Nuovi attori per la diplomazia mentre deludono i corridoi umanitari: solo verso la Russia

Vatican News

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Mentre si continua a combattere su vari fronti in Ucraina, nel dodicesimo giorno di guerra, oggi ucraini e russi tornano a sedersi al tavolo dei negoziati per il terzo round di colloqui. 

Delusione per i corridoi umanitari

In queste ore c’è delusione sul fronte dei corridoi umanitari. Il ministero della Difesa russo aveva annunciato che l’esercito di Mosca avrebbe cessato il fuoco dalle 10:00 ora di Mosca (le 8:00 in Italia) da Kiev, Mariupol, Kharkiv e Sumy. Ma non aveva specificato quello che poi è stato verificato da fonti di stampa sul posto: i corridoi umanitari funzionano solo per chi volesse recarsi in Russia o in Bielorussia.

Diplomazia al lavoro

A chiedere la ripresa di corridoi umanitari era stato il capo di Stato francese Macron, presidente di turno dell’Ue, che ieri per un’ora è tornato a parlare con Putin. Stamani l’Eliseo ha chiarito che la richiesta non era verso la Russia. E due nuovi attori internazionali sono entrati nella partita diplomatica: Israele e Turchia. Ieri, neanche 24 ore dopo il lungo colloquio tra il premier israeliano Bennett e Putin a Mosca, i due si sono risentiti telefonicamente. Nel frattempo Bennett aveva parlato con Macron, con il cancelliere tedesco Scholz e con il presidente ucraino Zelensky, mentre il suo ministro degli Esteri, Lapid, volava a Riga per incontrare il segretario di Stato americano Anthony Blinken. Il segretario di Stato Usa ha fatto tappa in Moldavia e in Estonia e  ieri ha brevemente attraversato la frontiera ucraina dopo aver incontrato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. I due si erano incontrati alla frontiera con la Polonia per confrontarsi sugli sforzi occidentali a sostegno dell’Ucraina. Blinken ha confermato la notizia, anticipata da media statunitensi, di un piano per far arrivare all’Ucraina vecchi Mig-29 dalla Polonia, che riceverebbe nuovi caccia dagli Usa.

La voce di Pechino

Oggi è intervenuto il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha parlato di “amicizia duratura” con la Russia, un’amicizia che è “solida come una roccia”, affermando che i due Paesi contribuiscono a portare “pace e stabilità” nel mondo”. Parlando in una conferenza stampa a margine dei lavori annuali del Parlamento, Wang ha aggiunto che i due Paesi “manterranno il focus strategico e continueranno ad approfondire il partenariato strategico globale di coordinamento per una nuova era”. E poi ha detto che la Cina è disposta a “fare le necessarie mediazioni” e a partecipare alla “mediazione internazionale” sulla crisi in Ucraina. Ha aggiunto che Pechino è pronta a continuare a svolgere “un ruolo costruttivo per facilitare il dialogo e per la pace, lavorando a fianco della comunità internazionale per svolgere la necessaria mediazione”. La Cina “è disposta a continuare a svolgere un ruolo costruttivo nella promozione dei colloqui tra Russia e Ucraina”, ha assicurato Wang, secondo cui “bisogna prevenire una crisi umanitarie su larga scala”. 

L’appello dell’Australia  

Il primo ministro australiano Morrison aveva chiamato in causa ieri Pechino esortando la Cina a fare pressione sull’alleato russo e a dimostrare che è impegnata per la pace mondiale e il principio di sovranità e dichiarando che la Cina sta affrontando “l’ora delle scelte” di fronte all’invasione russa dell’Ucraina. “Nessun Paese avrebbe un impatto maggiore della Cina in questo momento sulla violenta aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina”, aveva detto Morrison al Lowy Institute, un think tank di politica estera con sede in Ucraina.  Morrison ha anche accusato Pechino di aver gettato una “ancora di salvezza economica” alla Russia allentando le restrizioni commerciali sulle importazioni di grano russo.  “L’attuale crisi in Europa” pone la Cina “nell’ora delle scelte”, ha aggiunto.  

Il confronto nell’Ue

Sanzioni e provvedimenti per l’energia. Sono questi i temi in discussione in queste ore all’interno dell’Ue. Alle 11:00 l’incontro a Bruxelles del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che in queste ore ha riconosciuto, in un’intervista alla Cnn,  che il popolo ucraino “appartiene alla famiglia europea” ma ha aggiunto che il dibattito sull’ingresso nella Ue “richiederà tempo”. Lunedi’ scorso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva firmato una richiesta simbolica di adesione all’Unione europea, chiedendo per il suo Paese un iter rapido. Anche Georgia e Moldavia hanno fatto analoga richiesta. Quanto all’eventuale bando dell’import di energia da Mosca, Von der Leyen si è limitata a dire che “dobbiamo disfarci della dipendenza dai combustibili fossili della Russia”. Si parla di nuove sanzioni ma, come ha sottolineato ieri il ministro degli Esteri italiano Di Maio, è importante anche l’applicazione di quelle già previste. Da parte sua, il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock e il suo collega alle Finanze, Christian Lindner, si sono detti contrari a un divieto delle importazioni di gas, petrolio e carbone dalla Russia nell’ambito di nuove sanzioni legate all’invasione dell’Ucraina.

La Danimarca interpella la popolazione

La Danimarca terrà un referendum il 1 giugno per unirsi alla cooperazione Ue in materia di difesa. Lo ha annunciato la premier danese Mette Frederiksen, aggiungendo di sostenere “fortemente” la revoca dell’opt-out, la clausola che vede la Danimarca astenersi dalla partecipazione alle operazioni militari e di difesa dell’Ue. Frederiksen ha anche indicato l’intenzione di aumentare il budget della difesa danese al 2% del Pil nei prossimi anni.

Il dibattito all’Interpol

Intanto diversi Paesi occidentali – Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda – hanno chiesto all’Interpol di sospendere la Russia dai ranghi dell’organizzazione internazionale per la cooperazione di polizia: lo ha affermato il ministro dell’Interno britannico Patel. “Le azioni della Russia rappresentano una minaccia diretta per la sicurezza delle persone e la cooperazione internazionale delle forze dell’ordine”, ha aggiunto. La mossa giunge mentre gli alleati occidentali cercano di isolare diplomaticamente ed economicamente Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina.

Tra le voci dei popoli

Oltre alle manifestazioni contro la guerra che si sono svolte nei giorni scorsi in diverse capitali dell’Ue, ieri sono scesi in piazza contro la guerra e in appoggio all’Ucraina  nel tardo pomeriggio anche molte persone nel centro di Belgrado. Dopo un raduno sulla Knez Mihajlova, l’arteria dello shopping della capitale serba, i dimostranti, alcuni dei quali con bandiere giallo-blu dell’Ucraina, si sono recati in corteo verso Piazza Slavija. “Stop alla guerra”, “Stop a Putin” le scritte sui loro cartelli. La protesta era stata annunciata sui social, con un appello a dimostrare  l’appoggio ai popoli ucraino, russo e bielorusso, nella lotta “contro la guerra, l’occupazione e la dittatura”.  Le autorità del Paese balcanico, principale alleato della Russia nella regione, hanno condannato la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina, ma si rifiutano di aderire alle sanzioni occidentali contro Mosca invocando gli interessi nazionali della Serbia.