Nuova Zelanda, pubblicato primo report sugli abusi nella Chiesa

Vatican News

Roberta Barbi – Città del Vaticano

È la prima volta che la situazione degli abusi perpetrati all’interno della Chiesa in Nuova Zelanda viene illustrata in maniera così dettagliata in un report come quello appena pubblicato da Te Rōpū Tautoko, il gruppo di coordinamento tra la Chiesa e la Royal Commission che indaga sul tema. Gratitudine per l’accuratezza e la trasparenza del lavoro è stata espressa anche dal presidente della Conferenza episcopale neozelandese, il cardinale John Dew.

Gli anni ’60 e ’70 i più colpiti

Il report, frutto di due anni di lavoro capillare, riporta un totale di 1680 denunce fatte da 1122 vittime contro religiosi e laici dal 1950 a oggi, con 592 presunti abusatori denunciati. In particolare, i decenni 60 e 70 risultano i più critici, con il 75% delle denunce che risalgono a quel periodo. La definizione di abuso seguita è quella usata dalla Commissione reale e comprende le segnalazioni di abusi sessuali, fisici, emotivi, psicologici e legati alla negligenza. Il gruppo di coordinamento Te Rōpū Tautoko incoraggia chiunque abbia subito un abuso a rivolgersi alla polizia, alla Royal Commission, all’agenzia della Chiesa per la gestione delle denunce di abuso (il National Office for Professional Standards), o a uno dei molti gruppi e reti di sostegno che esistono per le vittime.

Le cifre contenute nel rapporto

Nei due anni di lavoro, Te Rōpū Tautoko ha esaminato i documenti informativi delle sei diocesi cattoliche del Paese e quelli raccolti in 43 congregazioni religiose cattoliche; la ricerca ha incluso, inoltre, i dati forniti da 428 parrocchie, 370 scuole cattoliche e 67 istituzioni di assistenza. Secondo i risultati, il 14% delle denunce riguarda sacerdoti; l’8% religiosi appartenenti a ordini maschili e il 3% religiose di congregazioni femminili. Inoltre, sono 103 le denunce contro personale laico o volontari vicini alla Chiesa. Per quanto riguarda l’età delle vittime, si precisa che sulle 1680 denunce, 1350 si riferiscono a persone che erano bambini all’epoca dei fatti e di queste quasi la metà riportano abusi di natura sessuale. Sulla completezza del report, tuttavia, gli autori riconoscono che la ricerca si è potuta basare solo sulle segnalazioni registrate.

Cardinale Dew: impegnati nel lavoro di salvaguardia

Il report viene accolto con favore dal cardinale John Dew, presidente della Conferenza episcopale della Nuova Zelanda: “Queste statistiche sugli abusi nella Chiesa cattolica che risalgono al 1950 sono orribili e qualcosa di cui ci vergogniamo profondamente; sono grato che sia stato fatto così tanto lavoro nella ricerca dei dettagli e nel renderli pubblici – ha dichiarato – mentre continuiamo a rispondere alla Commissione reale sugli abusi e costruiamo una Chiesa più sicura per tutti, spero fermamente che fatti come questi ci aiutino ad affrontare la triste realtà. La Chiesa imparerà da questo e affermerà il suo impegno nel lavoro di salvaguardia”.

Una Chiesa in prima linea sulla trasparenza

“La Chiesa è impegnata nel garantire la trasparenza. Coerentemente con questo principio, abbiamo pubblicato queste informazioni ora, non appena il lavoro è stato completato – ha detto la presidente del coordinamento Te Rōpū Tautoko, Catherine Fyfe – la raccolta delle informazioni, che a questo livello non era mai stata fatta finora, è stato un grande esercizio che ha coinvolto decine di persone”. “Ogni dato rappresenta la vita di molte persone. Molti dati rappresentano un danno terribile commesso da una persona verso un’altra. Non possiamo dimenticarlo – aggiunge suor Margaret Anne Mills, presidente della Congregational Leaders Conference of Aotearoa New Zealand che riunisce gli ordini religiosi – essere coinvolti nella guarigione delle vittime di quel danno, per quanto possibile, è, e deve continuare a essere il nostro obiettivo”.