Elvira Ragosta – Città del Vaticano
L’ultimo attacco in ordine di tempo è quello che nelle prime ore di ieri ha provocato decine di vittime in un villaggio vicino alla città di Jos, nella zona centrale del Paese colpita da recenti scontri etnici. Gli aggressori hanno ucciso almeno 36 persone e distrutto edifici. “La situazione sembra stia sfuggendo di mano alle autorità e alle forze di sicurezza – commenta a Vatican News l’africanista Anna Bono – perché, che un gruppo di persone di armate, per ora non ancora identificate, riesca in una notte ad attaccare un villaggio, passando di casa in casa e uccidendo gli abitanti, bruciando le abitazioni, è un episodio di violenza che ha sì dei precedenti, ma in questo caso ha l’aggravante di una premeditazione”. Sembra, infatti che prima di lanciare il loro assalto gli aggressori abbiano bloccato il ponte che conduce al villaggio impedendo qualsiasi accesso ai soccorsi. E’ di due giorni fa, invece, l’attacco da parte di uomini armati alla Nigerian Defence Academy (Nda) di Kaduna, il più importante centro di formazione militare del Paese. Due i membri dell’Accademia uccisi, uno rapito e diverse persone ferite il bilancio.
Nel Nord-est resta il pericolo terrorismo
Non solo tensioni etniche e locali. Un altro dei problemi che affligge da anni il Nord-est del Paese riguarda i terroristi di Boko Haram, il gruppo che terrorizza la popolazione locale compiendo attentanti e prendendo il controllo di interi territori. In realtà, il pericolo è raddoppiato da quando il gruppo integralista si è diviso in due parti, una rimasta fedele ad al Qaeda, l’altra invece divenuta un nuovo gruppo legato allo Stato islamico. “Entrambi continuano a creare una situazione di instabilità e di tensione nella regione – continua la professoressa Bono – che tra le conseguenze ha il fatto che in questi Stati del Nord-est continuano ad esserci più di un milione di sfollati che non possono tornare a casa”. L’africanista sottolinea inoltre che la tensione imposta dal terrorismo si estende oltre i confini della Nigeria, interessando anche i Paesi confinanti.
Continuano i rapimenti a scopo di riscatto
Altra piaga che riguarda l’intero territorio nazionale è quella dei rapimenti, soprattutto di giovani studenti, a scopo di estorsione. Un fenomeno che la Nigeria conosce da tempo, ma che negli ultimi mesi ha avuto un incremento di casi nel Nord-ovest. “Da Novembre ad oggi si – ricorda la professoressa Bono – si parla di più di mille bambini rapiti, parte dei quali è tornata alle proprie famiglie. Mentre inizialmente si temeva che i responsabili fossero i jihadisti, si è poi accertato invece che si tratta di delinquenza comune, ma è un problema di una dimensione e di una portata incomprensibili, inimmaginabile in altri contesti, perché si tratta di raid notturni in città, non in villaggi sperduti, e del rapimento a volte anche di 300 ragazzini in una notte. Inoltre, ormai il rapimento a scopo di riscatto avviene per cifre relativamente modeste”.
Le aspettative per il futuro
“Nonostante le dichiarazioni dei vertici dell’esercito e dei portavoce del governo che promettono rapide soluzioni, la situazione sembra degenerare di giorno in giorno” conclude l’africanista, che ricorda l’annuncio avvenuto 5 anni, fa da parte del presidente, della sconfitta di Boko Haram, mentre ad oggi il gruppo si è moltiplicato. Bono sottolinea, infine, come dilagare della delinquenza comune sta creando una situazione, anche in termini morali, di disgregazione del Paese.