Chiesa Cattolica – Italiana

Nicaragua, monsignor Álvarez detenuto da un anno. Onu e Cidh: sia liberato

In un comunicato, le due organizzazioni internazionali denunciano la violazione dei diritti umani ai danni del vescovo di Matagalpa, condannato a 26 anni di carcere con l’accusa di cospirazione contro l’integrità nazionale e di propagazione di notizie false. Dallo scorso anno documentato nel Paese l’aumento delle persecuzioni contro la Chiesa cattolica

Vatican News

La Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) e l’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani per l’America centrale e i Caraibi anglofoni (Ohchr) chiedono al governo del Nicaragua il rilascio immediato di monsignor Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa, e di tutte le altre persone arbitrariamente private della loro libertà nel Paese, dove da cinque anni si registrano sistematiche violazioni dei diritti umani. A un anno dall’arresto del presule, in un comunicato ufficiale, rilanciato dal Sir, le due organizzazioni condannano la detenzione in isolamento nel sistema carcerario Jorge Navarro di Tipitapa, conosciuto come “La Modelo”, la limitazione delle visite dei familiari e la mancanza di accesso alle cure mediche e ai farmaci essenzial. Nelle stesse ore, la Conferenza episcopale nicaraguense ha pubblicato sul proprio profilo Facebook un breve post con alcuni versetti del Salmo 6: “Perché il Signore ha sentito la voce del mio pianto. Il Signore ha ascoltato la mia supplica, il Signore ha raccolto la mia preghiera”.

Il vescovo di Matagalpa condannato 26 anni di carcere

Monsignor Álvarez è detenuto dal 19 agosto dello scorso anno. Accusato di cospirazione contro l’integrità nazionale e di propagazione “di notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense”, nonché di disobbedienza e oltraggio alle autorità, lo scorso 10 febbraio, per essersi rifiutato di lasciare il Nicaragua e andare in esilio negli Stati Uniti, è stato condannato a 26 anni di carcere, interdizione dai pubblici uffici e la perdita dei diritti di cittadinanza a vita, compresa la nazionalità nicaraguense. Per la Cidh e l’Ohchr quelli nei confronti del presule sono atti “contrari agli obblighi internazionali in materia di diritti umani assunti dal Nicaragua con la ratifica della Convenzione americana sui diritti umani e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, in particolare per quanto riguarda la garanzia dei diritti al giusto processo, alla libertà e all’integrità personale”.

Le persecuzioni contro la Chiesa cattolica

Dallo scorso anno i due organismi internazionali documentano “l’aumento delle persecuzioni contro la Chiesa cattolica in Nicaragua attraverso la detenzione arbitraria, l’incarcerazione e l’espulsione dal Paese di sacerdoti e suore senza garantire un giusto processo” e anche “l’espropriazione delle loro proprietà senza il diritto a rimedi amministrativi o giudiziari”, com’è il caso di questi ultimi giorni che ha riguardato l’Università Centroamericana (Uca) dei gesuiti, accusata dal regime di Ortega di terrorismo e soggetta dunque al sequestro e alla confisca dei beni – provvedimento per il quale il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Sosa, ha chiesto ieri, 18 agosto, il pronto ritiro. Anche Cidh e Ohchr citano nel loro comunicato il casodell’Uca, un gesto, scrivono, “che colpisce il diritto all’istruzione, la libertà accademica, la libertà di espressione e il diritto al lavoro di innumerevoli nicaraguensi”.

La realtà socio-politica del Nicaragua

Dall’aprile 2018 il Nicaragua sta attraversando una crisi politica e sociale, acuitasi dopo le controverse elezioni del 7 novembre 2021 che hanno affidato a Daniel Ortega il quinto mandato alla presidenza del Paese. Un mandato segnato dallo scontro con le autorità religiose. Ad oggi, almeno 44 membri della Chiesa cattolica sono stati arbitrariamente espulsi dal Paese e 8 sacerdoti sono in carcere, sono stati confiscati diversi collegi e università. Sono pervenute, inoltre, informazioni su casi di repressione e persecuzione contro altre religioni.

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