Omelia e Storytelling: una proposta per la comunicazione ecclesiale

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Il volume “Omelia e Storytelling” di don Oronzo Marraffa, con una prefazione di mons. Dario Edoardo Viganò, offre un approfondimento della prassi omiletica, ne esplora le dinamiche comunicative e considera il ruolo dello storytelling nel contesto liturgico

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“L’omelia – come ricorda Papa Francesco nell’Evangelii gaudium – può essere realmente un’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita”. Ma, come già notava il Pontefice nel 2013, “molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie”. Si tratta di un tema ancora di grande attualità pastorale come spiega mons. Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere delle Pontificie accademie delle scienze e delle scienze sociali, nella prefazione del volume “Omelia e storytelling” (edizioni San Paolo) del sacerdote don Oronzo Marraffa, parroco a Castellaneta, in provincia di Taranto, ed esperto di comunicazione. Un libro che guida a comprendere l’omelia come “gioco d’azione comunicativo” composto da una sequenza di atti linguistici e costituita da componenti sia verbali, sia non verbali. Un gioco – come ricorda Viganò – guidato da andamenti e regole condivise dai partecipanti “da cui essa non può prescindere”.

Un caso serio: la crisi dell’omelia moderna

Viganò sottolinea nella sua prefazione come l’omelia rappresenti un’occasione cruciale per i fedeli e lo fa ricordando le più recenti parole dei Pontefici. Benedetto XVI nella Verbum Domini ricordava che “l’omelia costituisce un’attualizzazione del messaggio scritturistico e deve risultare chiaro ai fedeli che ciò che sta a cuore al predicatore è mostrare Cristo”. Papa Francesco è tornato recentemente a ammonire i sacerdoti: “Otto, dieci minuti: non di più! E sempre un pensiero, un affetto e un’immagine. La gente si porti qualcosa a casa”. Dunque, non una performance personale, ma uno strumento far scoprire ai fedeli la presenza e l’efficacia della Parola di Dio nella loro vita quotidiana.

Attraverso esempi illuminanti – come le esperienze di Charles de Foucauld e Georges Bataille di fronte a predicazioni che hanno profondamente segnato le loro vite – mons. Viganò evidenzia come l’omelia rappresenti un “caso serio”, un’occasione cruciale di incontro tra la Parola e l’esistenza concreta. Il volume di Marraffa si colloca proprio in questo solco, analizzando le coordinate socio-antropologiche e le dinamiche comunicative dell’attuale contesto. Affronta la crisi dell’omelia moderna, evidenziando come spesso le “prediche” possano risultare generiche, astratte o addirittura “un disastro”, come sottolineato da Papa Francesco. Rischiano di diventare lezioni filosofiche o discorsi eruditi che non toccano il cuore dei fedeli.

Lo Storytelling come strumento comunicativo

Il libro propone lo “storytelling” – l’arte del “raccontare storie” – come strategia comunicativa efficace per l’omelia. Marraffa spiega come non sia semplicemente una tecnica narrativa, ma “un mindset di riferimento per favorire – grazie a piccoli, ma importanti accorgimenti – la crescita della comunità cristiana nella fede attraverso l’ascolto della Parola e delle sue mediazioni”. Un approccio che si basa sull’idea che la persona umana sia essenzialmente un essere narrante, che attinge significati per la propria esistenza dall’ascolto e dalla visione di storie.

Comunicazione e contesto socio-culturale

La comunicazione omiletica deve però tenere conto del contesto socio-culturale in cui si svolge. Don Marraffa sottolinea l’importanza di una comunicazione consapevole delle condizioni socio-culturali contemporanee che utilizzi codici stilistici riconosciuti dai destinatari. La non condivisione dei codici e la mancanza di consapevolezza di alcuni codici (come quello cromatico nell’uso liturgico) possono portare a fraintendimenti e inefficacia comunicativa.

La centralità della preghiera e della contemplazione

L’autore enfatizza poi la centralità della preghiera e della contemplazione nella preparazione dell’omelia. Papa Francesco, come ricorda don Marraffa, invita a pregare chiedendo al Signore quale messaggio debba essere trasmesso e come debba cambiare la propria vita in base allo stesso messaggio. La preghiera personale sui testi biblici ed eucologici è essenziale per un’omelia efficace, poiché il predicatore deve essere il primo a essere guarito dalla narrazione della Parola di Dio.

Tecniche comunicative e Golden Circle

Per rendere l’omelia più efficace, Marraffa suggerisce l’uso di tecniche comunicative come quella del “Golden Circle”, dello scrittore inglese Simon Sinek, che prevede tre cerchi concentrici centrati sul “perché”, il “come” e il “cosa”. Una struttura che aiuta a mantenere l’attenzione degli ascoltatori e a trasmettere il messaggio in modo chiaro e coinvolgente. Inoltre, l’uso di immagini, esempi e domande – spiega l’autore – può rendere un’omelia più attraente e significativa.

Conclusione e testi magisteriali

Il libro conclude sottolineando come l’omelia, nonostante le sfide aperte, rappresenti un’occasione straordinaria per la Chiesa per annunciare l’amore di Dio. La prefazione di Viganò e il testo di Marraffa sono supportati da una ricca antologia di documenti magisteriali che ribadiscono l’importanza dell’omelia come parte integrante della liturgia e strumento di evangelizzazione. In sintesi, “Omelia e Storytelling” offre una riflessione approfondita sulla comunicazione ecclesiale, sottolineando la necessità di una prassi omiletica che sia feconda e significativa, capace di toccare il cuore dei fedeli attraverso la potenza della narrazione e la centralità della preghiera e della contemplazione.