Marcello Filotei – Venezia
«Il festival Out of Stage, dedicato al teatro musicale sperimentale, presenta un vasto panorama della ricerca attuale secondo stili, tecniche compositive e tecnologie molto diversificate». Lo spiega Lucia Ronchetti, compositrice romana, dal 2021 direttore artistico della Biennale Musica di Venezia arrivata alla sua 66a edizione che si è aperta il 14 settembre e si concluderà il 25. Già dal titolo, continua la compositrice apprezzata in tutta Europa, si può notare il riferimento a lavori «concepiti per luoghi e situazioni diverse da quelle offerte dal palcoscenico tradizionale», in questo modo si cerca di tratteggiare «una larga prospettiva del teatro musicale contemporaneo e del ruolo delle nuove tecnologie, della multimedialità, con programmazione di realtà virtuale e aumentata applicata al suono».
Un approccio che va oltre i pregiudizi sulla divisione per epoche dei linguaggi musicali, tanto da prevedere tra le iniziative anche la ripresa contemporanea di due generi antichi come la sacra rappresentazione e il madrigale rappresentativo. Un esempio è rappresentato da Visions di Helena Tulve, compositrice estone che prosegue la ricerca di Arvo Pärt ipotizzando, continua Ronchetti, «la creazione di una nuova forma di sacra rappresentazione, basata sui manoscritti musicali della Biblioteca di Santa Maria della Fava, studiati e trascritti da Giulio Cattin nel 1994 e sul Vangelo gnostico di Maria Maddalena». In collaborazione con l’ensemble estone Vox Clamantis e con la storica Cappella Marciana di Venezia, Tulve ha concepito un lavoro in cui la diffusione di diverse sorgenti sonore strumentali e vocali all’interno della Basilica trasforma lo spazio acustico in un vero e proprio strumento.
Un altro degli obiettivi del festival è quello di «stabilire un collegamento tra lo sperimentalismo dell’opera barocca veneziana e gli sviluppi recenti della drammaturgia contemporanea, con il coinvolgimento delle più importanti istituzioni della città e dei suoi luoghi storici», aggiunge il direttore artistico, sottolineando che i primi compositori veneziani di teatro musicale «affrontarono in maniera creativa molte problematiche relative alla coesione acustica e visiva, che hanno continuato nei secoli a costituire questioni aperte». Nel solco della tradizione, quindi, come molti protagonisti della straordinaria stagione barocca i compositori invitati a Venezia dalla Biennale ricopriranno anche il ruolo di impresari del proprio progetto, creando la loro drammaturgia, definendo le tecniche e usando le tecnologie necessarie, raccogliendo artisti capaci di rivestire diversi ruoli e relazionandosi con un nuovo pubblico alla ricerca di un dialogo costruttivo.