli anche con questo riconoscimento. È un messaggio di pace universale rappresentato dalla Basilica di Collemaggio che apre a tutti le sue porte, accetta tutti e tutti perdona, purché pentiti, naturalmente, e riconciliati.