Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Al medagliere dell’Italia in questi Giochi olimpici di Tokyo avrebbe molto probabilmente contribuito Giovanni Pellielo, per gli amici e gli appassionati del tiro a volo più familiarmente ‘Johnny’. Veterano delle partecipazioni olimpiche con sette presenze, a partire da Barcellona 1992, tuttavia Pellielo ha deciso di non partecipare per motivi di famiglia ai XXXII Giochi in terra nipponica, assicurando che si preparerà comunque per i prossimi, che si disputeranno a Parigi nel 2024. Quattro medaglie olimpiche, 10 titoli mondiali, 12 titoli europei e tanto altro costituiscono le tappe del suo invidiabile palmares, conquistato, sparando ai piattelli con scrupolosa precisione. Nato a Vercelli nel 1970, Giovanni nel 1996 entra nelle Fiamme Azzurre, il gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria di cui fa parte. Nel 2000 è stato ricevuto in udienza in Vaticano da San Giovanni Paolo II ed è stato insignito del Discobolo d’oro per la morale, in occasione della festa nazionale del Centro Sportivo Italiano. Ha fondato un gruppo di solidarietà, denominato ‘Team Shooting J. P.’, per i più bisognosi ed una Scuola Internazionale di Tiro che ha sede nella sua città natale.
La rinuncia a Tokyo 2020
Nell’intervista concessa a Radio Vaticana-Vatican News Pellielo ha specificato i motivi che non gli hanno consentito di far parte della squadra azzurra a Tokyo. “Nella vita ci sono delle priorità. Vivo con mia madre, che è anziana. I rischi della pandemia mi hanno fatto propendere per la rinuncia e inoltre non mi sembrava eticamente corretto, in questa situazione, partecipare. Lo sport – sottolinea – ha un valore che deve essere limitato allo sport. Se esso prevale sui valori della vita non credo si possa parlare di eticità dell’attività agonistica”. Pellielo augura comunque ogni bene a tutti coloro che partecipano all’evento olimpico e di cercare di tutelare la propria vita.
Appuntamento a Parigi 2024
Di ricordi olimpici Pellielo, con le sue sette partecipazioni, potrebbe parlare per ore. La medaglia di Atene 2004 e quella di Rio de Janeiro 2016 – afferma – sono tra i più belli, legati ad eventi particolari: la prima, conquistata nella terra dove sono nati i Giochi, la seconda dopo la scomparsa del padre e dopo la spedizione del 2012 a Londra, dove non aveva conquistato allori. “L’amore per il mio sport non è finito, sottolinea, e sto lavorando per Parigi 2024, continuando a gareggiare comunque sempre ad alti livelli”.
Non demonizzare il tiro a volo
Pellielo ci tiene inoltre a smontare le critiche di chi non gradisce che nello sport si usino delle armi. Non è l’arma che bisogna mettere al bando – ricorda – ma l’uso errato che se ne fa. Anzi nelle scuole di tiro – sottolinea – viene insegnato ai più giovani la pericolosità di un’arma e come debba essere esclusivamente utilizzata in modo corretto a scopo sportivi. Nella nostra attività agonistica in tanti anni non è mai successo alcun incidente. Tra le metafore utilizzate dal Papa, riferendosi allo sport, conclude Pellielo “quella che mi è più cara è essere ‘soldato di Cristo’. A significare che dare il meglio di noi nello sport ci porta ad essere migliori anche nella vita”. Questi i valori di Giovanni Pellielo con i quali ci dà appuntamento a Parigi 2024.