Nel primo meeting internazionale in piazza San Pieto ispirato all’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco oltre trenta premi Nobel hanno letto una dichiarazione in cui chiedono un mondo più giusto e fraterno, invitando tutti gli uomini di buona volontà a sottoscriverla. Il cardinale Parolin: abbiamo una strada da percorrere. Preghiere e affetto da tutta la piazza per Papa Francesco, in una giornata che ha coinvolto, associazioni, cantanti e artisti e otto città da tutti i continenti
Michele Raviart – Città del Vaticano
La fraternità è un abbraccio. Quello dei ragazzi che, ognuno con indosso una maglietta con la bandiera di ogni Paese del mondo, sulle note di “We are the world”, si sono uniti sul sagrato della Basilica Vaticana, in quello che è forse il momento più simbolico del primo meeting mondiale della fraternità umana, che si è svolto oggi pomeriggio in Piazza San Pietro. Un evento organizzato dalla Fondazione Fratelli Tutti e ispirato all’enciclica di Papa Francesco del 2020 e al suo impegno per la pace tra tutti gli uomini di ogni fede e perché nessun uomo è solo. “Not alone”, come recita il tema per la giornata di oggi.
L’appello dei premi Nobel alla pace e alla giustizia
“Non più la guerra! È la pace, la giustizia, l’uguaglianza a guidare il destino di tutta l’umanità. No alla paura, alla violenza sessuale e domestica! Cessino i conflitti armati. Diciamo basta alle armi nucleari e alle mine antiuomo. Mai più migrazioni forzate, pulizia etnica, dittature, corruzione e schiavitù. Fermiamo l’uso manipolativo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, anteponiamo e fecondiamo di fraternità lo sviluppo tecnologico”. Lo hanno gridato al mondo Nadia Murad, attivista per i diritti umani in Iraq e premio Nobel per la pace del 2018 e l’economista bengalese Muhammed Yunus, promotore del microcredito e Nobel per la pace nel 2006, a nome degli oltre trenta altri premiati giunti a Roma per l’evento in una dichiarazione pronunciata in piazza e firmata dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.
Ogni uomo è fratello, ogni donna è sorella
L’invito rivolto a tutti gli uomini di buona volontà è di sottoscrivere questo appello “per abbracciare questo sogno e trasformarlo in prassi quotidiane, affinché giunga alle menti e ai cuori di tutti i governanti e a chi, ad ogni livello, ha una piccola o grande responsabilità civica”. Uniti a Papa Francesco, a cui è andato più volte l’affetto e l’applauso di piazza San Pietro e il cui discorso previsto per oggi è stato letto dal cardinale Mauro Gambetti, vicario del Papa per la Città del Vaticano, i premi Nobel ribadiscono che “ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella, sempre”.
Ritrovare l’armonia nel Giardino della Terra
”Vogliamo vivere insieme, da fratelli e sorelle”, affermano, “nel Giardino che è la Terra”, perché “è il Giardino della fraternità la condizione della vita per tutti”. “L’armonia perduta”, infatti, “rifiorisce quando la dignità è rispettata, le lacrime vengono asciugate, il lavoro è remunerato equamente, l’istruzione è garantita, la salute è curata, la diversità è apprezzata, la natura è risanata, la giustizia è onorata e le comunità abbracciano solitudine e paure”
La fraternità nasce dalla persona e arriva al mondo
In questo senso la fraternità è innanzitutto “personale”. È quella del cuore, nutrita da compassione, condivisione, gratuità, sobrietà e responsabilità. Piantando poi un piccolo seme al giorno nelle relazioni della propria quotidianità (casa, scuola, lavoro, istituzioni), si fa crescere poi una fraternità “spirituale”, che deve sfociare in una “fraternità sociale”, che riconosce uguale dignità per tutti. “Insieme”, scrivono i Nobel, “vogliamo costruire una fraternità ambientale, fare pace con la natura riconoscendo che “tutto è in relazione”: il destino del mondo, la cura del creato, l’armonia della natura e stili di vita sostenibili”. L’obiettivo è “una giusta transizione ecologica, una agricoltura sostenibile che garantisca l’accesso al cibo per tutti, per promuovere relazioni armoniose, radicate nel rispetto reciproco e nella cura del benessere per tutti”.
Parolin: siamo tutti coinvolti nella strada della fraternità
“Auspichiamo tutti che queste parole così impegnative potranno tradursi nella pratica di tutti i giorni”, ha sottolineato invece il cardinale Parolin, ribadendo come tutti devono sentirsi coinvolti in questo impegno. “Non deleghiamo agli altri”, ha affermato,“ognuno di noi deve fare la sua parte”. “Abbiamo tanto problemi nel mondo”, ha ribadito, però abbiamo anche una risposta, una strada maestra sulla quale possiamo camminare tutti per tentare con buona volontà e con impegno a risolvere queste difficoltà ed è una strada della fraternità che la Chiesa ha sempre indicato al mondo e che Papa Francesco ha ripreso in maniera molto precisa e determinata nell’enciclica Fratelli Tutti”. “Tutto quello che va nel senso della fraternità umana può davvero essere la via per costruire un mondo nuovo, diverso, di pace e di solidarietà” e “questo gesto che abbiamo compiuto va proprio in questo senso”.
Gambetti: uniti nell’origine trascendente che ci accomuna
“A Papa Francesco dobbiamo questo orizzonte che stiamo cercando di costruire, quello della fraternità universale”, ha ricordato invece il cardinale Gambetti, che ha guidato la preghiera del Padre Nostro per una pronta guarigione al Pontefice. La Fraternità è un passo ulteriore rispetto alla Fratellanza, ha sottolineato. Mentre quest’ultima è fondata su legami naturali di conoscenza e famigliarità, la fraternità è fondata sulla consapevolezza “che c’è diversità, ma non differenza” e “un’origine trascendente che ci accomuna”.
Otto piazze del mondo collegate con San Pietro
In collegamento con Piazza San Pietro, a testimonianza di come tutto il mondo può essere impegnato insieme nella costruzione della pace otto piazze virtuali da tutti i continenti, unite nel loro saluto a Francesco. Da Brazzaville, in Repubblica del Congo, in cui la fratellanza è stata declinata con danze e canti sull’accoglienza e sui ponti che superano i muri, a Bangui, in Repubblica centrafricana, dove i ragazzi hanno ballato in una catena umana a forma. Da Lima, in Perù con la testimonianza dei piccoli coltivatori a Buenos Aires, dove gli auguri per il Papa sono stati particolarmente sentiti. E poi Gerusalemme, simbolo del dialogo interreligioso, Nagasaki, Addis Abeba e la nave di soccorso Mare Ionio, che si occupa del salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, in collegamento dal porto di Trapani dove è attraccata.
Fuggire dal Mediterraneo
Dall’imbarcazione della ong Mediterranea è arrivata la testimonianza di Ibrahim, senegalese, che a 16 anni ha deciso di lasciare il suo Paese a causa della povertà, sfuggendo al deserto del Sahara e a sei mesi nei lager libici, dove le persone sono state uccise e le donne violentate davanti ai suoi occhi. “Mai avevo pensato che un uomo poteva trattare così un altro essere umano”, ha ricordato. Solo l’aiuto di una nave delle ong è riuscito a non farlo diventare una delle duemila persone che ogni anno muoiono nel Mediterraneo, il “cimitero senza croci” ricordato da Papa Francesco.
Grandi, Unhchr: chiediamo eguaglianza nella fraternità
“La fraternità si traduce in gesti concreti come il salvataggio, l’accoglienza, l’inclusione”, ha ricordato l’Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite Filippo Grandi, una delle tante organizzazioni e istituzioni che hanno partecipato al meeting di oggi come, tra le altre Medici Senza Frontiere e Aiuto alla Chiesa che soffre. “L’accoglienza per gli ucraini, anche in Italia”, ha ricordato Grandi, “è un esempio splendente di fraternità, ma oggi ci sono 500 mila sudanesi che scappano da un’altra guerra di cui nessuno parla. Chiediamo eguaglianza nella fraternità”.
Coinvolti anche gli artisti
In Piazza San Pietro tanti sono stati anche gli artisti che si sono esibiti sul palco in piazza San Pietro, nell’evento condotto dal presentatore italiano Carlo Conti. Da Andrea Bocelli alla mezzo-soprano Carly Paoli, al violoncellista Stjepan Hauser Dal ballerino Roberto Bolle al piccolo coro dell’Antoniano di Bologna. Ma anche Amii Stewart, Simone Cristicchi, Mr. Rain, Paolo Vallesi, Amara e Al Bano. Insieme e vicini al Papa per un mondo più fraterno.