Adriana Masotti – Città del Vaticano
Nel pieno della notte forze di polizia e agenti paramilitari del Nicaragua hanno fatto irruzione nell’edificio della curia vescovile della diocesi di Matagalpa, dove dal 4 di agosto erano costretti agli arresti domiciliari il vescovo Rolando José Álvarez con alcuni sacerdoti, seminaristi e laici. Gli agenti hanno prelevato con la forza dall’arcivescovado 9 persone, compreso il presule, portandole via, secondo alcuni testimoni, con un convoglio di otto veicoli. A dare l’allarme è stata la stessa diocesi sui social. Centinaia di persone, quando hanno sentito le campane della chiesa suonare mentre la polizia faceva irruzione nella Curia, si sono avvicinate per cercare di proteggere il vescovo e gli altri. In un comunicato della polizia si precisa che monsignor Alvarez, come tutte le altre persone prelevate, è stato portato a Managua, il presule agli arresti domiciliari nella sua residenza, gli altri 8 in una caserma della polizia per accertamenti. Il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua e vice presidente della Conferenza episcopale nicaraguense, ha potuto far visita a monsignor Álvarez e con lui ha avuto un lungo colloquio.
Solidarietà a monsignor Álvarez
Monsignor José Domingo Ulloa, arcivescovo di Panama, in una dichiarazione a Vatican News, ha definito “aberrante” ciò che è accaduto e “motivo di allarme e di dolore per tutta la Chiesa latinoamericana”. Il presule panamense si unisce alle voci che “chiedono a gran voce l’immediata liberazione di monsignor Rolando e il rispetto della sua dignità di persona e di prelato cattolico”. Ulloa, infine, ha elevato una preghiera al “cielo per il Nicaragua, il suo nobile popolo e la sua Chiesa che oggi soffre la persecuzione”. Da parte sua, il Centro nicaraguense per i diritti umani ha condannato “l’assalto alla Curia episcopale di Matagalpa e il sequestro di monsignor Rolando Álvarez e degli altri sacerdoti e laici che lo accompagnavano” chiedendo “il rispetto della loro integrità personale e della loro vita”.
Solo l’ultimo di una serie di atti persecutori
Tanti i messaggi di solidarietà e fraternità giunti nei giorni scorsi alla Chiesa nicaraguense dalle Conferenze episcopali dell’America Latina e dalla Santa Sede. Tra gli altri, il Celam, il Costa Rica, il Guatemala, l’Honduras, la Bolivia, il Messico, l’Uruguay, l’Ecuador, il Brasile, il Perù, la Colombia e l’Argentina hanno condannato con forza la crescente ostilità del governo nei confronti della Chiesa e hanno esortato a costruire la pace. L’atto di forza di questa notte è l’ultimo di una serie di atti persecutori nei confronti della Chiesa cattolica in Nicaragua accusata di sostenere gli oppositori del governo sandinista di Daniel Ortega.