Almeno 11 persone sono state uccise e più di 20 ferite durante i bombardamenti dai tre Mari delle forze armate russe nella notte. Usate armi ad altissima tecnologia, tra cui missili ipersonici e droni. Colpita anche la zona della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il monito e l’appello del presidente dell’Aiea Grossi: “Un giorno la nostra fortuna finirà”
Emanuela Campanile – Città del Vaticano
Una notte difficile quella appena trascorsa, per usare le parole del presidente ucraino Zelenski. L’attacco di Mosca all’Ucraina si è rivelato il più massiccio da settimane. Partito da tre mari: il Mar Nero, il Mar d’Azov, il Mar Caspio, il raid ha colpito 10 regioni con un totale di 81 razzi, 6 di questi ipersonici. Usati anche droni e l’artiglieria.
Un arsenale ad alta tecnologia
“È un attacco che non ricordo di aver mai visto prima”, ha dichiarato giovedì alla televisione ucraina Yurii Ihnat, il portavoce del Comando delle Forze aeree dell’Ucraina. “Per ora non abbiamo la capacità di contrastare queste armi”, ha aggiunto, riferendosi in particolare ai missili Kinzhal, che superano di 5 volte la velocità del suono. Un arsenale capace di eludere qualsiasi difesa.
Paura per la centrale nucleare
Nel mirino, la zona della centrale nucleare di Zaporizhzhia, con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, l’Aiea, che mette in guardia dai rischi provocati dalle continue interruzioni di energia alla centrale e il chiaro monito del presidente Grossi: “Un giorno – ha detto – la nostra fortuna finirà. Questa è la più grande centrale nucleare d’Europa. Cosa stiamo facendo?”. “Come possiamo stare seduti qui in questa stanza stamattina – si è chiesto poi – e permettere che questo accada? Non si può andare avanti così”. Anche dall’Unione Europea è arrivato un monito a Mosca: “Occupare una centrale civile è contro tutti gli accordi internazionali e crea una situazione molto pericolosa”.