Alle Nazioni Unite di New York l’intervento dell’osservatore permanente della Santa Sede nell’ambito del Forum di alto livello dal titolo “Promuovere una cultura di pace nell’era digitale”: un’eccessiva dipendenza da queste tecniche rischia di mercificare l’istruzione, il loro utilizzo deve essere fatto con senso di responsabilità
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Due i temi centrali esaminati da monsignor Gabriele Caccia nel suo intervento, ieri 31 agosto, al Forum delle Nazioni Unite: l’impatto delle tecnologie digitali sull’istruzione e il loro ruolo nel diffondere una cultura dell’incontro e del dialogo per concludere, riprendendo le parole di Papa Francesco, che la promozione di tale cultura “è possibile grazie al progresso tecnologico, se questo è accompagnato da un’etica ispirata a una visione del bene comune”.
L’Intelligenza artificiale e la promozione della pace
Impossibile non riconoscere le opportunità e insieme le sfide che il progresso digitale ha portato negli anni recenti all’impegno della promozione di una cultura di pace. Tanto è vero che, fa notare il rappresentante vaticano, lo stesso Francesco ha scelto di dedicare all’Intelligenza artificiale in rapporto alla pace il suo messaggio per la prossima Giornata mondiale della pace 2024.
Istruzione come formazione integrale della persona
Nell’affrontare il primo nodo centrale e cioè tecnologie e formazione, il presule ha evidenziato che “un’eccessiva dipendenza da esse rischia di mercificare l’istruzione, degradandola a semplice strumento di trasmissione di conoscenze tecniche e privandola di un elemento umano essenziale”. Sono infatti i genitori, gli insegnanti, i politici, i giornalisti, gli organismi e i gruppi religiosi coloro a cui spetta giocare “un ruolo chiave nella promozione di una cultura di pace”, in particolare essi contano nella formazione dei giovani ai valori del dialogo, dell’incontro, della legalità, della solidarietà, della pace e della giustizia.
Necessario un utilizzo responsabile delle nuove tecnologie
Riguardo, quindi, al ruolo delle innovazioni tecnologiche sulla diffusione di una cultura dell’ascolto e del dialogo, monsignor Caccia ha sottolineato come esse consentano oggi agli individui “di esercitare il loro diritto alla libertà di opinione e di espressione. Tuttavia devono essere utilizzate in modo responsabile, poiché i diritti umani implicano anche doveri corrispondenti”. A questo proposito, ha ricordato l’osservatore permanente, Papa Francesco ha recentemente affermato che “in un tempo in cui tutti sembrano commentare tutto, anche a prescindere dai fatti e spesso anche prima di essere informati, si riscopra e si torni a coltivare di più la realtà dei fatti per non correre il rischio che la società dell’informazione si trasformi nella società della disinformazione”.