Chiesa Cattolica – Italiana

#Not Alone: i premi Nobel insieme per far cambiare direzione al mondo

Sono stati oltre trenta i premiati con il prestigioso riconoscimento che hanno firmato una dichiarazione comune per il primo meeting internazionale della Fratellanza umana che si è svolto sabato scorso a San Pietro. Intervistati dalle redazioni di Vatican News, alcuni di loro hanno spiegato come solo insieme e “alzando la voce” si potrà avere un pianeta diverso. Tutti rimarcano il ruolo guida di Papa Francesco e i suoi appelli per la pace e l’ambiente

Michele Raviart – Città del Vaticano

“Qualcuno deve alzare la voce per dire che il mondo sta andando nella direzione sbagliata. Dobbiamo riprogettare e spostare il nostro punto d’arrivo per portare la pace e creare un nuovo mondo, diverso da quello che abbiamo costruito fino ad oggi”. A ricordarlo è l’imprenditore bengalese Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006 conferitogli per i suoi sforzi nel creare sviluppo economico attraverso il microcredito. È stato lui, sabato scorso, a leggere insieme all’attivista irachena Nadia Murad, Nobel per la pace del 2018 la dichiarazione a nome degli oltre trenta premiati con il prestigioso riconoscimento giunti in Piazza San Pietro per il primo meeting mondiale sulla Fraternità umana.

Yunus: il ruolo delle religioni per un mondo fraterno

“Stiamo percorrendo una strada suicida”, ha ribadito a Vatican News Yunus, poche ore prima dell’evento, e il rischio per l’umanità è quello di diventare come dei “dinosauri che scompaiono da questo pianeta”. Nel mondo da riprogettare, ha osservato, “le religioni giocano un ruolo molto importante nella vita umana” e “tutte dovrebbero lavorare per promuovere la fraternità”. In questo senso, ha aggiunto, “attendiamo con ansia il ruolo di guida di Papa Francesco in questa direzione”.

Karman: voci più forti per chi vive sotto regimi oppressivi

“Mi piace il concetto di fraternità, perché dà un altro significato alla pace. Significa essere gli uni con gli altri, lavorare con gli altri, sostenersi a vicenda”, ha affermato invece Tawakkol Karman, giornalista e attivista per i diritti delle donne in Yemen, premiata con il Nobel per la pace nel 2011. “C’è una responsabilità per noi come popolo, come difensori dei diritti umani, come giornalisti, di essere voci più forti per quelle persone che vivono sotto regimi oppressivi e autoritari”, ha ribadito, sottolineando anche come sia importante amplificare questo messaggio di fratellanza e sostenere “quelle persone che si sacrificano, che lottano per la libertà, per la giustizia, per la democrazia, per la pace, non i leader che attaccano questi valori”.

Mukwege: mancanza di fraternità alla base di ogni conflitto

Il dottor Denis Mukwege, ginecologo e anche lui attivista per i diritti delle donne nel suo Paese, la Repubblica Democratica del Congo, ha spiegato invece come il tema della fraternità umana sia fondamentale per un mondo giusto. La mancanza di fraternità, infatti, è per lui alla base del conflitto che da trent’anni sta colpendo il popolo congolese, soprattutto nell’Est del Paese. “In un mondo in cui gli esseri umani si considerano fratelli e sorelle”, ha detto il Nobel per la pace del 2018, “non possiamo lasciare che una popolazione soffra per tre decenni, semplicemente perché l’Occidente ha bisogno delle terre rare che la Repubblica Democratica del Congo possiede” per costruire gli strumenti elettronici del suo benessere. “È a causa della mancanza di fraternità che diventiamo insensibili alla sofferenza degli altri”, ha ribadito.

Arias: basta al commercio di armi

“Viviamo in tempi difficili, con molti conflitti. Ovviamente la guerra in Ucraina è la più importante, la più atroce, la più dolorosa”, ha affermato poi Oscar Arias, ex presidente del Costa Rica che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1987 per il suo piano di pace per i popoli dell’America Centrale. Soprattutto, la guerra è un business per i produttori di armi, che hanno come obiettivo solo quello di “vendere di più e fare più soldi con il dolore delle famiglie che stanno per perdere i loro cari in una guerra”. In America centrale, il Nicaragua, ha sottolineato Arias, “vive sotto un governo dove gli ordini religiosi sono stati espulsi, ci sono sacerdoti e vescovi in prigione”, ed è necessario “continuare ad alzare la voce per ottenere il rilascio dei detenuti e il benessere della popolazione”.

Santos: accogliere gli appelli del Papa su pace e cambiamenti climatici

“I leader mondiali, invece di competere per il potere”, dovrebbero “sedersi a dialogare e a cooperare perché è l’unico modo per risolvere questi problemi esistenziali” è infine il pensiero di Juan Manuel Santos, presidente della Colombia dal 2010 al 2018 e Nobel per la Pace nel 2016 per i suoi sforzi nel superare la guerra civile nel suo Paese. Tra i principali motivi dei conflitti globali, ha spiegato, ci sono il cambiamento climatico “che sta portando sempre più scompiglio”, l’arsenale nucleare, le pandemie, la manipolazione della tecnologia. Per questo, ha concluso è fondamentale raccogliere gli appelli di Papa Francesco” e in particolare “i suoi testi in cui si legge la necessità di vivere in armonia e pace con la natura e  l’ambiente”.

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