Chiesa Cattolica – Italiana

Oster su Fiducia supplicans: “Una benedizione? Anche per i curatori d’anime!”

Il vescovo tedesco di Passau commenta sull’Osservatore romano la recente dichiarazione del dicastero per la Dottrina della Fede sul senso pastorale delle benedizioni. A cambiare non è l’insegnamento sull’uomo, ma sviluppa la dottrina al di fuori delle celebrazioni liturgiche

Stefan Oster – Vescovo di Passau

Fiducia supplicans – “fiducia supplicante”: è questo il titolo di un nuovo documento romano, promulgato dal Dicastero perla dottrina dellafede e firmato dal suo Prefetto, il Cardinale Fernández. Riguarda una questione che da anni occupa intensamente l’opinione pubblica sia interna sia esterna alla Chiesa; un’intensità simile, forse, solo a quella relativa alla questione della possibilitàdi ammettere le donne ai ministeri consacrati. Si tratta della possibilità di benedire l’unione di coppie al di fuori del matrimonio tra uomo e donna, quindi, peresempio, coppie dello stesso sesso o nuove unioni dopo una separazione o un divorzio. La stragrande maggioranza dei cronisti che si sono occupati di questo documento altamente differenziato, dopo la sua pubblicazione lo ha accolto come una sorta di svolta epocale: finalmente il Vaticano consente la benedizione di persone omosessuali!

In contraddizione con la recente lettera ai vescovi tedeschi?

E tuttavia, solo di recente il Vaticano, nella persona del cardinale segretario di Stato Parolin, in una lettera aveva comunicato ai vescovi tedeschi che, riguardo al cammino sinodale tedesco, vi sono temi modificabili che possono essere discussi con Roma — e altri che sono immutabili. Il cardinale Parolin aveva allegato alla lettera una “nota” integrativa del Dicastero per la dottrina della fede, sotto la responsabilità del cardinale Fernández, il cui contenuto era stato precedentemente approvato anche da tutti gli altri capi dicastero romani che avevano partecipato al colloquio. Questa nota sottolinea che, per quanto riguarda l’ordinazione presbiterale riservata agli uomini,«non c’è possibilità di pervenire ad altro giudizio» rispetto a quanto stabilito dalla dottrina vigente. In un secondo punto, poi, la nota afferma: «Un altro tema riguardo al quale la Chiesa locale non ha alcuna possibilità di sostenere un’opinione diversa, riguarda i comportamenti omosessuali. Di fatto, pur riconoscendo che dal punto di vista soggettivo possano esistere diversi fattori che ci esortano a non giudicare le persone, ciò non modifica ina lcun modo la valutazione della moralità oggettiva di tali comportamenti. L’insegnamento costante della Chiesa sottolinea che esiste una valutazione precisa e ferma sulla moralità oggettiva delle relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso. Un altro aspetto che qui non viene discusso è il grado della imputabilità morale soggettiva di tali relazioni in ogni caso singolo (documento della Congregazione per la dottrina della fede: Notificazione riguardo alcuni scritti del R.P. Marciano Vidal, C.Ss.R., del 22 febbraio 2001.)» . Fin qui il testo —che ha solo poche settimane di vita —e che esce dalla stessa penna del nuovo testo: Fiducia supplicans.

A cambiare non è l’insegnamento sull’uomo, bensì quello sulla benedizione

Se prima molti media si erano indignati per quella “nota”, ora gran parte degli stessi osservatori mediali accoglie questa nuova dichiarazione come un testo nel quale la Chiesa finalmente ha cambiato idea: adesso anche le coppie omosessuali e di altro genere possono ricevere la benedizione. Ma se è appena stato affermato che «la valutazione morale oggettiva» dei comportamenti omosessuali è stabilita, e se solo nel 2021 l’allora Congregazione per la dottrina della fede aveva ribadito che la Chiesa non ha il «potere»di impartire la benedizione alle «unioni tra persone dello stesso sesso», che cosa è successo? Alla fine la Chiesa ha modificato la sua dottrina? Ora la Chiesa ritiene di avere improvvisamente il «potere» di benedire coppie dello stesso sesso? La risposta data dal cardinale Fernández nella nuova dichiarazione del suo Dicastero, in realtà non rientra nell’ambito dell’insegnamento sulla persona, e nemmeno in quello che sopra è stato definito «valutazione della moralità oggettiva». Piuttosto, sottolinea in modo chiaro che solo nel contesto del matrimonio tra uomo e donna i rapporti sessuali trovano «il loro senso naturale, adeguato e pienamente umano» (Fiducia Supplicans n. 5). La dottrina della fede —prosegue il testo —su questo punto resta ferma.

Non si tratta di una benedizione durante una messa

Pertanto, la novità di fatto sta nella differenziazione di ciò che si può intendere come “benedizione”. Già nella dichiarazione del 2021 era stato detto che si trattava di una benedizione in senso liturgico; una benedizione per una coppia nell’ambito di una messa, una benedizione che potrebbe far pensare, anche solo lontanamente, a un matrimonio. Ciò non è possibile. E su questo rimane fermo anche il nuovo documento. Anche sotto questo aspetto i due testi non si contraddicono: nessuna modifica della dottrina, nessuna forma liturgica —es u questo il cardinale Fernández è ancora più esplicito: non esisteranno modelli rituali da seguire, ovvero non ci sarà un cosiddetto rituale per la messa. C’è però una cosa che il cardinale Fernández introduce come vera innovazione: sviluppa la dottrina della benedizione espressamente al di fuori delle celebrazioni liturgiche. Per esempio: quando mi muovo pubblicamente, come sacerdote o vescovo, le persone continuano a chiedermi spontaneamente una benedizione: chiedono se posso benedire loro o il loro bambino, i familiari che non sono presenti o qualche oggetto. In questo senso non ho mai negato una benedizione —formulata come preghiera libera —e non mi avrebbe mai nemmeno sfiorato l’idea di informarmi se la persona che chiede tale benedizione ne è degna.

Una preghiera di poter vivere meglio dinanzi a Dio attraverso la sua grazia

Il cardinale Fernández riprende proprio queste situazioni e altre simili— le interpreta teologicamente come una richiesta ascendente di benedizione per ricevere la grazia di Dio e quindi, come supplice, poter vivere meglio. Egli estende questa richiesta di benedizionepure alle coppie che, come si suoi dire, si trovano in “situazioni irregolari”. (Fiducia Supplicans n. 31). Ad esempio, si può pregare spontaneamente e liberamente perché anche nella loro vita si compia la volontà di Dio. E in questo senso, ora può essere benedetta ogni persona e anche ogni coppia. Tali benedizioni, prosegue il testo, non devono essere espressamente promosse, né devono dare scandalo o prevedere un rituale. Inoltre, l’occasione, gli abiti o i gesti di chi riceve la benedizione non devono ricordare un matrimonio. Tutto deve essere al servizio dell’accompagnamento pastorale delle persone —affinché Dio possa agire in loro —ma senza che il loro rapporto concreto venga espressamente approvato, o, come dice il testo, «convalidato». Ciò corrisponde alla pia convinzione che è sempre Dio a fare il primo passo per venirci incontro. C’è sempre il primato della grazia —che poi può aiutare le persone a vivere in modo diverso dinanzi a Dio, secondo la sua volontà. In tal senso, sacerdoti, diaconi e altre persone impegnate nella cura delle anime possono andare incontro alle persone e benedirle —senza dover pensare di ritrovarsi in situazioni pastorali contraddittorie. Una semplice benedizione, unita a una preghiera libera per chiedere l’aiuto e la grazia di Dio, può essereofferta da tutti. Per di più: ogni persona, senza eccezioni, ha bisogno della benedizione di Dio, poiché, come dice Paolo, «tutti hanno peccato» (Rm3, 23) — anche chi impartisce la benedizione.

Una benedizione per chi benedice

Sono quindi grato per questa dichiarazione, poiché sotto molti aspetti può aiutarci nei dibattiti polarizzati su questo tema. Du eanni fa, nella diocesi di Passau ho inaugurato un nuovo ufficio per la cura delle anime delle persone queer. Come Chiesa cattolica, nel cammino pastorale con queste persone di norma abbiamo un grande deficit di comprensione, e fin troppo spesso quasi nessuna capacità di comunicare nella cura delle anime. Ora il campo di gioco per il cammino pastorale comune diventa più ampio. Una preghiera per la benedizione di Dio e la sua benevolenza nel senso della Chiesa non deve più necessariamente essere in contraddizione con la Chiesa. E da questo punto di vista, il nuovo documento sulla benedizione può essere una benedizione per tutti coloro che, nella cura delle anime, s’impegnano sinceramente nell’accompagnamento e al tempo stesso vogliono rimanere fedeli alla Chiesa nella sua tradizione.

Chiarimenti per la Germania e per la Chiesa universale

In Germania il testo può essere chiarificatore, poiché in seguito al cammino sinodale nel nostro Paese, da un lato viene incontro alle richieste di benedizione delle suddette coppie da parte di molti partecipanti al sinodo. Dall’altro, vietando espressamente liturgie e riti per tali benedizioni potrebbe arrestare una tendenza che rischia di allontanarsi dalla Chiesa universale. Di fatto, nel frattempo sono state avviate iniziative per formulare testi e liturgie, o che li hanno già elaborati, al fine di dare alle benedizioni un quadro analogo a quello del matrimonio. Ma questo è espressamente vietato. Il testo può essere chiarificatore anche per il processo sinodale universale. Durante il Sinodo dello scorso ottobre, a Roma, la questione della possibilità di benedire persone dello stesso sesso è stata più volte sollevata —da persone sia favorevoli sia contrarie. E sempre era lì sospesa anche la possibilità di una modifica della dottrina, temuta oa pprovata. Perché di fatto c’è anche una logica interna secondo la comprensione: chi vuole benedire, con quel gesto dovrebbe anche approvare (bene-dire) ciò che da sempre era —e tuttora è — considerato un peccato. Si può fare? E ora si vede: questo nesso non è obbligatorio. Se intendiamo la benedizione secondo quella differenziazione che ci presenta ora il cardinale Fernández e che è stata espressamente approvata dal Papa, allora si può. E se venisse recepito in tal modo, allora forse questo tema rimarrebbe fuori dal Sinodo del prossimo ottobre, e magari smorzato nei contenuti. E i partecipanti al Sinodo potrebbero, secondo il desiderio di Papa Francesco, concentrarsi su quello che è il vero tema principale: diventare una Chiesa più sinodale, missionaria e partecipativa.

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