A cinque anni dal devastante incendio, la cattedrale di Parigi riaprirà le sue porte l’8 dicembre per la solennità dell’Immacolata Concezione. Monsignor Dumas a L’Osservatore Romano: “Questa chiesa non appartiene a nessuno, né ai cattolici né ai francesi, ma rappresenta una parte del bene comune dell’umanità dove, sotto la protezione della Vergine, tutti possono trovare rifugio”
di Charles de Pechpeyrou
Più bella ma soprattutto più accogliente nei confronti dei cattolici che vi si recano a pregare e di ogni visitatore in cerca di senso e forse di Dio: così sarà Notre-Dame alla sua riapertura a dicembre, mentre i principali lavori di restauro dell’edificio – in gran parte devastato dalle fiamme nella notte di quel terribile 15 aprile 2019 – verranno completati nei prossimi mesi. È quanto spiega al nostro giornale monsignor Olivier Ribadeau Dumas, rettore e arciprete della cattedrale dal 2022. La rinascita della chiesa madre di Parigi – assicura colui che in passato è stato prima segretario generale della Conferenza episcopale francese e poi rettore del santuario di Lourdes – rappresenta un segno di speranza per i cattolici della diocesi e per il mondo intero.
Innanzitutto una domanda personale: dove si trovava quando divampò l’incendio a Notre-Dame?
Penso che il 15 aprile 2019 sia una di quelle date importanti, come quella degli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, in cui tutti ricordano dove stavano e cosa facevano in quel momento. All’epoca ero portavoce e segretario generale della Conferenza episcopale francese e mi trovavo nel mio ufficio a Parigi, quando mi avvisarono che la cattedrale stava bruciando. Ho cominciato a rispondere alle interviste dei giornalisti che subito hanno chiamato da ogni parte del mondo: radio, canali televisivi, eccetera. Mi sono recato in cattedrale la mattina del 16 aprile per accogliere il ministro dell’Interno che veniva a visitare il luogo, guidato dal comandante dei Vigili del fuoco, i cui uomini avevano appena salvato Notre-Dame dalla distruzione. L’arcivescovo di Parigi, dal canto suo, era già presente sul posto durante la notte con il presidente della Repubblica.
A che punto è oggi il restauro della cattedrale?
Ricordiamo che dopo l’incendio, molto rapidamente, nel mese di luglio 2019, è stata approvata una legge che ha creato l’ente pubblico incaricato del restauro della cattedrale, di proprietà dello Stato. Questa impresa ha eseguito prima i lavori di messa in sicurezza, durati circa diciotto mesi, e poi di ricostruzione. Oggi stiamo giungendo alla fase finale di questo lavoro. Da qualche tempo la guglia è ricomparsa nel cielo, stiamo rivestendo l’intelaiatura in legno della navata, del transetto e del coro, che è stata completamente ricostruita. Inoltre l’interno della chiesa ha ritrovato un aspetto straordinario dopo la pulizia delle pietre e delle vetrate e il restauro dei dipinti. Ritroviamo le dimensioni che non si percepivano più in passato: il senso di elevazione della cattedrale gotica ma anche la larghezza dell’edificio. Le cappelle, che erano ormai tutte nere, sono messe in risalto, la pietra bionda della cattedrale dà un’atmosfera calorosa. Ultimamente sono stati installati chilometri di cavi necessari alla fornitura elettrica.
Da parte sua la diocesi di Parigi si è occupata di tutto l’arredamento interno, di cui è responsabile.
Questo è un progetto che ha diverse sfaccettature. Per prima cosa abbiamo dovuto scegliere gli arredi sacri, ovvero il battistero all’ingresso della cattedrale, l’altare all’incrocio del transetto, il tabernacolo sull’altare di Viollet-le-Duc, sul retro della chiesa, la cattedra sul lato nord e l’ambone ai piedi della statua della Vergine, sul lato sud, miracolosamente scampata alle fiamme la notte dell’incendio. Questi mobili, realizzati in un laboratorio trasferito nel sud della Francia, saranno presto consegnati. In secondo luogo, le sedie, la cui realizzazione è stata affidata da un comitato artistico ad hoc alla designer francese Ionna Vautrin, sono in fase di produzione in un laboratorio delle Landes, nel sud-ovest del paese, al ritmo di 150 pezzi al mese. Saranno pronte per la riapertura della cattedrale. Il terzo progetto interno ha riguardato la riqualificazione delle cappelle dell’ambulacro e del coro: l’idea era quella di costituire un “percorso di pellegrinaggio” per consentire ai 15 milioni di visitatori annui che ci aspettiamo dalla riapertura (erano 11 milioni in media prima del rogo) di vivere un vero incontro all’interno della cattedrale.
Non sta usando il termine “turista” apposta?
Preferisco parlare di visitatori piuttosto che di turisti perché i visitatori compiono appunto una visita, un incontro possibile con Cristo, che può essere stimolato dalla testimonianza di fede dei credenti che pregheranno all’interno della cattedrale, in particolare grazie alle messe che verranno tutte celebrate all’altare principale, quindi in mezzo ai visitatori. Questo incontro con Dio si sperimenta inoltre attraverso l’arte presente ovunque nell’edificio, in quanto la bellezza ci parla di Dio. Ecco perché la riqualificazione delle cappelle è fondamentale al fine di permettere ai visitatori di comprendere la coerenza della nostra proposta, che consiste nell’itinerario di cui parlavo prima: si parte dal lato nord della cattedrale — che parla della nascita e della vita pubblica di Gesù — fino al lato sud, lungo la Senna, che narra della risurrezione di Cristo. Tra questi due spazi, a simboleggiare la tappa intermedia rappresentata dalla Passione di Cristo, installeremo un monumentale reliquiario contenente la corona di spine. Con i volontari, il clero, i cappellani, i trenta confessori, cerchiamo di fare di questa chiesa un luogo di fede, espressione liturgica, celebrazione, preghiera. Vogliamo incoraggiare la pietà popolare, la dimensione personale e comunitaria della preghiera.
La riapertura ufficiale avverrà l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Quali celebrazioni sono previste?
Nella serata del 7 dicembre avrà luogo la solenne apertura delle porte di Notre-Dame alla presenza delle autorità, seguita dalla benedizione dell’organo (che è stato completamente smontato e poi rimontato), dal Te Deum e dal Magnificat. La mattina dell’8 dicembre, seconda domenica di Avvento, avrà luogo la consacrazione del nuovo altare seguita dalla celebrazione dell’Eucaristia. Il 9 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione e ultimo giorno di questo speciale triduo, la messa sarà celebrata alla presenza di numerosi vescovi e sacerdoti provenienti dalla Francia e da tutto il mondo. Ci auguriamo che i parigini possano essere presenti in cattedrale, che conta solo 1500 posti, e sul sagrato dove verrà innalzato un grande tendone. Schermi giganti verranno installati in altri luoghi della capitale affinché non solo i cattolici ma tutti gli abitanti di Parigi possano rivedere la loro cattedrale, quella che veglia sulla città. Nei giorni successivi, fino al 15 dicembre, di mattina verranno celebrate messe solenni per le associazioni caritative, per i poveri, per le comunità religiose, per i giovani, per i donatori, per gli accompagnatori, eccetera. Infine, nei mesi a seguire, Notre-Dame accoglierà pellegrini prima dalla regione parigina, poi da tutta la Francia.
Cosa rappresentano per la Chiesa cattolica in Francia questi lavori di restauro e la riapertura di Notre-Dame?
Mentre viviamo in un mondo fratturato, di tensioni, di disperazione, la riapertura di Notre-Dame è un formidabile segno di speranza: ciò che sembrava morto resta in piedi, grazie alla solidarietà di tutti coloro che hanno reso ciò possibile. È il segno stesso che la fraternità ha un significato reale e che quando uniamo le nostre forze riusciamo a fare qualcosa di grande e di bello, mentre cinque anni fa non sapevamo nemmeno se saremmo stati in grado di compiere tale impresa. È un segno di speranza non solo per i cattolici di Parigi ma per il mondo intero, grande quanto l’emozione che l’incendio della cattedrale suscitò cinque anni fa anche all’estero. In secondo luogo, la riapertura di questa cattedrale è occasione di un risveglio spirituale: non si tratta della ricostruzione di un museo ma di una chiesa, chiamata a essere nel cuore della città il segno della presenza di Dio e del culto reso a Dio. Tutte le persone che hanno lavorato qui erano del tutto consapevoli di non trovarsi all’interno di un edificio qualunque ma in un luogo carico di storia, di forza spirituale ed evangelica. Perciò vogliamo che le celebrazioni liturgiche siano belle, sobrie, facili da capire e che Notre-Dame sia testimonianza di fede per tutti coloro che vi entrano. È anche un’occasione per riallacciare i legami con quella che è un po’ l’anima della Francia: fin dalla sua costruzione, infatti, la cattedrale è sempre stata presente durante le vicende del nostro paese, siano esse felici o tristi.
Il tragico rogo e la rinascita di Notre-Dame ne hanno aumentato la notorietà?
Prima dell’incendio probabilmente non ci accorgevamo di quanto il mondo intero fosse legato a Notre-Dame. Poco dopo, l’accademico francese Adrien Goetz parlò di “Nostra Signora dell’umanità”. Ciò si spiega con il fatto che questa chiesa non appartiene a nessuno, né ai cattolici né ai francesi, ma rappresenta una parte del bene comune dell’umanità dove, sotto la protezione della Vergine immacolata, tutti possono trovare rifugio. Spero che nei decenni a venire molte persone incontreranno Cristo all’interno della chiesa, seguendo le orme dello scrittore e poeta francese Paul Claudel che, entrando nella cattedrale di Notre-Dame durante la messa di Natale del 25 dicembre 1886, in un istante credette.