Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Accuse infamanti e diffamatorie”. Per questo il cardinale Marc Ouellet querela la donna che, ad agosto, lo aveva accusato di aver subito da parte sua un’aggressione sessuale oltre dieci anni fa, quando era arcivescovo di Québec. Lo annuncia il porporato stesso in una dichiarazione diffusa in serata in cui, firmandosi prefetto del Dicastero per i vescovi, spiega le motivazioni che lo hanno spinto a presentare un ricorso per diffamazione alla sua accusatrice, della quale non vengono rese pubbliche le generalità, tutelate con una specifica ordinanza.
Le accuse ad agosto
Le accuse di presunte violenze sessuali a danno del cardinale risalgono al 16 agosto 2022 e si inserivano nel quadro di un’Azione legale collettiva intentata in Québec contro la Corporation Archiépiscopale catholique romaine de Québec et l’Archevêque catholique romain de Québec.
Sempre ad agosto, Papa Francesco, alla luce di queste informazioni, aveva affidato una indagine preliminare al padre gesuita Jacques Servais. A conclusione dell’inchiesta, il Pontefice aveva deciso di “non aprire un’indagine canonica per aggressione sessuale da parte del cardinale”, dal momento che non c’erano “elementi sufficienti”.
Azione legale
Proprio da questo punto parte la dichiarazione odierna di Ouellet che, ribadendo di non aver “mai commesso gli atti” di cui è stato accusato, scrive: “Essendomi preliminarmente assicurato di proteggere l’anonimato della querelante ottenendo un’ordinanza in tal senso, intraprendo oggi un’azione legale per diffamazione dinanzi ai tribunali del Québec, al fine di dimostrare la falsità delle accuse mosse contro di me e ripristinare la mia reputazione e il mio onore”.
“Mai macchiato di comportamenti riprovevoli”
“Non mi sono mai macchiato di comportamenti riprovevoli e men che meno di quelli contestati ad altri membri del clero citati nell’Azione collettiva”, ribadisce il porporato. “Questa associazione inappropriata, costruita intenzionalmente e largamente diffusa per scopi impropri, deve essere denunciata”.
Giustizia e verità per ogni vittima
Nel suo statement il cardinale ci tiene a chiarire che questa presa di posizione non vuole mettere in discussione la giustizia e la verità che sono un diritto fondamentale di ogni vittima di abusi sessuali. “È chiaro – scrive – che le vittime di abusi sessuali hanno diritto ad un giusto risarcimento per i danni che hanno subito. Sono sensibile alla loro sofferenza e ribadisco loro la mia sincera vicinanza. Il loro diritto ad avere giustizia non è messo in discussione dalla mia presa di posizione”. Tuttavia, aggiunge Ouellet, “è nondimeno dolorosamente necessaria per difendere la verità, la mia reputazione e il mio onore”.
Eventuali risarcimenti agli indigeni canadesi
Il capo Dicastero annuncia infine che qualsiasi eventuale indennizzo finanziario che potrebbe ricevere nel quadro di questo procedimento, sarà interamente devoluto a favore della lotta contro gli abusi sessuali ai danni delle popolazioni indigene del Canada.
L’indagine preliminare
Già con un comunicato del 19 agosto scorso, Ouellet aveva fermamente contestato gli addebiti di quella che veniva indicata come “F.” definendole “false accuse” e negando “con fermezza di avere compiuto gesti inappropriati” sulla persona in questione. “Considero diffamatorie l’interpretazione e la diffusione di queste accuse in quanto aggressioni sessuali”, scriveva ancora il porporato, annunciando che, qualora fosse stata avviata una inchiesta civile, vi avrebbe partecipato “attivamente” affinché la sua “innocenza” fosse riconosciuta.
A conclusione della indagine affidatagli dal Papa, il gesuita Servais faceva sapere che: “Né nel suo rapporto scritto e inviato al Santo Padre, né nella testimonianza via Zoom che ho raccolto successivamente in presenza di un membro del Comitato diocesano ad hoc, questa persona ha portato una accusa che potesse fornire materia per una tale indagine”. Da qui la scelta di non far partire alcuna inchiesta canonica.