Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
La guerra in Ucraina, il futuro della globalizzazione, il commercio internazionale, la crisi dell’economia, una drammatica crisi alimentare mondiale. In una Davos tornata in presenza, dopo due anni di riunioni via schermo, alla fine del World Economic Forum, ieri sera, si respira più preoccupazione dell0inizio. Dopo 4 giorni di incontri, inframmezzati dagli appelli video del presidente ucraino Zelensky, le prospettive economiche son più amare che mai, avvelenate dal conflitto in corso tra Mosca e Kiev. Il 2022 rischia di divenire, secondo gli osservatori, un annus horribilis, segnato da una recessione globale che a pagare saranno soprattutto i paesi più vulnerabili.
Una forbice sempre più larga
Guerra e pandemia hanno reso i miliardari ancora più ricchi, e lasciato al palo i poveri. A fotografarlo è il rapporto, presentato in apertura di World Economic Forum in Svizzera dall’organizzazione Oxfam, e che racconta di crescenti disuguaglianze globali, di scandalose iniquità e che spiega, nel dettaglio, la forbice sempre più larga tra ricchi sempre più ricchi e poveri che tali restano, se non addirittura in peggioramento. Negli ultimi due anni, scrive Oxfam, “i miliardari che controllano le grandi imprese nei settori alimentare e energetico hanno visto aumentare le proprie fortune al ritmo di 1 miliardo ogni 2 giorni, mentre 1 milione di persone ogni 33 ore rischia di sprofondare in povertà estrema nel 2022”. La ricchezza dei miliardari, prosegue il rapporto, è pari al 13,9% del Pil mondiale, oltre 3 volte la quota del 2000. I 20 individui più ricchi del pianeta hanno patrimoni che valgono più dell’intero Pil dell’Africa subsahariana.
Il ritardo nell’azione di solidarietà
Ma a cosa può portare la presentazione di un simile rapporto in un tale contesto? Drammatica la risposta di Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia: “E’ difficile prevedere che una presentazione di dati del genere possa richiamare ad una maggiore solidarietà o aprire immediati spiragli”. Il punto è che, pur essendo processi e percorsi da compiere presenti da mesi sull’agenda pubblica istituzionale si “stenta a decollare”, in un mondo ancora in piena pandemia, è l’altra denuncia di Oxfam, che presenta “una vera e propria forma di apartheid vaccinale, una distribuzione iniqua dei vaccini che pone a serio rischio la tutela della salute globale con anche ripercussioni chiaramente sulle prospettive economiche della crescita sostenibile e inclusiva per il mondo”. I due anni di pandemia non hanno aperto ad alcuna solidarietà, anzi, al contrario sono stati segnati da molta retorica e oggi il problema, continua Maslennikov, “non è Davos, ma i consessi internazionali dove devono essere decise e deliberate risposte adeguate. Quando si arriva a quei tavoli ci sono spesso e volentieri forti divergenze di vedute o ritardi nell’azione”.
Perduti i progressi nella lotta alla povertà
Il punto dunque è che se da una parte “Davos sicuramente prende atto del grave momento che stiamo attraversando, le soluzioni devono però essere prese altrove. Purtroppo – è la conclusione di Maslennikov – si registrano forti ritardi e, in alcuni casi, una inazione tutt’altro che accettabile di fronte al rischio di ampliare la statistica della povertà estrema e facendoci tornare indietro su tutti i progressi nella lotta alla povertà che sono registrati nei decenni precedenti”.