Violenza e crisi economica sono i temi centrali delle elezioni che si terranno tra tre giorni in Nigeria, in uno Stato al momento in difficoltà tra le tante vittime e l’inadeguata redistribuzione delle ricchezze
Gabriele Rogani – Città del Vaticano
La Nigeria guarda con speranza alle elezioni del 25 febbraio prossimo. Gruppi ribelli, bande criminali e l’organizzazione jihadista Boko Haram, che agisce a nord: questi alcuni dei protagonisti che da anni generano una situazione di profonda insicurezza e paura nel più popoloso Stato del continente africano, dove gli scontri interetnici e azioni terroristiche provocano un numero elevatissimo di vittime. Nel Paese omicidi e sequestri di persona avvengono senza sosta; proseguono anche gli episodi di violenza nei confronti della stessa Chiesa cattolica. Emblematico in questo senso quanto accaduto lo scorso 16 gennaio, quando un gruppo di uomini armati ha assalito una parrocchia nel villaggio di Kafin-Koro, provocando la morte di padre Isaac Achi, imprigionato tra le fiamme. “Chiedo a tutti voi di pregare con me per Padre Isaac Achi, della Diocesi di Minna, nel nord della Nigeria, ucciso domenica scorsa nella casa parrocchiale. Quanti cristiani soffrono sulla propria pelle la violenza: preghiamo per loro! Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la pace del Signore Gesù”, aveva dichiarato Papa Francesco al termine dell’Udienza Generale dello scorso 18 gennaio.
Uno sguardo ai candidati
Dopo i due mandati di Muhammadu Buhari, sono diciotto i candidati che si presenteranno alle elezioni presidenziali il prossimo 25 febbraio. Tre i favoriti nella competizione per la più alta carica dello Stato: Bola Ahmed Tinubu per l’All Progressives Congress, Atiku Abubakar del Peoples Democratic Party, e Peter Obi per il Labour Party. Si tratta della prima occasione in cui nelle elezioni presidenziali ci sarà una corsa a tre, nel tentativo di rompere un dualismo che dal 1999 non è mai stato intaccato. Il prossimo presidente dovrà proseguire nel tentativo di dialogo di Buhari con le numerose realtà locali, soprattutto quelle avverse al governo, che sinora non ha prodotto gli effetti sperati, in una situazione contraddistinta sia da mancanza di risorse che da assenza di fiducia nei confronti delle istituzioni. Il tutto ha avuto come conseguenza il non riuscire a separare queste organizzazioni eversive dalla base sociale in cui operano, continuando di fatto a dover fronteggiare le numerose problematiche che da anni affliggono il territorio.
Tiene banco la situazione economica del Paese
Con un comunicato emesso al termine della prima Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Nigeriana, oltre che l’invito rivolto ai cittadini per una partecipazione attiva alle urne, i vescovi hanno sottolineato la necessità di intervenire per cercare di risanare la condizione economica dello Stato africano: “Gli squilibri nel cambio delle vecchie banconote con le nuove – scrivono i presuli – ha provocato una crisi di liquidità, che si è aggiunta alla fame, alla rabbia e alla frustrazione della gente”. Con Marco Di Liddo, analista del Centro Studi Internazionali, abbiamo affrontato la complessa situazione economica nigeriana, aggravata dall’inflazione e dalla mancanza di banconote:
“Le principali organizzazioni economiche internazionali hanno evidenziato per il PIL una crescita nel 2023 tra il 2,8 e il 3,3 % – afferma Di Liddo. Non può essere però un’indicazione veritiera, se pensiamo alla redistribuzione di questa ricchezza, che vede solo alcune fasce che hanno avuto un beneficio, mentre la grande maggioranza della popolazione è stata invece esclusa da qualsiasi utile. In un’economia in cui è determinante l’esportazione di petrolio – prosegue Di Liddo – abbinata alla volatilità attuale dei mercati energetici internazionali, la mancanza di banconote si sovrappone all’aumento del tasso di disoccupazione.
Rivedere il Capitolo II della Costituzione
I vescovi nigeriani si sono espressi in maniera chiara su ciò che si aspettano dal nuovo governo, citando l’importanza dei diritti fondamentali contenuti nel quarto capitolo della Costituzione: dal buon governo alla dignità umana, passando per la protezione del diritto alla vita: “Queste prerogative fondamentali della persona sono ulteriormente rafforzate da quelle sancite nel Capitolo II della nostra Costituzione, come la salute e l’istruzione. Purtroppo – si legge nel comunicato – questi diritti non possono essere tutelati nei tribunali. Come pastori – prosegue il comunicato – chiediamo una revisione legislativa del Capitolo II della Costituzione del 1999, così da rendere le disposizioni applicabili”. Rispetto alle richieste emerse dalla nota rilasciata al termine dell’Assemblea Plenaria, Di Liddo ha spiegato che “la classe politica nigeriana non potrà rimanere indifferente, anche se intervenire sulla Costituzione rappresenta in Nigeria una partita politica complessa. Più forte sarà lo schieramento votato dagli elettori, più sarà agevole cercare di agire in materia di riforme. Al contrario – conclude Di Liddo – se invece le preferenze non saranno così nette, bisognerà cercare alleanze al fine di trovare un consenso più ampio, esercizio da sempre complicato in Nigeria”.