Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
L’Opus Dei convoca per il primo semestre del 2023 un Congresso Generale Straordinario con una specifica finalità: adeguare gli statuti della Prelatura come richiesto da Ad charisma tuendum. Ovvero il Motu proprio promulato lo scorso 22 luglio, con il quale Papa Francesco ha predisposto per la Prelatura il trasferimento di competenze dal precedente Dicastero dei Vescovi e stabilito che il prelato non potrà più essere insignito dell’ordine episcopale.
Lettera di Ocáriz
Ad annunciare la notizia del Congresso è il prelato Fernando Ocáriz in una lettera ai membri della realtà ecclesiale fondata da San Josemaría Escrivá, pubblicata sul sito ufficiale. “Nel Consiglio Generale e nell’Assessorato centrale stiamo studiando in che modo realizzare l’adeguamento degli Statuti dell’Opera richiestoci dal Papa in conformità alle indicazioni del Motu proprio Ad charisma tuendum“, si legge nella missiva. “Nel Dicastero del Clero ci hanno suggerito di non limitarci a prendere in considerazione ciò che riguarda la dipendenza della Prelatura da tale istituzione e la periodicità annuale anziché quinquennale della relazione alla Santa Sede sull’attività della Prelatura, ma di proporre altri eventuali ritocchi agli Statuti che riteniamo opportuni alla luce del Motu proprio. Ci hanno anche consigliato di prenderci tutto il tempo necessario, senza aver fretta”.
Trattandosi di un’iniziativa della Santa Sede, il prelato spiega che “non è necessario celebrare i Congressi Generali previsti per introdurre modifiche negli Statuti”. Tuttavia, con il parere favorevole dell’Assessorato Centrale e del Consiglio Generale, si è deciso di convocare il suddetto Congresso straordinario, “circoscritto a questa specifica finalità”.
Nuova linfa agli apostolati
Monsignor Ocáriz esorta i futuri partecipanti ad inviare “per tempo” contributi e suggerimenti specifici. “Tenete presente che ci si deve limitare a quanto ci ha chiesto la Santa Sede, evitando di proporre qualsiasi altro cambiamento che ci dovesse sembrare interessante”, scrive, aggiungendo che: “Oltre a nutrire il desiderio di essere fedeli all’eredità del nostro fondatore, è importante considerare il bene generale che consegue dalla stabilità giuridica delle istituzioni”. La speranza è anche che il testo del motu proprio possa “dare origine ad altri suggerimenti, al di là della questione degli Statuti, volti a dare nuova linfa ai nostri apostolati”.
La lettera si conclude con una preghiera al Signore “che il carisma affidato da Dio a nostro Padre per il servizio della Chiesa porti frutto con nuovo vigore nella vita di ciascuno”. “Affidiamo tutto ciò all’intercessione di san Josemaría, nel ventesimo anniversario della sua canonizzazione che oggi celebriamo”, scrive il prelato.
Il Motu proprio del Papa
Il motu proprio Ad charisma tuendum, come detto, è stato pubblicato lo scorso 4 luglio, quarant’anni dopo la Costituzione apostolica Ut sit di Giovanni Paolo II che erigeva la Prelatura dell’Opus Dei. Francesco ne ha modificato alcuni assetti armonizzandoli con gli orientamenti della costituzione apostolica Praedicate Evangelium, allo scopo di “tutelare il carisma” e “promuovere l’azione evangelizzatrice che i suoi membri compiono nel mondo”. Più nel dettaglio, il Pontefice ha stabilito che il Dicastero vaticano referente dell’Opus Dei non è più quello per i Vescovi ma quello per il Clero, al quale il prelato, la massima autorità, sottoporrà una relazione annuale sullo stato della Prelatura. Il prelato stesso, a differenza del passato, non potrà più essere nominato vescovo e questo – si spiega nel Motu proprio – volto “rafforzare la convinzione che, per la tutela del dono peculiare dello Spirito, occorre una forma di governo fondata più sul carisma che sull’autorità gerarchica”. Dunque, il titolo che spetterà al Prelato dell’Opus sarà quello di Protonotario apostolico soprannumerario con il titolo di reverendo monsignore. L’entrata in vigore di queste disposizioni è avvenuta dallo scorso 4 agosto.
La risposta del Prelato
In quell’occasione Ocáriz aveva diffuso una lettera inviata ai membri della Prelatura in cui esprimeva l’auspicio che l’invito del Papa “risuoni con forza in ciascuna e in ciascuno” come “occasione per capire in profondità lo spirito che il Signore infuse nel nostro fondatore e per condividerlo con molte persone nell’ambiente familiare, professionale e sociale”. Sul punto specifico della figura del Prelato, monsignor Ocáriz riconosceva nella missiva che “l’ordinazione episcopale del prelato non era e non è necessaria per guidare l’Opus Dei. La volontà del Papa di sottolineare adesso la dimensione carismatica dell’Opera ci invita a rinforzare l’ambiente di famiglia, di affetto e fiducia: il prelato deve essere guida, ma, anzitutto, padre”.