Chiesa Cattolica – Italiana

Nobel per la Pace, premiati i difensori dei diritti umani in Belarus, Russia e Ucraina

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Per molti anni “hanno promosso il diritto a criticare il potere e a proteggere i diritti fondamentali della popolazione”, per questo, e non solo, un attivista, il bielorusso Ales Bialiatski, e due organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti umani, Memorial, ong russa, e Centro per le libertà civili ucraino, sono stati insigniti oggi del Premio Nobel per la pace 2022. Il comitato Nobel norvegese indica come i premiati rappresentino “la società civile nei loro rispettivi Paesi” e come abbiano fatto “uno sforzo eccezionale per documentare crimini di guerra, violazioni dei diritti umani e abusi di potere”. Insieme, si legge ancora nella motivazione “hanno dimostrato l’importanza della società civile per la pace e la democrazia”

Il dissidente bielorusso Bialatski

“Ales Bialiatski – spiega il Comitato – è stato uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Belarus a metà degli anni ’80. Ha dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d’origine” e più volte le autorità hanno “cercato di mettere a tacerlo”. Bialiatski dal 2020 è detenuto senza processo, a seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime. L’uomo era già stato incarcerato dal 2011 al 2014. “Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia” spiega ancora il Comitato, che si augura che il Premio non nuocia all’attivista di cui chiede l’immediata liberazione. 

L’attivismo in Russia di Memorial

Il Premio a Memorial, ha spiegato la Presidente del Comitato norvegese Berit Reiss-Andersen, è il riconoscimento dell’attività dell’organizzazione, basata sulla “nozione che confrontare crimini passati è essenziale nel prevenire nuovi”. Memorial, dichiarata in Russia agente straniero e quindi chiusa, è stata fondata nel 1987 da attivisti dell’allora Unione Sovietica, tra loro Andrei Sakharov e Svetlana Gannuchkina, che “volevano assicurare che le vittime delle oppressioni del regime comunista” non fossero mai dimenticate. Dopo il crollo dell’Urss è divenuta la principale organizzazione per la difesa dei diritti umani in Russia,

Il ruolo in Ucraina del Centro per le libertà civili

Il Centro per le libertà civili, si legge nella motivazione, è stato fondato con “il proposito di far avanzare i diritti umani e la democrazia in Ucraina”. Dopo l’inizio della guerra in febbraio, “si è impegnato negli sforzi per identificare e documentare i crimini di guerra russi contro la popolazione ucraina”. Il Centro, spiega ancora il Comitato, “sta svolgendo un ruolo centrale in mettere le parti colpevoli di fronte alle responsabilità dei suoi crimini”, impegnandosi a “rafforzare la società civile facendo pressioni per rendere l’Ucraina una piena democrazia”.

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