Andrea De Angelis e Anna Poce – Città del Vaticano
Se si è potuti uscire dall’Unione Europea, perché non si può mettere alla porta anche il nucleare? Una domanda sottintesa, che fa da sfondo ad un importante appello congiunto in vista di un appuntamento centrale nella lotta al nucleare, ovvero il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, che entrerà in vigore venerdì 22 gennaio. I vescovi del Regno Unito chiedono agli Stati di sostenerlo ed invitano il governo britannico a rinunciare al suo arsenale nucleare.
L’appello congiunto
I vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia, in una dichiarazione congiunta diffusal’11 gennaio sul web, hanno dunque invitato il governo britannico a “rinunciare al suo arsenale nucleare” ed a sostenere il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Quest’ultimo – si legge – rappresenta “una pietra miliare storica sulla via del disarmo nucleare”, ed “una opportunità per rifocalizzarsi su un’autentica costruzione della pace radicata nel dialogo, nella giustizia, nel rispetto della dignità umana e nella cura del nostro pianeta”.
Imperativo morale ed umanitario
I presuli, citando il discorso di Papa Francesco all’Onu, definiscono la completa eliminazione delle armi nucleari un “imperativo morale e umanitario”. Auspicano, inoltre, che “le risorse spese per la produzione, la manutenzione e l’aggiornamento di queste armi di distruzione di massa” siano “reinvestite per alleviare le sofferenze dei membri più poveri e vulnerabili della nostra società, per il bene comune di tutti i popoli”.
Più rigore
Allo stesso tempo, essi implorano “il governo di rafforzare le sue norme sul controllo degli armamenti, affrontando la produzione e la vendita di altre armi, che continuano a distruggere così tante vite in tutto il mondo”. Infine, rivolgendosi al Signore, che ha creato tutti gli esseri umani uguali nella dignità, i vescovi lo pregano affinché “infonda nei nostri cuori uno spirito fraterno”. “Fa’ – concludono – che possiamo creare società più sane e un mondo più dignitoso, senza fame, povertà, violenza e guerra”.
Un appello importante
“Le parole dei vescovi del Regno Unito sono importanti, perché indicano la strada da prendere ad una delle potenze nucleari mondiali. Si moltiplicano le voci, tra cui certamente quella della Chiesa, affinché le nazioni comprendano che da un conflitto nucleare non potranno esserci vincitori, ma solo vinti”. Lo afferma il professor Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo:
“Ricordo bene le parole pronunciate dal Papa in Giappone, e non dimentico come la Santa Sede sia stata tra le prime a ratificare il Trattato di non proliferazione nucleare”, prosegue l’esperto di disarmo. “Le armi nucleari aprono solo ad un suicidio collettivo, non certo a strategie sostenibili”, rimarca, sottolineando come “il processo di disarmo procede sì, ma a rilento”. Infatti sono “oltre 13mila le testate presenti oggi a livello globale, mentre – conclude Simoncelli – durante la Guerra Fredda erano circa 70mila”.
Agli affamati i soldi investiti nelle armi
“La pace e la stabilità internazionale non possono basarsi su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di distruzione reciproca o di annientamento totale, o semplicemente sul mantenimento di un equilibrio di potere”. Lo scrive Papa Francesco nella sua ultima enciclica, Fratelli tutti. “In questo contesto – aggiunge – l’obiettivo finale della totale eliminazione delle armi nucleari diventa sia una sfida che un imperativo morale e umanitario”. “Con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari – sottolinea Francesco – creiamo un fondo mondiale che possa finalmente porre fine alla fame e favorire lo sviluppo nei Paesi più poveri”. Sono numerose le altre occasioni in cui il Papa ha detto no al nucleare.
Le parole di Francesco
“L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo”. Questo è sicuramente uno dei passaggi più forti del discorso pronunciato dal Papa al Memoriale della Pace di Hiroshima. Il Papa già all’udienza del 2017 ai partecipanti al convegno “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”, sottolineò come sia da “condannare con fermezza” l’uso degli ordigni nucleari così come il “loro stesso possesso”, e parole simili furono pronunciate quello stesso anno nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal viaggio apostolico in Myanmar e Bangladesh. In occasione della 53ª Giornata Mondiale della Pace, celebrata il primo gennaio 2020, Francesco ha fatto ancora un riferimento alla pericolosità delle armi nucleari. “Non possiamo pretendere di mantenere la stabilità nel mondo attraverso la paura dell’annientamento, in un equilibrio quanto mai instabile, sospeso sull’orlo del baratro nucleare e – scrive – chiuso all’interno dei muri dell’indifferenza, dove si prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi dello scarto dell’uomo e del creato, invece di custodirci gli uni gli altri”.