Nuove misure in Nicaragua nei confronti della Chiesa cattolica. L’ultima decisione del governo del presidente Daniel Ortega applica il regime fiscale dell’economia privata anche alle istituzioni religiose
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il governo di Managua amplia il controllo pubblico su tutte le attività in Nicaragua, soprattutto religiose. Dopo gli arresti di vescovi e sacerdoti, le espulsioni di preti e suore, la cancellazione di 1500 ong, di cui molte cattoliche, e l’assorbimento dei loro beni, ora viene varata l’imposizione di tasse su quegli introiti che normalmente consentono a parrocchie, scuole e altre istituzioni di realizzare importanti iniziative nei campi dell’istruzione, umanitario e religioso: le donazioni dei fedeli.
Radicali cambiamenti per la Chiesa
Di fatto è stato abrogato un articolo di legge che garantiva protezione fiscale alle istituzioni religiose, grazie alla limitazione del pagamento dell’imposta sul reddito e sulle attività economiche. Ora, invece, tutte le chiese di qualsiasi denominazione saranno soggette ad un regime tributario simile a quello del settore economico privato, che fa del legittimo profitto lo scopo della sua attività. Offerte, elemosine
e donazioni dei fedeli saranno, dunque, soggette al pagamento dell’imposta sul reddito con aliquote comprese tra il 10 e il 30 per cento. Si calcola che l’eliminazione delle esenzioni fiscali possa avere un grave impatto sulla capacità di finanziare iniziative e operare e comportare la trasformazione delle strutture amministrative con l’assunzione di nuovi obblighi istituzionali, come, ad esempio, la realizzazione
di uffici di controllo gestiti da contabili pubblici certificati.
La preoccupazione dell’Onu
Il controllo pubblico assoluto su tutte le attività associative, economiche o meno, sta avvenendo in Nicaragua sotto l’occhio attento della comunità internazionale. In particolare, l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha espresso “profonda preoccupazione” per la recente chiusura di oltre 1500 ong tra le quali “almeno 700 religiose”. Lo riferisce un comunicato dell’organismo dell’Onu, in cui si afferma che l’iniziativa del governo di fatto “attenta contro la libertà di religione e la libertà di associazione”. In particolare si chiede che vengano “garantite e protette le libertà fondamentali” della persona.