Chiesa Cattolica – Italiana

Nucleare. Il veto di Mosca e la situazione a Zaporizhzhia

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Quasi un mese di lavori per giungere a una bozza condivisa, poi, nella notte scorsa, il diritto di veto esercitato dalla Russia ha bloccato di fatto la revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, portata avanti dall’Onu, che serve a prevenire la diffusione delle armi atomiche nel mondo e a promuovere il disarmo completo nonché un uso pacifico dell’energia nucleare. “La conferenza non è in grado di raggiungere un accordo”, ha detto l’argentino Gustavo Zlauvinen, presidente del vertice tra i 191 Paesi firmatari, riunito dal Primo agosto scorso, dopo l’intervento del rappresentante di Mosca. “A mio avviso in questo momento, in una situazione di conflitto e di tensione, chiedere alla Russia di riconoscere per iscritto in un documento che la centrale deve tornare all’Ucraina mi sembra fuori luogo – spiega Maurizio Simoncelli, vicepresidente e cofondatore dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo – sarebbe stato più corretto che la comunità internazionale avesse chiesto che la zona fosse smilitarizzata e messa sotto il controllo dell’Onu e dell’Aiea”.

Ascolta l’intervista con Maurizio Simoncelli:

A Zaporizhzhia ancora pericolo

E sarebbe proprio l’impianto ucraino, al centro del veto russo. Mosca, infatti, denuncia mancanza di equilibrio e “termini eccessivamente politici” usati nella parte della bozza congiunta che riguarda proprio la centrale. Qui, intanto, la situazione è tornata alla normalità, dopo che ieri si era registrato un nuovo isolamento dalla rete elettrica nazionale che aveva fatto scattare l’allarme, causato dagli incendi provocati da nuovi bombardamenti, per i quali c’è stato l’ennesimo rimpallo di responsabilità tra Mosca e Kiev. Una situazione, quella della centrale, che resta comunque “molto rischiosa e pericolosa”: così l’ha definita il presidente ucraino Zelensky nel suo consueto videomessaggio serale in cui sottolinea l’importanza che la missione dell’Aiea – l’agenzia Onu per l’energia atomica – arrivi il prima possibile “e aiuti a mantenere la centrale sotto il controllo ucraino su base permanente”. Secondo fonti americane, gli ispettori potrebbero arrivare la prossima settimana, forse già lunedì. “È evidente: nel momento in cui c’è una guerra e si combatte proprio lì intorno, i rischi aumentano esponenzialmente – ricorda ancora Simoncelli – tanto è vero che la stessa Aiea preme per andare a verificare le condizioni e ha più volte richiamato i due contendenti in questo senso”.

Il 29 agosto la Giornata internazionale contro i test nucleari  

La situazione in Ucraina pesa sulla celebrazione, della giornata annuale sui test, istituita nel 2009 dall’Assemblea delle Nazioni Unite con eventi e manifestazioni finalizzate a far pressione sui cosiddetti poteri forti e per portare avanti proprio il percorso di ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, in vigore dal 1996. Secondo la dichiarazione dell’Onu, il divieto totale delle sperimentazioni è un passo essenziale verso la non proliferazione e il disarmo nucleare, al fine di garantire la pace e la sicurezza nel mondo e salvaguardare la salute umana e del pianeta dagli effetti devastanti dei test. “Le nubi che sono all’orizzonte sono molto scure – conclude il vicepresidente di Archivio Disarmo – per questo la voce di Papa Francesco è molto importante: perché è l’unico leader mondiale che parla a tutto il mondo di disarmo e pace”.  

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