Sergio Centofanti
Oggi più che mai l’umanità ha nelle sue mani il proprio destino: può scegliere la vita o la morte. Lo scenario è questo: ci troviamo di fronte ad un conflitto che potrebbe avere conseguenze catastrofiche per il mondo. La nostra speranza è vedere che chi lo ha scatenato si trova sempre più solo. L’umanità vuole vivere.
A New York, l’assemblea generale dell’Onu ha condannato in modo schiacciante l’invasione russa. A Ginevra, quasi tutti i rappresentanti dei vari Stati alla sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu hanno lasciato l’aula quando è iniziato l’intervento del ministro degli Esteri russo: una immagine di forte impatto che condanna come fuori dalla storia l’aggressione contro un Paese libero. La Russia è cacciata dai grandi eventi sportivi e artistici, isolata dal sistema finanziario internazionale e dai trasporti globali. Purtroppo la violenza dell’attacco si fa più terribile e più temibile.
Cresce la paura e il dolore tra gli ucraini per le stragi d’innocenti che provoca l’aggressore, ma cresce anche il coraggio, la resistenza, la tenacia, l’unità di un popolo e la solidarietà dell’umanità. La speranza è vedere che si rompe sempre di più la compattezza del fronte russo: molti sacerdoti ortodossi russi hanno denunciato apertamente la guerra, così come scienziati, intellettuali, artisti e sportivi. E c’è chi nel Paese continua a scendere in piazza per manifestare contro il conflitto, a costo di pagare di persona. La speranza è che queste voci di pace crescano ancora di più.
Il regime è sempre più isolato. Purtroppo la violenza degli attacchi aumenta. Sono bombardati i civili, sono bombardati gli edifici residenziali, le scuole, gli ospedali, le chiese. La Corte penale internazionale ha aperto un’indagine per crimini di guerra.
In questo isolamento, le minacce si fanno più pericolose. Riecheggiano gli avvertimenti, quasi un ricatto: il rischio di una guerra nucleare che non lascerebbe nel mondo né vinti né vincitori. Veramente la follia della guerra è diabolica: vuole solo la distruzione.
La prima lettura di oggi, Giovedì dopo le Ceneri, secondo il rito romano, ricorda che l’uomo ha la libertà di scegliere tra la vita e la morte (Dt 30, 15-20). Possiamo obbedire al Dio della bontà e della compassione o agli idoli dell’egoismo, della superbia e della violenza. Avremo ciò che seguiremo. “Ricordati della tua fine e smetti di odiare” afferma un passo del Siracide (Sir 28,6). La fine è la gioia eterna che Dio vuole per le sue creature. Ma abbiamo bisogno di convertirci all’amore e alla giustizia. Siamo liberi. Abbiamo davanti a noi la vita e la morte. Saremo così folli da scegliere la morte?
Quaresima è un tempo forte per la conversione. Un tempo per una preghiera ancora più intensa. I cittadini di Ninive – sembrava impossibile – di fronte alla predicazione di Giona, hanno deposto le opere del male e hanno trovato non la distruzione ma la pace. La speranza è che anche oggi chi semina devastazione respinga finalmente il male e scelga la vita. La speranza è che tutti noi possiamo resistere all’odio. Oggi è in gioco il destino dell’intera umanità.