In una lettera al provinciale dei gesuiti dell’America Centrale, il preposito generale della Compagnia di Gesù condanna il sequestro e la confisca dei beni dell’Università Centroamericana decisi dalle autorità nicaraguensi: chiedo che il provvedimento sia revocato e cessi l’aggressione contro l’ateneo
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Un’“aggressione” dolorosa per la sua violenza immotivata, frutto unicamente di un “complotto” orchestrato dal “regime governativo” del Nicaragua per “soffocare” e appropriarsi di strutture della società civile, ledendo diritti e libertà civili. Usa parole schiette padre Arturo Sosa, preposito generale dei gesuiti, nel condannare la decisione del governo Ortega di mettere sotto sequestro e confiscare i beni di proprietà dell’Università Centroamericana (Uca), fondata dalla Compagnia di Gesù nel ’60.
Calunnie per giustificare l’azione di appropriazione
Ieri il decimo Tribunale Penale di Managua aveva emanato il provvedimento tacciando l’Uca di essere “un centro di terrorismo, che organizza gruppi criminali”. Per padre Sosa si tratta di accuse “totalmente false e prive di qualsiasi fondamento” che – scrive nella lettera inviata al provinciale dei gesuiti dell’America Centrale – si aggiungono alla campagna avviata da tempo dal regime del Nicaragua “contro molte altre opere della Chiesa cattolica e contro migliaia di istituzioni della società civile, con l’obiettivo di soffocarle, chiuderle o appropriarsene”. Calunnie del genere, sottolinea, “hanno anche oltraggiato i diritti di tante persone, la loro reputazione, la loro vita e le loro proprietà”.
Attacchi contro l’Uca già dal 2018
Già ieri la Provincia centroamericana della Compagnia di Gesù, negando in un comunicato l’infondatezza delle accuse, le aveva definite figlie di una politica governativa “che sembra essere finalizzata al consolidamento di uno Stato totalitario”, denunciando il provvedimento contro l’Uca come l’ennesimo di “una serie di attacchi ingiustificati” che stanno “generando un clima di violenza e insicurezza” ed “esacerbando la crisi sociopolitica del Paese”. In particolare la nota precisa che la persecuzione contro l’Uca risale al 2018, quando l’ateneo prese posizione “in difesa della vita delle persone che venivano represse dalle forze statali e para-poliziesche”.
Sosa: l’aggressione cessi e si torni al dialogo
Padre Sosa si schiera con i responsabili dell’università. Chiedo, scrive, “di revocare e correggere questo provvedimento giudiziario”, di “far cessare l’aggressione del governo contro l’Uca e i suoi membri e di aprire vie di dialogo sulla base della verità, della libertà e del diritto a un’educazione di qualità per i giovani e per tutto il popolo del Nicaragua”, che da parte sua l’ateneo dei gesuiti, ricorda, assicura da 60 con un livello un prestigio riconosciuti da “riconoscimenti nazionali e internazionali”. Citando le parole della 36.ma congregazione generale della Compagnia di Gesù, “dedicate ricorda il preposito generale – a coloro che operano in situazioni di frontiera e di persecuzione per difendere la verità, padre Sosa conclude: “Anche nei momenti in cui affrontiamo grandi sfide e apparenti sconfitte, continuiamo a sognare di contribuire a ricreare un mondo diverso, perché abbiamo incontrato ‘Colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare’”.
Onu, preoccupazione per le tensioni governo-Chiesa
Sullo stato di cose in Nicaragua è intervenuta anche l’Onu. L’Ufficio del portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha rilasciato ieri una dichiarazione manifestando “preoccupazione” per la situazione generale e in particolare per “le crescenti tensioni tra il governo nicaraguense e la Chiesa cattolica, compresa la recente chiusura dell’Università centroamericana”. Uno Stato “che chiude un’università o un’altra istituzione educativa per motivi quali la sicurezza nazionale o la salvaguardia dell’ordine pubblico ha l’onere – si legge nella nota dell’Onu – di giustificare tale grave misura in relazione a ciascuno degli elementi identificati nell’articolo 4 del Patto”.