Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Non c’è un minuto da perdere. Ancora una volta i grandi della Terra puntano il dito contro i cambiamenti climatici e chiedono azioni concrete e rapide per evitare un disastro naturale. Alla 76.ma Assemblea generale delle Nazioni il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, non ha usato giri di parole per esprime questo concetto: “Vediamo segnali di allarme in ogni continente e regione, temperature elevate, è scioccante la biodiversità che si perde, aria e acque sono inquinate, i disastri legati al clima sono evidenti” ha detto nel suo intervento, sottolineando che la conferenza sul clima Onu a Glasgow di novembre è vicina, mentre le nazioni sono “apparentemente lontane anni luce dal raggiungimento degli obiettivi”. “Gli scienziati ci dicono che non è troppo tardi per mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 gradi dell’Accordo sul clima di Parigi – ha proseguito -, ma la finestra si sta chiudendo rapidamente”. Guterres ha dunque ammonito che “serve un taglio del 45% delle emissioni entro il 2030, eppure un recente rapporto dell’Onu mostra che le emissioni aumenteranno del 16% entro il 2030. Ciò ci condannerebbe all’inferno di un aumento della temperatura di almeno 2,7 gradi rispetto ai livelli preindustriali”.
Dobbiamo svegliarci
“Il mondo non è mai stato più minacciato o più diviso, siamo sull’orlo di un abisso e ci muoviamo nella direzione sbagliata. Sono qui per dare l’allarme, il mondo deve svegliarsi”, ha detto ancora il segretario generale dell’Onu. “Stiamo affrontando la più grande serie di crisi della nostra vita”, ha affermato, citando oltre alla questione ambientale anche la pandemia di Covid-19, la situazione in Afghanistan, Yemen ed Etiopia, l’ondata di sfiducia e disinformazione. Il rischio è che si assista anche ad una crisi valoriale. “Il Covid e la crisi del clima hanno messo in luce profonde fragilità come società e come pianeta. Le persone che serviamo e rappresentiamo – ha sottolineato – possono perdere fiducia non solo nei loro governi e nelle istituzioni, ma nei valori che animano il lavoro dell’Onu da oltre 75 anni”. Secondo Guterres quindi “un crollo della fiducia sta portando ad un crollo dei valori. Le promesse, dopo tutto, sono inutili se le persone – ha concluso – non vedono risultati nella loro vita quotidiana”.
Biden: “Lavorare insieme”
Secondo un nuovo rapporto pubblicato dalla Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici, il pianeta si sta avvicinando al riscaldamento di 2,7 gradi Celsius, molto al di sopra del limite di 1,5 gradi che gli scienziati ritengono necessario per evitare le peggiori conseguenze della crisi climatica. L’Assemblea generale viene vista come l’ultima opportunità per confermare gli impegni globali prima del G20 di Roma e della conferenza sul cambiamento climatico di novembre a Glasgow. Ad intervenire, tra gli altri, è stato anche il presidente americano Joe Biden, sottolineando la necessità di operare insieme per porre fine al cambiamento climatico. L’inquilino della Casa Bianca si è poi impegnato a lavorare con il Congresso per raddoppiare i precedente impegno degli Stati Uniti per il finanziamento ai Paesi vulnerabili sul clima, che dovrebbe dunque superare i 10 miliardi di dollari essendo stato in precendenza pari a 5,7 miliardi. “I Paesi ricchi – ha aggiunto – saranno in grado di raggiungere l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno” come azione contro il surriscaldamento climatico.
Agire subito e ovunque
“L’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite ci ha detto tre cose: che la nostra azione dovrebbe essere immediata, rapida e su larga scala. E se non agiamo per ridurre le emissioni di gas serra, non saremo in grado di contenere il cambiamento climatico al di sotto di 1,5 gradi”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi intervenendo all’evento Climate Moment in corso a New York, nell’ambito della Settimana di alto livello della 76.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un allarme che il Primo ministro italiano aveva già lanciato al termine del vertice Eumed di Atene, mettendo in guardia sui “costi economici e sociali immensi” della transizione ecologica. L’emergenza climatica è, scrive oggi l’Osservatore Romano, da equiparare alla pandemia di covid-19, ed è questo il senso dell’intervento di Draghi al Palazzo di Vetro.
L’appello dei leader religiosi britannici
In questi giorni così cruciali per il futuro del pianeta ed in vista della Cop26, i eader religiosi britannici si sono uniti per chiedere ai governanti del mondo la piena implementazione dell’Accordo di Parigi sul clima contro i cambiamenti climatici e i suoi effetti disastrosi. È l’appello contenuto nella “Glasgow Multi-Faith Declaration” , una dichiarazione congiunta sottoscritta da più di 50 rappresentanti delle principali religioni del Regno Unito in vista del vertice Onu sul clima in programma a novembre a Glasgow, in Scozia. Tra i firmatari, monsignor John Arnold, responsabile per l’ambiente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew) e monsignor Brian McGee, presidente della commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale scozzese (Cbcs). “Ricordiamo ai governi gli impegni presi a Parigi nel 2015 per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi e l’articolo 17 della Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti umani sulla protezione dell’ambiente, della biosfera e della biodiversità e “li invitiamo a intraprendere le azioni urgenti necessarie per evitare le perdite, i danni e le migrazioni forzate causate dal cambiamento climatico”, si legge nel testo. L’auspicio espresso dai leader religiosi britannici è che i governi possano “lavorare insieme” e in collaborazione con altre organizzazioni per realizzare gli ambiziosi obiettivi fissati dall’Europa per il 2050. Da parte loro, i leader religiosi ribadiscono l’impegno a rispondere a questa grande sfida, da un lato, attraverso la preghiera e la riflessione “per discernere come prendersi cura della terra e degli altri e incoraggiare le nostre rispettive comunità a fare lo stesso” e, dall’altro, incoraggiando cambiamenti negli stili di vita individuali e collettivi nelle proprie rispettive comunità di fede ed esercitando pressioni sui governi e attori economici perché promuovano la transizione a un’economia più giusta, più verde, resiliente ed a zero emissioni.
Lo sciopero globale per il clima
Venerdì 24 settembre, in centinaia di piazze di ogni continente, è stato organizzato da “Fridays For Future”, uno sciopero generale chiamato anche con sarcasmo “Festa per la fine del mondo”. La protesta coinvolgerà tutti gli attivisti vicini a Greta Thunberg che sostengono, assieme alla diciottenne svedese, la causa dell’emergenza climatica, chiedendo decarbonizzazione e contenimento dell’aumento della temperatura di 1,5 gradi entro il 2030. Oltre allo sciopero generale del 24 settembre, si terranno numerose iniziative in diverse città. Tra queste c’è Milano dove, dal 28 al 30 di questo mese, in concomitanza con lo Youth4Climate, è in programma l’Eco social forum. Una sorta di summit indipendente, che si svolgerà in spazi diffusi per tutta la città, per discutere una transizione ecologica alternativa a quella disegnata dai governi. Altri due appuntamenti, lo Student strike e la Global march for climate justice sono in programma rispettivamente venerdì 1 e sabato 2 ottobre nel capoluogo lombardo.
L’uomo è fragile, ma si crede onnipotente
Quello di Glasgow viene presentato dunque a più riprese come un ultimo appello per il pianeta. Già in passato, in realtà, si erano usati toni simili, ma le promesse sono state poi disattese. Cos’è dunque che frena singoli individui ed interi popoli dall’agire drasticamente per evitare quello che è un disastro ambientale annunciato? A queste ed altre domande risponde, nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News, Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord.
In questi giorni i grandi della Terra discutono e lavorano in vista del cruciale appuntamento della Cop26 a Glasgow. Un evento, questo, presentato come una sorta di ultima chiamata per salvare il pianeta. Non è però la prima volta che accade, o sbaglio?
Assolutamente. La prima Cop si è svolta 26 anni fa a Berlino e da allora sicuramente sono stati fatti dei progressi sia tecnologici che scientifici, ma purtroppo i risultati concreti sono, me lo lasci dire, disarmanti. Per quanto riguarda l’anidride carbonica abbiamo livelli che ci riportano a due milioni di anni fa, per il metano ed il protossido di azoto siamo tornati ad 800mila anni fa. Non esisteva, per capirci, l’homo sapiens. Questa è la realtà dei fatti, quindi c’è qualcosa che non va e con questi incontri c’è molto da riformare.
Cos’è che ferma però il cambiamento, che impedisci azioni concrete? Non ci sono politiche di sviluppo sostenibile, c’è una scarsa percezione del rischio?
L’uomo è un essere estremamente fragile. Soltanto 40mila anni fa ha rischiato l’estinzione ed oggi invece si sente onnipotente. Non vogliamo cambiare strada, si sta facendo di tutto per mantenere una logica di produzione che non ha più senso. Bisogna cambiare il modello di sviluppo per ridurre le emissioni, non dobbiamo produrre a dismisura tutto ciò che trova consenso sul mercato. Ormai è impensabile ragionare in questo modo e ci si attarda su ipotetiche tecnologie future, mentre le fonti rinnovabili di energia sono sostanzialmente bloccate.
L’enciclica Laudato si’ può essere un punto di partenza, un faro dinanzi ad un appuntamento importante come quello di novembre a Glasgow?
Con questa domanda lei illumina la mia giornata perché dietro le mie parole c’è proprio la Laudato si’! Affinché sorgano nuovi modelli di progresso abbiamo bisogno di cambiare il modello di sviluppo globale – dice il Papa – e su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Noi stiamo ancora cercando, però, le vie di mezzo! Dobbiamo capire che la famiglia umana o si salva tutta insieme, tutelando e difendendo la casa comune, o non si salva. Vediamo anche in questi giorni la conflittualità esistente, il tema dei sottomarini nucleari: siamo sulla cattiva strada. Dobbiamo leggere e rileggere la Laudato si’, traendo le riflessioni profonde contenute in ogni singola parola…