Nuovi Orizzonti: la sofferenza condivisa è un carico più leggero

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In vista della Giornata del malato di domani, la Comunità pontificia ricorda l’importanza della prossimità con chi soffre e sulla “cura” delle relazioni: la fraternità è la prima terapia per sostenere chi è fragile

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Durante le “missioni di strada” che periodicamente organizziamo, “nelle quali percorriamo le strade, le piazze e le zone ‘calde’ della città per testimoniare il nostro incontro con l’Amore di Dio, ci è capitato anche di andare nelle corsie degli ospedali, e i momenti che abbiamo condiviso con chi soffre sono parte del tesoro prezioso che custodiamo nei nostri cuori”. La Comunità di Nuovi Orizzonti prepara la celebrazione della Giornata mondiale del malato, che ricorre domani, nel giorno che la Chiesa dedica alla Madonna di Lourdes, mettendosi in sintonia con le parole di Papa Francesco, “che ci ricorda – scrivono in una nota – che curare il malato significa curare anche le relazioni”.

La prima terapia

In questi anni, si legge ancora, “abbiamo sperimentato quanto sia vitale far sentire la propria vicinanza e il proprio affetto alle persone che soffrono, quanto sia un balsamo di consolazione anche nelle prove più terribili un semplice gesto di attenzione, di cura. Abbiamo sperimentato che la sofferenza, se condivisa, diventa un carico più leggero sulle spalle di chi la vive”. La Comunità fondata da Chiara Amirante, sottolinea un passaggio del messaggio del Papa per la Giornata mondiale del malato di quest’anno: “Siamo venuti al mondo perché qualcuno ci ha accolti, siamo fatti per l’amore, siamo chiamati alla comunione e alla fraternità. Questa dimensione del nostro essere ci sostiene soprattutto nel tempo della malattia e della fragilità, ed è la prima terapia che tutti insieme dobbiamo adottare per guarire le malattie della società in cui viviamo.”

Rallentare il passo

La nota di Nuovi Orizzonti conclude affidando alla Vergine di Lourdes “ogni persona che soffre nella mente, nel corpo e nello spirito”, e assieme a loro tutta la Comunità “perché possiamo prendere a modello il Buon Samaritano, e siamo capaci di rallentare il nostro passo e soccorrere i viandanti in difficoltà lungo il cammino della nostra vita”.